Epatite, la strage cresce ancora di R. Cri.

Epatite, la strage cresce ancora La magistratura apre un'inchiesta. Si difende il primario indagato: «E' un complotto» Epatite, la strage cresce ancora Pesaro: il virus killer colpisce altre 2 volte, già 7 i morti PESARO. E' un dramma che non si ferma, quello del reparto di ematologia dell'ospedale di Pesaro: il virus-killer dell'epatite B avrebbe colpito altre due volte. Facendo così salire a sette il bilancio delle vittime. Sono sotto la lente due decessi avvenuti a dicembre e a gennaio nel vicino ospedale di Fano. Due pazienti che erano transitati per il reparto del professor Guido Lucarelli in quel maledetto mese d'ottobre, come le cinque persone decedute in precedenza. In un caso la cartella clinica parla di epatite B fulminante, nel secondo non ancora. Ma non ci furono riscontri diagnostici precisi. E allora, dopo la segnalazione, il sostituto procuratore della Repubblica, Maria Letizia Fucci, che ha aperto l'indagine - e che ieri ha ascoltato Lucarelli nella veste di indagato per omicidio colposo plurimo - ha ordinato l'esumazione delle due salme per verificare se il virus è sempre lo stesso. Non solo. Segnalazioni di altri decessi sono arrivate dal Sud, Sicilia e Calabria in particolare. E nel reparto infettivi del «San Salvatore» di Pesaro ci sono altri due malati in lotta per sopravvivere. Adesso, individuato il virus e delimitata nel tempo (al mese di ottobre) la possibilità di contagio, si cerca di capire come sia potuto accadere tutto questo. Lo sta facendo soprattutto il pm Maria Letizia Fucci: «Questa serie di decessi - ha detto - non può essere spiegata con congetture. Occorrerà tempo per capire come il contagio ha potuto colpire i pazienti di un reparto d'avanguardia. C'è da verificare il materiale utilizzato per il lavaggio del sangue malato; non tutto il materiale del reparto era usa e getta». Il primo passo, comunque, è capire se il contagio è partito dal portatore sano che nel periodo mcriminato era ricoverato nel reparto. E poi, a cascata, la ricerca delle altre verità. «Non sarà facile - ha ripetuto più volte il direttore sanitario dell'ospedale Giovanni Fiorenzuolo stabilire l'origine del virus. Sono già passati alcuni mesi dal periodo di contagio. Non tutti i malati, poi, hanno subito gli stessi esami o le stesse trasfusioni». In ballo ci sono anche le affermazioni dello stesso Lucarelli: dopo aver sottolineato che «non avrò pace fino a che non riuscirò a trovare la soluzione, sono giorni che non dormo più», ha fatto balenare la possibilità di un «complotto» o di un «sabotaggio». «Ognuno si assume le responsabilità di quel che dice», ha subito replicato il direttore sanitario Fiorenzuolo. Mentre il sostituto procuratore della Repubblica va oltre: «Ho letto alcune dichiarazioni. Vorrei dire al primario di fornire, oltre alla congetture, anche gli elementi utili per imboccare questa strada. Al momento non ne vedo. Certo, alla fine delle analisi, verificata ogni altra ipotesi, se non si dovesse trovare alcunché, potremmo anche verificare quest'ipotesi. Al momento attuale dovremmo addirittura ipotizzare una sorta di serial killer e mi pare davvero fantascienza», [r. cri.]

Persone citate: Fiorenzuolo, Guido Lucarelli, Lucarelli, Maria Letizia Fucci

Luoghi citati: Calabria, Pesaro, San Salvatore, Sicilia