Ferrovie nello morso di giudici e macchinisti
Ferrovie nello morso di giudici e macchinisti Anche il presidente Cristi sotto inchiesta, proseguono gii scioperi delle organizzazioni autonome Ferrovie nello morso di giudici e macchinisti Cimoli: «Sono indignato» ROMA. Un'altra decina di dirigenti delle Ferrovie finiscono sotto inchiesta insieme ah'arimiinistratore delegato Giancarlo Cimoli, che ieri è stato ricevuto da Prodi insieme con il ministro Burlando. Sono 21 gh alti dirigenti dell'ente alle prese con la giustizia. Tra i nomi nuovi anche quello dell'attuale presidente Giorgio Crisci. Come se non bastasse, lo sciopero dei macchinisti del Comu (tra sabato e domenica) avrebbe raccolto quasi il 45% delle adesioni secondo fonte sindacale, e quindi la pace sancita dal rinnovo del contratto si è rivelata assai fragile. A questo punto, il ventilato rimpasto del consiglio di amrninistrazione, annunciato dal ministro Burlando, sembra quanto mai imminente, tanto più che i parlamentari Verdi hanno reiterato la richiesta di una decapitazione generale dell'attuale vertice e di una commissione d'inchiesta sullo sfacelo dell'ente ferroviario. L'iscrizione al registro degli indagati di Giancarlo Cimoli e di altri dieci dirigenti dell'ente potrebbe essere collegata a spese per consulenze sostenute nel 1996, ed è stata decisa - ma parliamo sulla base di indiscrezioni - dal pm Giuseppa Geremia, prima del suo trasferimento a Cagliari. Gh atti relativi a questa vicenda sono inseriti nel fascicolo dell'inchiesta romana sulla Tav. Tra i nuovi indagati, insieme a Cimoli, ci sono l'attuale presidente delle Ferrovie Giorgio Crisci, l'ex presidente Benedetto de Cesaris e U consighere di amministrazione Mario Paolillo. Indagati, inoltre, Agostino Pisani, della direzione legale delle FS e i componenti del collegio sindacale Mario Vincenti, Serafino Gatti e Santo Rosace. Si era anche detto che, rispetto all'inchiesta sulla Tav, Cimoli si sarebbe dimostrato poco collabo- rativo con la magistratura. Ieri l'amministratore delle FS ha smentito questa ipotesi che ha definito «dilazione»: «E' con profonda indignazione e con molta amarezza che registro insinuazioni ed illazioni riportate da alcuni organi di stampa da un lato su una mia presunta mancanza di collaborazione con la magistratura che indaga su possibili illeciti commessi dalle FS durante la gestione che ha preceduto la mia, dall'altro di una mia non sufficiente presa di distanza dai metodi di quella gestione». E sulla collaborazione con i magistrati, Cimoli ha ricordato che «le sedi delle Ferrovie, della Tav e della Italferr sono state talmente aperte all'attività degli inquirenti da offrire, agli ufficiali delle varie polizie che indagano, uffici permanenti in modo da facilitare il loro lavoro e consentire un accesso più rapido a persone e documenti». Dai marosi giudiziari a quelli sindacali. Il Comu inneggia alla propria vittoria nell'atto di forza compiuto tra sabato e domenica con uno sciopero «scomunicato» sia dai sindacati confederali sia, soprattutto, dalla commissione di vigilanza che ha minacciato il ricorso alle carte bollate. L'Ucs, un'altra sigla del sindacalismo autonomo, ha deciso lo stato di agitazione e la «lotta a oltranza» se saranno presi provvedimenti contro i lavoratori che hanno incrociato le braccia. E le ragioni dei ribelli hanno anche un autorevole avallo politico in Rifondazione comunista, che ha stigmatizzato il ricorso alla precettazione del ministro Burlando. Sempre in Parlamento, i Verdi stanno conducendo una strenua battaglia «per voltare pagina» nelle ferrovie: da giorni il portavoce Luigi Manconi chiede un azzeramento dei vertici. Ma un brusco azzeramento delle cariche spaventa il sindacato che con questo gruppo dirigente ha appena siglato un contratto. Sia Claudio Claudiani della Fit-Cisl che Guido Abbadessa della Filt-Cgil voghono frenare questa caccia al capro, espiatorio e invitano invece il governo a rivedere la politica dei trasporti prima di passare all'eventuale cambiamento di nomi. E tale è anche la linea dei popolari e di Rinnovamento italiano. Si fa strada, dunque, una posizione morbida, in sostanziale sintonia con quanto sembra stia maturando al ministero dei Trasporti: non un azzeramento del consiglio di amministrazione, ma un graduale, indolore rimpasto. Burlando punterebbe ad un cda integrato con dei «tecnici di area». Tra i nomi «in uscita» dal cda, il primo sarebbe quello del presidente Giorgio Crisci che verrebbe sostituito con fi consigliere Giancarlo Tesini, ex rninistro de dei Trasporti. Fuori dal cda viene dato anche il rappresentante del Tesoro Mario Paolillo mentre potrebbe essere sostituito anche Mario Cattaneo appena nominato consigliere d'amnainistrazione dell'Eni. Tra le possibili nuove entrate, si parla di Giuseppe Pinna (consulente delle FS e uomo vicino al prc) e Anna Donati, ex parlamentare Verde. Ma per questo rimpasto ci vuole comunque un'assemblea straordinaria, [r. mas.] A sinistra l'ex banchiere Pier Francesco Pacini Battaglia Qui sotto il ministro dei Trasporti Claudio Burlando
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