IERI A NAPOLI, ORA OVUNQUE IL LOTTO TASSAI GONZI

IERI A NAPOLI, ORA OVUNQUE IL LOTTO TASSAI GONZI IERI A NAPOLI, ORA OVUNQUE IL LOTTO TASSAI GONZI GIOCARE LA VITA Storia del lotto a Napoli tra '700 e '800 Paolo Macry Donzelli pp. 144 L 30.000 UANDO un gioco è amministrato dallo Stato e lenitivo dei suoi bilanci, il rapporto tra giocatore e gioco è anche il rapporto fra cittadino e istituzione: è dunque giusto che nella sua storia del lotto borbonico a Napoli (17351863) lo storico Paolo Macry abbia ricostruito un modo collettivo di stare al gioco, nonché di stare al mondo. Perché solo a Napoli il lotto ha resistito a crisi istituzionali, salti del banco, inefficienze degli apparati, proibizionismi clericali, illuministi e addirittura garibaldini? Per quel tanto di lasco (di «gioco», appunto) che le autorità hanno sempre lasciato fra le regole del gioco e le prassi del giocare, consentendo la crescita di una macchina burocratica pletorica, di mille e più addetti, intermediari anche loschi, indulgenze e truffe. «Il sistema non è fisiologicamente normale né legale» (corsivi di Macry): è un meccanismo di fiscalità consensuale basato sulle sue stesse inefficienze, che nessuno fra autorità, giocatori e intermediari ha interesse a eliminare e che arrivano al paradosso del gioco a credito (nel 1808 solo una puntata su cinque è pagata in contanti). Le autorità hanno l'accortezza di non toccare mai il rito (solo il ritmo delle estrazioni, che aumenta), di assi¬ curare sempre il pronto pagamento delle vincite, di trattare con rispetto la numerologia e la mantica popolare, e anzi di condividerne il linguaggio: il confine fra le ragioni numerologiche dei giocatori e le ragioni finanziarie del banco è «poco definito, cangiante, mobile o semplicemente non esiste». Il lotto napoletano è un «universo aleatorio» in cui banco, intermediari e giocatori dispongono della loro rispettiva razionalità ma la sottopongono tutti alla verifica della fortuna. E' un-sistema «in tensione» sulla pratica e rilassato sulle regole, dove la ricchezza è prodotta dalla circolazione frenetica di pochi denari, quasi per energia cinetica (altrove la puntata minima è tenuta alta, per evitare di contagiare con il «vizio» i poverissimi. A Napoli invece le puntate sono bassissime e talvolta divise fra più giocatori: «polverizzate» dice l'autore). Nella ricostruzione di Macry la figura del giocatore superstizioso e stupido che a ogni estrazione si illude e si delude (ma continuerà a pagare «la tassa sugli imbecilli») viene ridotta al rango di «immagine letteraria»: in realtà il giocatore era abbastanza superstizioso da consultare la Smorfia e abbastanza razionale (non c'è incompatibilità) da ripartire le giocate in modo che la vincita minore e meno rischiosa d'«estratto») garantisse la continuazione del gioco e la vincita maggiore, l'infrequente e memorabile terno, fosse accarezzata come miraggio da perseguire, ma senza troppe illusioni. Macry è uno storico della società ottocentesca, e dopo averci dato questo studio in¬ formato e tanto piacevole sarà ormai tornato a temi più tradizionalmente accademici. Ma dovrebbe sviluppare quel cenno che fa nella Prefazione, quando racconta di essersi occupato di lotto dopo una disavventura personale. Aveva capito che vincere un terno al lotto e ammalarsi di una patologia rarissima sono due eventi parimenti sconcertanti, fanno di un individuo l'infrazione a un «sentimento probabilistico» che lui stesso prova («Perché proprio a me?»). Oggi non è più solo il lotto, e non è più solo Napoli. Lo Stato propone nuovi giochi ogni settimana e - vitalità delle nuove professioni - ci sono ludologi che battono le ricevitorie della Bassa Padana offrendo consulenze numerologiche e statistiche. La statistica e i mass-media sono due nuovi elementi della scena, se non due nuove dramatis personae (nel gioco, ma anche nel resto: e nella medicina). Qual è il nuovo dialogo fra il banco e il pubblico? E chi sono i nuovi intermediari? Stefano Bartezzaghi GIOCARE LA VITA Storia del lotto a Napoli tra '700 e '800 Paolo Macry Donzelli pp. 144 L 30.000

Persone citate: Macry, Paolo Macry, Stefano Bartezzaghi

Luoghi citati: Napoli