Addio Schumann gollista d'Europa di Enrico Benedetto

Addio Schumann gollista d'Europa Un fedelissimo del Generale Addio Schumann gollista d'Europa PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per quattro anni, dal '40 al '44, i francesi lo ascoltarono ogni sera senza conoscerlo. Parlava da Radio Londra, la «voce dell'ombra» Maurice Schumann. E nell'ombra è tornato ieri mattina, prima dell'alba. Il «più gollista degli europei e il più europeo dei gollisti» un'altra definizione che conquistò la Francia - aveva 86 anni. «Simone Weil mi ha insegnata a credere, e Charles de Gaulle a combattere», amava ripetere. Del Generale teneva una fotografia con dedica sulla scrivania: «A Maurice Schumann, che fu uno dei primi, uno dei migliori, uno dei più efficaci». Quando de Gaulle va in esilio volontario a seguito del Maggio '68, Schumann gli proporrà di accompagnarlo per divenirne lo storiografo. Non fu accontentato. Eppure si sentì, fino alla morte, l'«ultimo dei veri gollisti». Critico verso Maastricht, l'euro e il Trattato di Amsterdam in quanto lesivi della sovranità nazionale, il suo dissenso dall'europeismo rpr mise in imbarazzo a varie riprese Jacques Chirac, Edouard Balladur e Alain Juppé. «11 generale de Gaulle non avrebbe mai forzato la Francia a entrare nella moneta unica senza sottoporne a referendum l'ingresso», dichiarò alcuni mesi fa a «l'Humanité», il quotidiano pcf. Ma la sua posizione rimase isolata. Nessuno osava criticarlo apertamente: l'establishment gollista preferì dunque seppellirlo nel silenzio e nell'indifferenza. Figlio d'un negoziante di Montparnasse, Maurice Schumann scopre giovanissimo il giornalismo quale corrispondente a Londra dell'agenzia «Havas», la futura «France Presse». La sua altra grande passione è il cattolicesimo sociale, cui si lega sin dall'adolescenza. Nel '38 fu tra i pochi a denunciare la «capitolazione di Monaco». Si arruola come volontario nel settembre '39. Lo fanno prigioniero, evade, e raggiunge a Londra de Gaulle, che presto gli affiderà la propaganda della Francia Libera. Ma prima di accettare l'incarico pone una condizione: «Non sono qui per fare il cronista radiofonico. Voglio la garanzia di poter essere fra i primi a sbarcare in Francia». Sarà accontentato il 6 giugno '44. Finita l'avventura militare, Schumann continua con de Gaulle quella politica. Ma quando il generale abbandona - provvisoriamente - la scena, resterà nel democristiano Mouvement républicain populaire. Reimbocca la strada gollista nel '58, con la nascita della V Repubblica. Al quadriennio di cammino comune segue, tuttavia, una nuova rottura. Nel '62 abbandona il governo con gli altri ministri centristi rimproverando al suo idolo una politica europea troppo nazionalista. Per il ritorno alle responsabilità di governo bisogna attendere il '67, quando Georges Pompidou gli affida il ministero della Ricerca Scientifica, indi il prestigioso Quai d'Orsay da cui Maurice Schumann riesce a calamitare Londra nel progetto europeo. Nel '73 perde il seggio da deputato. Ma guadagnerà, 12 mesi più tardi, una poltrona da «Immortale» all'Académie Frangaise. Enrico Benedetto Maurice Schumann, morto a 86 anni: si sentiva «l'ultimo dei veri gollisti»