Islam

Islam Islam 'ita za Per i Venerdì Letterari, il 6 febbraio (ore 18, sala congressi del S. Paolo, viaS. Teresa l/g), Khaled Fouad Allam, docente di Islamistica, parla su «Come comprendere l'Islam contemporaneo». Il 12 febbraio (ore 21, salone Adi, via Perrone 3 bis) incontro con Giuliana Sgrena (autrice di «Kahina contro i califfi») e Daniele Scaglione su «Questione algerina e fondamentalismo islamico». ELLA Penisola arabica Ibn 'Abd al-Wahhab fondò, nel 1746, il movimento di riforma rigorista della wahhabiyyàh e iniziò l'espansione militare della sua dottrina, trovando il suo braccio secolare nel capo tribale Ibn Sa'ud, antenato dei sovrani dell'attuale Arabia Saudita. Le sue teorie erano una rielaborazione e applicazione di dottrine più antiche. Si proponeva il ritorno al vero Islam. La rinascita religiosa che essa rappresentava influenzò i musulmani di molti paesi, permeandoli dell'idea di una prossima lotta comune contro gli invasori europei. Il suo successo, oltre alle sue idee, affascinò alcuni modernisti islamici e altri movimenti riformisti o rivoluzionari. Più tardi il riformatore Jamal ai-Din (1838-1897) elaborò un moderno riformismo islamico, e influenzò, al Cairo, la sempre crescente opposizione dei nazionalisti. H suo merito era quello di avere fondato il movimento religioso della Jami'àh al-Islamiyyah, per unire il mondo islamico contro il dominio coloniale e contro gli stessi regimi arabi decadenti. La strada fu ripresa dal suo discepolo Muhammad 'Abduh, che proponeva il ritorno all'autorità dei primi fondatori dell'Islam, i «salaf» dalla quale venne il movimento «salafiyyah». La scuola contribuì alla formazione di un'intera generazione di intellettuali destinati a giocare un ruolo di primo piano nella storia moderna dell'Egitto e del mondo arabo e musulmano nel suo complesso. Sempre in Egitto Hasan al-Banna ( 1906-1944) fondò il movimento islamico radicale dei Fratelli Musulmani, collegato non solo a certi ambienti tradizionalisti della corte, ma anche a vaste frange di piccola borghesia e di sottoproletariato. Messi al bando da Nasser, tornarono a operare soltanto dopo l'avvento di Sadat. Essi si rifanno alla concezione classica dell'Islam come dottrina totalizzante che riguarda sia il comportamento della persona e i suoi rapporti con la divinità sia la vita comunitaria. Reclamando le riforme radicali nelle pubbliche istituzioni per renderli compatibui con i precetti divini, vennero a scontrarsi con i regimi laici di alcuni Paesi musulmani Intanto, la rivoluzione iraniana realizzava il concetto islamico di diritto alla ribellione contro i regimi corrotti. Resta il fatto che repressione, sovversione e forzato indottrinamento hanno poco a fare con l'Islam. Alcuni princìpi dell'Islam, come il Jihad, vengono spesso interpretati erroneamente. Nel Corano il termine passa dall'ampia tolleranza a una guerra puramente difensiva. In ogni caso la legge islamica proibisce l'uccisione di donne, fanciulli, vecchi e in genere degli inermi. Inoltre non ammette azioni di terrorismo, oppressione, sopruso a violenza. E' quindi improprio l'uso del termine Jihad associato alle azioni terroristiche. YounisTawfìk

Persone citate: Daniele Scaglione, Giuliana Sgrena, Khaled Fouad Allam, Nasser, Sadat

Luoghi citati: Arabia Saudita, Cairo, Egitto