IL FATTORE RUSSO TRA I BALCANI di Aldo Rizzo

IL FATTORE RUSSO TRA I BALCANI IL FATTORE RUSSO TRA I BALCANI UNA STORIA INFAUSTA L'Europa centrale e orientale dal 1917 al 1990 J. M. Le Breton // Mulino pp.374, L. 42.000 NA storia infausta. Così Jean-Marie Le Breton (ex diplomatico con una lunga esperienza nei Balcani, poi professore nelle «grandes écoles» di Parigi) definisce la vicenda politica di quella «fascia di Paesi che si estende dal mar Baltico all'Adriatico e al mar Nero», ciò che comunemente chiamiamo l'Europa centro-orientale. Infausta perché? Perché si tratta di Paesi situati in una delle aree più turbolente del mondo, e certamente la più turbolenta d'Europa, Paesi condizionati all'esterno da una gara d'influenza più grande di loro e all'interno da un'instabilità endemica, legata alla molteplicità delle etnie e delle religioni; Paesi, in definitiva, sbattuti, spesso l'uno contro l'altro, da due venti contrapposti, il vento dell'Est e quello dell'Ovest. Il libro di Le Breton si distingue da altri analoghi (come la Storia dei Paesi dell'Est di Henry Bogdan, pubblicato qualche anno fa dalla Sei) per prendere in esame un periodo circoscritto, quello più recente, relativamente, che va dal 1917 al 1990, e per dedicare la maggior parte dello spazio alla storia dei singoli Paesi: ciò che ne fa, più che un manuale, una sorta di enciclopedia, insieme complessa e minuziosa, dell'Europa centro-orientale nel XX secolo, con i limiti, ma anche con i grandi pregi di un'opera del genere, utilissima per studenti e studiosi. E non a caso è stata concepita e pubblicata «con l'aiuto del ministero francese della Cultura». In Francia si usa. Non per questo manca una linea interpretativa generale, che è più o meno la seguente. Il dramma dei Balcani e in genere dell'«Europa di mezzo» (tra l'Occidente e la Russia) comincia con la fine della prima guerra mondiale, cioè con la caduta simultanea di quattro imperi: il russo, l'austro-ungaricu e l'ottomano, e infine, ma solo fino a un certo punto, il tedesco. Quest'ultimo, nel senso della potenza, anche se non della forma, sopravvive alla sconfitta e anela alla rivincita. Ne deriva l'incerto «sistema di Versailles», che Hitler farà progressivamente a pezzi, fino allo scatenamento del nuovo grande conflitto e all'emergere come potenza egemone, nella nuova chiave sovietica, di quella Russia il cui crollo, nel 1917-1918, era stato il primo, traumatico segnale del cambio d'epoca. L'egemonia dell'Urss congela i contrasti e le rivalità nazionali ed etniche, che poi riesplodono (caso-limite, la Jugoslavia) col collasso del sistema comunista e della stessa Urss. Ora l'Europa centro-orientale guarda di nuovo all'Occidente, all'Unione eu¬ ropea e alla Nato, ma una vera e durevole pace nell'area può essere assicurata solo da un reale equilibrio tra i Paesi maggiori, in qualche modo eredi di quegli imperi crollati nel 1918, che «a prezzo di un ordine iniquo avevano garantito in quella zona una relativa stabilità». Ad essi spetta anche imporre o garantire un nuovo e definitivo rispetto delle minoranze interne, in una zona tipicamente e drammaticamente multietnica. Fra questi Paesi maggiori e più influenti, l'autore mette in prospettiva anche la Turchia, erede dell'impero ottomano, ma soprattutto mette la Russia, della quale, dice, non bisogna sopravvalutare il «riflusso», che «potrebbe essere solo momentaneo». Tutte le volte, aggiunge, che la Russia è stata assente dai grandi episodi diplomatici europei (la pace di Versailles, il patto di Locamo nel 1925, l'accordo di Monaco nel 1938), l'Occidente ne ba pagato le conseguenze, fino a quella micidiale contromossa di Mosca rappresentata dal patto-russo tedesco dell'agosto 1939, che precedette di giorni la seconda guerra mondiale. Il pensiero va all'allargamento della Nato, che è la vera, grande novità dell'Europa centro-orientale, ma che è troppo recente per entrare dettagliatamente nel compendio storico di Le Breton. Quale potrebbe essere oggi la contromossa di Mosca, rispetto a un suo isolamento nell'Est europeo? Un accordo antioccidentale con la Cina? Ipotesi forse remota, ma teniamo debito conto del «fattore russo», come del resto ha fatto e sta tuttora facendo la Nato. Aldo Rizzo UNA STORIA INFAUSTA L'Europa centrale e orientale dal 1917 al 1990 J. M. Le Breton // Mulino pp.374, L. 42.000

Persone citate: Henry Bogdan, Hitler, Le Breton, Marie Le Breton