«Paese solido, lira forte»

«Paese solido, lira forte» «Paese solido, lira forte» Fazio: abbiamo estinto il debito estero ROMA. La lira è forte perché l'Italia non è più debitrice di nessuno: intervenendo a una cerimonia dedicata a tutt'altro, il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio è tornato su un tema che gli è caro. Il debito estero, che negli ultimi vent'amii era stato un fattore preoccupante di instabilità, si è estinto. «Non eravamo ai livelli del 30 per cento del prodotto interno lordo, raggiunti per esempio dalla Corea del Sud - ha spiegato il governatore - ma l'Italia era ed è la quinta potenza economica del mondo. La ritrovata solidità patrimoniale del Paese nei confronti dell'estero è alla base della ritrovata forza della nostra moneta». Negli ultimi giorni a dire il vero la lira qualche leggero colpo l'ha preso. Ma Fazio ha voluto sottolineare che i «fondamentali» dell'economia parlano a favore della solidità. L'indebitamento in valuta è stato riassorbito grazie agli attivi della bilancia dei pagamenti di parte corrente ottenuti con il forte aumento della competitività italiana a partire dal '93. Imprese e famiglie italiane sono ora investitrici nette all'estero per oltre 200.000 miliardi. Il governatore si trovava all'ambasciata svizzera per la presentazione di un libro sul restauro di un'opera di Francesco Borromini (il grande architetto del Seicento era di origine ticinese, quindi svizzero). Ancora una volta, ha voluto inquadrare l'azione della Banca d'Italia per riconquistare la credibilità monetaria dell'Italia in una prospettiva del tutto indipendente dall'unione monetaria dell'Europa. Tra meno di undici mesi, infatti, il concetto di attivo patrimoniale dell'Italia sull'estero perderà di significato, perché la lira non sarà più una moneta a sé stante. Non a caso Fazio data l'inizio del processo di consolidamento della lira all'estate del '94, quando ancora i governi italiani erano ben lontani dall'aver deciso come regolarsi per Maastricht. Già a Napoli due settimane fa il governatore aveva annunciato che, all'avvicinarsi delle scadenze europee, baderà con ancora maggiore attenzione alla stabilità del cambio; sarà quindi molto cauto nell'abbassare ancora i tassi di interesse. Indirettamente, si dimostra che, in qualche modo, l'Italia neh'euro pone qualche problema. Da una parte, tassi a breve ancora alti in Italia possono essere necessari per tenere la lira a un livello coerente con l'ingresso nell'euro al livello previsto di 990 per marco. Dall'altra parte, che l'Italia arrivi all'euro con tassi relativamente alti potrebbe poi imporre agli altri partner dell'unione un tasso a breve sull'euro leggermente più alto (+0,2 punti nell'analisi della tedesca Commerzbank) per compensare lo choc espansivo del ribasso sull'economia italiana. Secondo altri analisti, è però anche la fase fli fòrte espansióne in cui si txóvà l'economia spagnola a richiedere tassi sull'euro, un po' più alti di quelli attuabili marco. * In Italia, comunque, i tassi scenderanno. E di nuovo Fazio ha esortato i risparmiatori a non reagire con scelte imprudenti. Una nazione abituata a investire in Bot, ora che i titoli di Stato rendono sempre meno può essere attratta da promesse di rendimenti più alti fatte da alcuni gestori finanziari. Ma nella finanza la magia non esiste: rendimenti più alti comportano un rischio molto più alto. Già a Napoli il governatore aveva esortato i risparmiatori a essere prudenti «nello scegliere le vostre controparti». Ieri si è rivolto «in primo luogo agli operatori», con parole che sembrano indirizzate anche ad alcuni piuttosto importanti tra di loro: «Servite bene la vostra clientela, perché i risparmiatori si rivolgono a voi quando sanno che avete dietro un'organizzazione, un brand nome di alto livello. E' importante non promettere risultati che non possono essere ottenuti nei fatti se non ricorrendo ad attività troppo rischiose, e garantire invece la qualità dell'investimento», [s. 1.] Imprese e famiglie sono ora investitrici oltre frontiera per oltre 200.000 miliardi Cautela neft-abtesare inasta di attenesse"

Persone citate: Antonio Fazio, Francesco Borromini