Berlusconi ci ripensa di U. M.
Berlusconi ci ripensa Berlusconi ci ripensa «Niente proporzionale ma difenderò il Nord» ROMA. Berlusconi chiarisce: la sua uscita favorevole al sistema elettorale proporzionale, che tante roventi polemiche ha suscitato, compresa l'accusa di voler mandare ah'aria il castello delle riforme, è stata una forzatura dei giornali. E in ogni caso (visto che quelle parole le aveva davvero pronunciate e non erano dunque un'invenzione della carta stampata), «si trattava di ima reazione di fronte ai continui passi indietro» fatti dalla sinistra. Berlusconi ha reagito perché, dice, non vuole che la futura legge elettorale si allontani di un solo millimetro dalle intese raggiunte un anno fa in casa Letta, nel famoso «(patto della crostata». Spiega il Cavaliere: se quell'accordo «tiene, agh elettori viene posta una scelta semplice, trasparente: volete essere governati dalla sinistra o dai liberali? Se invece l'accordo salta», avverte il Cavaliere, «allora salta tutto». Questo perché «non si può cambiare così ciò che era stato oggetto di una discussione, di un approfondimento, di un accordo». Insomma, il leader di Forza Italia è disposto a rinfoderare la sua voglia di proporzionale, a patto però che nessuno rinneghi i patti già sottoscritti. Se ne rallegra Fabio Mussi, che vede un dietrofront del Cavaliere. «Prendo atto», dice il capogruppo pidiessino alla Camera, con una punta di toscana ironia, «che Berlusconi era stato equivocato. Forse», aggiunge beffardo Mussi, «se lo diceva il giorno dopo avrebbe evitato alcune giornate di commenti sull'equivoco. Vuol fare le riforme e torna indietro sul proporzionale... bene!». Sennonché il Cavaliere non si è limitato a questa vistosa correzione di rotta. Ieri a Bucarest, dove si è recato per una serie di incontri con i vertici istituzionali romeni (dal capo dello Stato Costantinescu al primo ministro Ciorbea), Berlusconi ha confermato l'impressione di voler infittire il dialogo con la Lega proprio sul terreno delle riforme istituzionali. «Nessuno si illuda di poterle fare», ha detto, «senza Forza Italia e senza il Nord, contro di noi e contro il Nord». Monito che lascia intravedere una possibile alleanza con Bossi contro il testo varato dal Parlamento, nel momento in cui questo verrà sottoposto al referendum finale, qualora le sue linee non dovessero coincidere con il famoso patto di casa Letta. E a conferma che si tiene la carta di riserva dell'accordo con la Lega, a mo' di fucile puntato contro i «tradimenti» di D'Alema, ha detto chiaro e tondo che il testo elaborato dalla Bicamerale sul federalismo non è sufficiente: «Se non si danno risposte precise per una forte autonomia delle Regioni del Nord», ha sostenuto, «si andrà verso una situazione grave». Sorniona la replica di Mussi: «Qualcuno vuol fare le riforme contro il Nord? Non so chi possa essere, ma se c'è Berlusconi fa bene a censurarlo...». Scettico Roberto Maroni, luogotenente di Bossi: «Come mi aspettavo, passate 48 ore Berlusconi ha fatto retromarcia sulla proporzionale, quindi quando parla di Nord e di riforme mi induce a pensare che siano solo chiacchiere». Freddo, anzi gelido, l'alleato Fini. Il presidente di an condivide senza esitazione il richiamo al patto di casa Letta, ma non fa altrettanto sul federalismo: «Bisognerà chiedere a Berlusconi cosa intende dire, bisognerà approfondire...», è il commento di Firn. Questo feeling tra Bossi e il Cavaliere non lo entusiasma. Né entusiasma i parlamentari liberali di an, che ieri hanno scritto un appello a Berlusconi perché non faccia accordi con la Lega: appello cui è giunto anche il plauso incondizionato di Saverio Vertone, uno dei «professori» di Forza Italia, [u. m.]
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