La Corsica scossa dal nuovo terrore di Foto Ansa

La Corsica scossa dal nuovo terrore Adottata per la prima volta una tattica da Br, la polizia ferma tre giovani marocchini La Corsica scossa dal nuovo terrore ArrivaJospin: li prenderemo AJACCIO DAL NOSTRO INVIATO «Ammazzano come le Br: la Corsica è entrata negli Anni di Piombo». Ancora incredula, Ajaccio piange Claude Erignac, ma grida anche - non era mai successo - la sua rabbia. Un prefetto ucciso. Non capitava dalla Guerra d'Algeria che il terrorismo colpisse al cuore la Francia attraverso la figura che da Napoleone (un corso!) in poi, simboleggia per eccellenza la legge e l'ordine. Giunge il ministro degli Interni Chevènement, poi il gotha giudiziario transalpino, e da ultimo - aspetando Chirac, lunedì - un Jospin pallido ma inflessibile: «Li prenderemo». E magari li hanno già presi. Tre fermi l'altra notte, un'ora dopo l'assassinio. E due tuttora in corso. Sarebbero ragazzi d'origine marocchina, con precedenti penali per esplosioni dinamitarde. Bombaroli, insomma. Manovalanza per il racket o il nazionalismo isolano? Lo diranno i prossimi giorni, e la seconda perizia al guanto di paraffina (la prima sarebbe negativa). Perché la pistola - una. calibro 9 - l'hanno in mano gli investigatori. Abbandonarla a due passi dal cadavere costituisce una leggerezza imperdonabile. Come l'aver colpito senza «cagoule», il classico passamontagna. Li accusa un testimone. Ma faceva buio, e i killer erano truccati. Dodici bossoli per terra di cui tre mortali, alla nuca. Dilettanti, sentenzia qualcuno. Presi dal panico, lasciano la Beretta inceppatasi? - in loco. La polizia li pizzicherà nello stesso quartiere. Siamo ben lontani dal «professionismo militare» che il Fine ama esibire nelle sue conferenze stampa clandestine su sfondo di bazooka, lanciarazzi e arsenali alla Rambo. L'ultima, il 25 gennaio. Il Fronte di liberazione corso annunciò, dopo una miracolosa bonaccia protrattasi per 7 mesi: «Rompiamo la tregua con il governo Jospin. Ci ha deluso. Sentirete riparlare di noi». Forse è Claude Erignac ad adempiere la sinistra profezia. Ma, nel contempo, la specificità del crimine suggerisce prudenza. Jean-Pierre Chevènement lo afferma e Lionel Jospin pare fargli eco: «Non scartiamo alcuna ipotesi». Inclusa quella mafiosa. Le indagini proseguono frenetiche. E la Beretta che finirà per incastrare, forse, i giovani maghrebini ha una storia. Il misterioso gruppo terroristico «Sampieru» - dall'eroe che insieme con Pasquale Paoli ispira il separatismo locale - la rapinò a un gendarme nel settembre '97. La sigla riemerge qualche settimana più tardi con l'attentato nel centro di Vichy. Poi, un mese fa, rende pubblica l'autodissoluzione. Ma non senza porre in guardia contro il «rischio» che «schegge incontrollabili» attacchino «il colonialismo francese» ai massimi livelli. Bluff o manovra deliberata: sul dilemma già si arrovellano gli uomini dell'antiterrorismo. Charles Pieri, lui, non ha dubbi. Dichiarando «è una forma di brigataggio», raccoglie la vox populi. Ma va oltre, il capo storico di «A cuncolta», partitino che funge da braccio legale per il Fine. Nel denunciare l'«estremismo» sembrerebbe ammettere che gli assassini escano dalle sue file. Il movimento è in crisi. Scissioni a catena, e i giudici addosso. Che i «duri» cercassero una clamorosa prova di forza a due mesi dalle Regionali non può stupire. Destabilizza le 8 liste autoctone, troppo tiepide verso l'indipendentismo, rilanciando l'ipotesi più radicale: guerra ai Francesi. La Francia non intende sottovalutarla. Ne testimonia il rocambolesco arrivo di Lionel Jospin. Aereo militare. Poi elicottero fino a una caserna peraltro assai vicina, per scongiurare azioni terroristiche via terra. Lo stabile somiglia a un fortilizio. I Gign - le «teste di cuoio» transalpine - ne presidiano ogni angolo. Parrebbe Sarajevo, la vecchia Beirut, o Palermo dopo una strage mafiosa: è Ajaccio la pigra, dove il Pastis regna, i palmizi fanno da cornice alla Prefettura e lo struscio sul Cours Napoléon fra squilli di telefonini funge da must. Irriconoscibile. L'arteria principale trabocca di folla commossa. Quasi un pellegrinaggio alla Préfecture. «Era il mio prefetto» dice Felix Siméoni. «Lo vedevo far la spesa ogni domenica mattina. Al mercato, tra i banchi, come un normale cittadino». «CorseMatin» ripubblicava ieri ad memoriam un'intervista. Claude Erignac, 60 anni tondi, spiega che vuole essere «uomo di dialogo», non il gauleiter di Parigi Padrona. Per convincere i Corsi, girava senza gorilla. Jean-Pierre Chevènement conferma: «Gli stava a cuore farsi ac¬ cettare dall'Isola per aiutarne la metamorfosi politica e sociale. «Non desidero scorte mi disse». Il successore le avrà. Per scongiurare un'evoluzione «all'italiana», la Francia moltiplica i segnali forti. Aumentano gli effettivi per l'ordine pubblico, con rinforzi ad hoc dalla teiTaferma. E nel denunciare la «barbarie» Jacques Chirac - in piena sintonia, caso raro, con Lionel Jospin - predica un'estrema fermezza. «E' necessario raggiungere i mandanti» di¬ ce il premier. «Dietro l'omicidio c'è un piano» rincara la dose, pur senza escludere la delinquenza comune, Chevènement. «Chi sa, parli: aiutateci». E' una sfida all'omertà che l'Ile de Beauté coltiva da sempre. Ma il 6 febbraio 1998 può cambiare le cose. Lo sdegno è unanime. Che alla guerra fra bande rivali il terrorismo corso sostituisca cadaveri eccellenti indigna Ajaccio e Bastia (con inattese manifestazioni spontanee) come i più remoti villaggi montani. E domani l'Isola si fermerà. Silenzio per un quarto d'ora. Che nessuno si muova. E' una testimonianza muta per non dimenticare. L'Eliseo sarà in prima fila. Addio Erignac, che di superprefetto aveva solo il nome. «Preghiamo per la nostra Corsica, sì bella e infelice. Che Dio, se non gli uomini, le dia pace» mormora il vescovo. Enrico Benedetto Ma non è chiaro se l'omicidio porti la firma dei nazionalisti oppure quella del racket. Attesa per la perizia sulla pistola A sinistra, il prefetto Claude Erignac, assassinato venerdì sera ad Ajaccio. A destra, un gruppo di investigatori sul luogo dove il rappresentante del governo francese è stato abbattuto [FOTO ANSA]