Soffoca il figlio nel sonno poi si butta dal balcone di Anna Langone

Soffoca il figlio nel sonno poi si butta dal balcone Foggia: lei è salva, il bimbo aveva 13 mesi Soffoca il figlio nel sonno poi si butta dal balcone Colpita da una catena di lutti familiari si era da pochi mesi separata dal marito FOGGIA. Soffoca il figlioletto che dorme nella culla e poi cerca di suicidarsi, lanciandosi dal balcone. E' quanto ha fatto l'altra notte una giovane mamma di Cerignola, Raffaella Paradiso di 33 anni: verso 1' 1 di sabato mattina si è avvicinata alla culletta di Tommaso, il bimbo di 13 mesi avuto da un matrimonio ormai in crisi, ha preso un cuscino e gliel'ha spinto sul viso Imo a togliergli 0 respiro. Poi, senza una lacrima, Raffaella è rimasta per un paio d'ore in balia dei suoi pensieri, si è vestita con cabna, ha aperto il balcone e si è gettata giù, un volo nel vuoto di 8 metri. I vicini, accorsi a quel terribile tonfo, hanno chiamato la madre e il fratello di Raffaella, Mario. Trasportata all'ospedale di Cerignola, la giovane donna è stata subito trasferita nel reparto di chirurgia toracica degli Ospedali Riuniti di Foggia: ha riportato fratture in varie patti del corpo e ad alcune vertebre, la prognosi è riservata, ma non è in pericolo di vita. In serata ha ripreso conoscenza ed è stata interrogata dal pm Alfredo Viola. «Avevo deciso di "andarmene" - ha raccontato - ma non potevo lasciare il bambino da solo perché avrebbe sofferto molto: nessuno lo avrebbe trattato come me». Più volte Raffaella nel corso dell'interrogatorio ha detto, tranquilla, «presto raggiungerò il mio Tommaso». E ha ricostruito la serata: «Ieri sera ho accudito mio figlio, l'ho fatto mangiare, abbiamo giocato insieme, l'ho cambiato e poi l'ho messo a letto. Quando si è addormentato, gli ho premuto il cuscino sul viso per circa 15-20 minuti. Poi, dopo aver ingerito dei detersivi, visto che non sortivano alcun effetto, sono salita sul terrazzino ed ho deciso di buttarmi giù». Al suo capezzale è accorso il marito, Terenzio Russo, un cantante lirico di 36 muti, originario di Trani in provincia di Bari, dove era tornato a vivere da circa un mese, da quando si è separato da «Ho ammTommasoio volevoe nessuavrebbe bene co mazzato o perché o morire uno lo trattato me me» Raffaella. I due si erano sposati nel '94, andando a vivere in una delle villette a schiera di via Russia, la zona residenziale di Cerignola. Proprio li, 13 mesi fa era arrivato il piccolo Tommaso, che sembrava aver restituito a Raffaella un po' di serenità. La giovane donna, che non era in cura per problemi neurologici o psichiatrici, assicurano i famigliari, aveva molto sofferto per due gravi lutti famigliari: nel '93, in un terribile incidente stradale, erano morti i fratelli Angelo ed Antonio, di 24 e 16 anni; due anni fa il papà Tommaso, un noto industriale vitivinicolo, aveva perso la vita per salvare un suo operaio finito in una delle cisterne di decantazione della fabbrica. La nascita del bambino, cui aveva dato lo stesso nome del padre, aveva aiutato Raffaella un po' a dimenticare, ma poi, qualche mese fa, ecco i primi problemi col marito, poi la separazione. Pare che già in dicembro la giovane avesse tentato di farla finita, ma la notizia e solo una chiacchiera di paese. Di certo Raffaella non faceva uso di psicofarmaci, o almeno in casa sua non ne sono stati trovati, come non è stato rinvenuto alcun biglietto. «E' un l'atto raccapricciante - ha detto il vescovo di Cerignola-Ascoli, Giovanbattista Pichierri -, che una donna soffochi il proprio figlio è un assurdo, significa andare contro se stessa, perché la donna è fatta polla maternità e non può compierò questi atti». La tragedia di Cerignola, proprio per questa assurdità sottolineata dal vescovo, riporta alla mente quella avvenuta il 28 aprilo scorso, a Foggia: Annamaria Colocchia, ima donna di 35 anni, si impiccò dopo aver strangolato i figli Mimmo e Valeria, di 5 e 8 anni. Indietro nel tempo, si trova la storia di un'altra mamma assassina: nel 1992 Sipontina Tedesco di Manfredonia ucciso la figlioletta di 4 anni. Anna Langone «Ho ammazzato Tommaso perché io volevo morire e nessuno lo avrebbe trattato bene come me»

Persone citate: Alfredo Viola, Annamaria Colocchia, Pichierri, Raffaella Paradiso

Luoghi citati: Bari, Cerignola, Foggia, Manfredonia