«I soldi a Montecarlo? Ho ereditato»

«I soldi a Montecarlo? Ho ereditato» Nuove accuse nell'inchiesta per l'Alta velocità. L'ex magistrato vuole un confronto con Pacini «I soldi a Montecarlo? Ho ereditato» L'expm Castellucci si difende e fa il nome di Coirò ROMA. Per difendersi dall'accusa di aver tentato di insabbiare l'inchiesta sull'Alta velocità, Giorgio Castellucci chiama in causa un morto. Davanti al gip di Perugia che l'ha fatto arrestare, l'ex-pm romano dice: le mie richieste di archiviazione sulla Tav sono state condivise e approvate da Coirò, l'exprocuratore di Roma scomparso nel giugno scorso. Come dire che era tutto regolare e approvato da un magistrato che ha sempre goduto di grande stima. Ma nella richiesta di arresto accettata dal gip, i sostituti procuratori che indagano sulle «toghe sporche» scrivono che Castellucci, nel palazzo di giustizia di Roma, era un giudice molto «chiacchierato». E aggiungono: «Cattive referenze sul dr. Castellucci venivano riferite anche dal defunto exprocuratore di Roma dr. Michele Coirò, il quale le aveva recepite negli ambienti giudiziari romani, in special modo dal gip dr. Sarzana in merito ad omissioni compiute dallo stesso sia per il procedimento sull'Alta velocità, sia per altri procedimenti riguardanti ipotesi di reato contro la pubblica amministrazione, ma comunque sempre legati al mondo delle Ferrovie dello Stato, tanto da provocare nell'estate del 1995, su richiesta dello stesso dr. Coirò, un'ispezione del ministero di Grazia e giustizia». Il nome di Coirò compare altre volte nelle carte dell'accusa, quando ad esempio Lorenzo Necci racconta di segnalazioni di persone, ricevute dall'exprocuratore, per «possibili assunzioni in ruoli di minore rilievo». Castellucci invece, sostiene Necci, «voleva far assumere con ruolo dirigenziale alle Ferrovie la propria compagna». Le accuse contro Castellucci, comunque, non si limitano alle richieste di archiviazione nel processo Tav. Nell'interrogato- rio di ieri gip e pm hanno contestato le notevoli disponibilità di denaro e immobili accumulate dall'ex-pm anche all'estero. Ricchezze lecite e non frutto della corruzione, ribatte il giudice finito nei guai. Castellucci ha raccontato di un'eredità ricevuta nei primi Anni 90, alcuni appartamenti venduti «in tempi brevi» da cui ha ricavato circa due miliardi e mezzo di lire. «Quei soldi - ha spiegato dopo l'interrogatorio il suo difensore Stefano Bortone - sono stati in parte reinvestiti in miniappartamenti a Cannes». Castellucci ha ammesso di avere avuto tre conti a Montecarlo, due aumentati con gli affitti degli appartamenti francesi e uno «in via di estinzione». Quanto alla tangente da oltre 6 miliardi che, attraverso gli avvocati Di Amato e Grollino sarebbe finita anche al giudice, il suo avvocato commenta: «Non si capisce come si possa dire che quel denaro sia finito a Castellucci, solo sulla base di una buona conoscenza o di un'amicizia. Non ci sono prove che il nostro assistito abbia ricevuto alcuna somma». Ci sono prove invece, secondo i pm perugini, dei «significativi rapporti» che il giudice intratteneva, ai tempi dell'inchiesta sulla Tav, con il responsabile delle relazioni istituzionali della stessa società, Filippo Trqja. Agli atti dell'inchiesta c'è una deposizione dell'ex-vice-segretario della de Guido Bodrato il quale ha raccontato di «un pranzo tenutosi in Piemonte nel corso del novembre 1995 (mentre era pendente davanti al gip la prima richiesta di archiviazione sulla Tav, ndr), con la partecipazione di Castellucci, dei vertici della Guardia di Finanza, di Filippo Trqja e del dr. Zanichelli». Quest'ultimo è il responsabile delle relazioni esterne dell'Alitalia, altra società sulla quale Castellucci stava svolgendo indagini. Tra gli elementi che secondo l'accusa dimostrerebbero l'interesse di Necci e Pacini Battaglia a corrompere Castellucci, c'è pure il fatto che nel maggio '93 l'ex-pm romano aveva fatto sequestrare dei documenti sui rapporti della Tav «con i con¬ sorzi di ingegneria, tra cui la Tpl», società di cui erano soci Necci e altri imprenditori indagati nell'inchiesta perugina. Imprenditori che avevano rapporti con la ex-Karfinco, la banca svizzera di Pacini Battaglia. I difensori di Castellucci hanno già chiesto un confronto tra il loro assistito e «Chicchi» Pacini Battaglia. Oggi dovrebbe essere interrogato l'avvocato Astolfo Di Amato, imo dei presunti «tramiti» della tangente Tav, arrestato sabato. Di Amato ieri ha iniziato uno sciopero della fame, «per protestare - dicono i suoi difensori - contro un atto che considera illegittimo, dato che l'accusa è destituita di ogni fondamento», [gio. bia.j Per chiedere favori Squillante inviava copie di archiviazioni A sinistra Lorenzo Necci A destra l'ex capo dei gip di Roma Renato Squillante L'ex procuratore di Roma Coirò