Chirac ai corsi: la Francia è indivisibile

Chirac ai corsi: la Francia è indivisibile Ma il Fronte di liberazione prende le distanze. Altri tredici fermi, liberati i maghrebini Chirac ai corsi: la Francia è indivisibile Ultra indipendentisti rivendicano l'omicidio AJACCIO DAL NOSTRO INVIATO All'alba una raffica di fermi - tredici - fra gli indipendentisti più irriducibili, quindi una rivendicazione tardiva ma autentica dell'assassinio di Claude Erignac che denuncia 1'«oppressione coloniale francese» sulla Corsica, e ancora nella stessa mattinata lo spettacolare silenzio collettivo con cui Ajaccio commemora il suo prefetto mentre le campane dell'intera Corsica suonano a distesa. Ma le emozioni più forti arrivano nel pomeriggio di un lunedì 9 febbraio davvero storico per l'isola. Sbarca Jacques Chirac alla sua prima, dolorosa visita da Presidente - con Lionel Jospin e il gotha dei ministri, i leader dell'opposizione e le massime cariche istituzionali. Il suo discorso è un'orazione funebre per l'«uomo di cuore e carattere» abbattuto con tre pallottole alla nuca quattro giorni fa, ma ancor più un'implacabile arringa che sferza i corsi proclamando la Francia «una e indivisibile» e il solenne «non tollereremo la follia omicida e fenomeni mafiosi senza far rispettare sino in fondo la legge e punire i colpevoli». GH ajaccesi che l'ascoltano in piazza interrompendolo di continuo con applausi spellamani sono tanti, migliaia e migliaia. La città dei Bonaparte non assisteva da almeno 15 anni a una simile mobilitazione. «La Francia è fiera della Corsica, e i corsi sono fieri d'essere francesi» scandisce il Presidente, aggiungendo: «Non lasceremo che un manipolo di fuorilegge nemici della loro terra sfascino il Paese». E' una dichiarazione di guerra non solo ai killer di Erignac, ma anche all'indipendentismo isolano che schiererà nelle regionali, in marzo, ben 8 liste autoctone. L'Eliseo sa che può attaccarlo a man salva, sulla pubblica piazza. Il suo carisma agonizza dopo l'assassinio di Claude Erignac. Troppi eccessi di violenza, troppi legami malavitosi, troppo affarismo, e troppe divisioni interne. La Corsica sconfessa un arcipelago autonomista ormai imploso e affida le sue ultime speranze di normalità a Parigi. «Lo Stato assumerà le sue responsabilità senza défaillances, chiedo ai giovani di aver fede nell'avvenire. Insieme, sapremo uscirne». Le acclamazioni quasi coprono la formula conclusiva, rituale ovunque ma non in Corsica: «Vive la France! Vive la Républiquel». La presidenza e l'esecutivo - apparsi in piena sintonia malgrado la guerriglia che abitualmente le divide - hanno vinto, ieri, la battaglia. Ma la campagna di Corsica è lunga, estenuante: ne sanno qualcosa i Giscard, i Mitterrand, i Rocard, gli Juppé affratellati dal comune fallimento nel risolvere i mali endemici di cui soffre l'isola. L'emozione popolare e le prime, vistose brecce nel culto dell'omertà sono fattori indispensabili per il cambiamento. Ma se il blitz della V Repubblica ad Ajaccio strappa battimani e un'improvvisa fiducia messianica nella Francia per «far rispettare la legge, il diritto, lo Stato» - come promette Chirac -, occorreranno interventi più sostanziali e sostanziosi per scongiurare l'inevitabile ricaduta nel fatalismo, le collusioni quotidiane, la francofobia. Dominique Strauss-Kahn, il superministro dell'Economia, annuncia un giro di vite fiscale nel regno insulare del laisser-aller ove l'evasione è regola e il riciclaggio di fondi pubblici multiplo. Potrebbe rivelarsi ima svolta. Nessuno ci ha mai provato davvero, finora, a smascherare i meccanismi perversi o comunque clientelari dell'assistenzialismo. Una Mani punte in chiave corsa? Chissà, i miracoli esistono. Ma adesso la priorità è ritrovare gli uccisori di Claude Erignac. La Francia si gioca il suo prestigio. Marcel Lorenzoni, 51 anni, celebre indipendentista dissidente che gli inquirenti torchiano - con altri 12 - da ieri mattina, è coinvolto nel delitto? L'opinione pubblica corsa sembra piuttosto disincantata in materia giudiziaria. E i due ragazzi maghrebini, risultati innocenti al termine del lungo fermo, favoriscono un certo scetticismo. Ma la rivendicazione, quella, non dà adito a dubbi. E' un comunicato anonimo di tre pagine, «Non siamo schegge impazzite della lotta nazionalista. L'azione che rivendichiamo oggi è frutto di lunga riflessione, e perfettamente politica». Segue un discorso terzomondista che non sarebbe spiaciuto al Fnlc degli esordi ma il nuovo Fronte nazionale di liberazione corso ha preso ieri le distanze - in cui si postula il diritto alla lotta armata per l'indipendenza e il rifiuto della demo¬ crazia parlamentare francese. Erignac paga la sua «azione coloniale dal volto umano» e il presunto appoggio a «progetti turistico-immobiliari che snaturerebbero il paesaggio». Segue il numero di matricola della Beretta cai. 9 che l'ha ucciso. E' una «firma», che l'inchiesta giudica attendibile. Ma fermandosi, ieri - con gli studenti in prima fila a reggere l'inequivocabile striscione «Bastai», i 50 avvocati in toga che sfilano per il Cours Napoléon, le cassiere dei supermarket che invitano al microfono la clientela a sospendere gli acquisti -, Ajaccio ha testimoniato che, comunque, vuol voltare pagina. Enrico Benedetto Mattinata di silenzio in tutta l'isola per ricordare il prefetto Poi a migliaia dal Presidente IL VOLANTINO DEL TERRORE «/ popoli hanno il diritto di disporre di loro stessi A noi questo diritto è stato negato per secoli dalle grandi potenze che hanno sbarcato nell'isola i loro eserciti di occupazione... Una rivoluzione o vince o muore. Non si viene a patti con il colonialismo, si abbatte. La Corsica rifiuta di sottomettersi a una Europa repressiva, che si è costruita sulla schiena di interi/mpoli, concepita e gestita per i soli interessi dei gruppi multinazionali. L'arma utilizzata per l'azione contro il prefetto Erignac proviene dalla gendarmeria di Petrosella. E' una Mas su licenza Beretta A 00199: Manifestazione per le vie di Ajaccio dopo l'assassinio del prefetto Claude Erignac. Sopra Marcel Lorenzoni, uno degli indipendentisti fermati