Santa Croce, cantiere infinito

Santa Croce, cantiere infinito Moncalieri, cresce la protesta di utenti e medici per i lavori nell'ospedale Santa Croce, cantiere infinito Lo spazio è insufficiente davanti al pronto soccorso Ambulanze sostano infila prima di scaricare i malati Esasperati, utenti, medici ed infermieri dell'ospedale Santa Croce di Moncalieri: il cantiere per l'ampliamento della struttura sanitaria, che già creava disagi quando i lavori erano in corso, è fermo dalla fine dell'estate. Gli interventi di ristrutturazione, partiti nel giugno scorso e che sarebbero dovuti terminare entro due anni e mezzo, prevedono la costruzione di un nuovo Dea e della rianimazione e il completamento delle divisioni di cardiologia e medicina. Il cantiere bloccato allunga i tempi e accresce il malcontento del personale e dei cittadini. L'accesso al pronto soccorso dall'angusta via Galilei è inagibile e le ambulanze sono costrette ad imboccare il passaggio che porta all'ingresso principale: ieri mattina, alle 11, ce n'erano quattro in sosta, una dietro l'altra, a scaricare pazienti infreddoliti. «Così non si può andare avanti - si è sfogato Vito Andrisani, 60 anni, autista di ambulanze -. Io non ce la faccio più, ogni volta è un incubo. Se trasporto un paziente grave ho il cuore in gola perché so che mi toccherà stare in coda su questa salita». Andrisani spiega che non esiste neppure lo spazio per girare il veicolo. Il problema peggiore del Santa Croce è sempre stato quello della viabilità e dei percheggi: l'ospedale si trova nel centro storico e le strade sono impervie e rigoro- samente a senso unico. Italo Giliberti, 26 anni, fattorino, ha dovuto parcheggiare l'auto molto lontano, poi di fronte alla barriera del cantiere, in via Galilei, davanti alle ville Roddolo, scuote il capo: dovevo ritirare un pacco, ma sto quasi per rinunciare. Non capisco dove sia l'ingresso. Mi chiedo come facciano quelli che arrivano qui, magari feriti e un po' agitati e confusi». Attualmente il pronto soccorso è stato ricavato da una parte di corridoio e di sale al pianterreno: il personale ed i medici continuano il loro lavoro a pieno ritmo. «Ai pazienti non facciamo mancare nulla - dicono - e, del resto, i disagi che patiamo sono finalizzati a lavorare meglio un domam». Ma a qualcuno sfugge una battuta: «Sarebbe meglio buttare giù tutto e costruire un ospedale nuovo». Tra i pazienti, qualcuno sbotta: «E' una vergogna», ma poi ammette che le cure ricevute sono attente e premurose. Le signore che si occupano della pulizia ammettono: «Il lavoro è raddoppiato a causa di tutta la polvere che viene dal cantiere». Paolo Buffa, anestesista e responsabile del Dea, dice: «Il disagio era previsto. Le opere interne proseguono e per l'estate prossima la superficie del pronto soccorso sarà triplicata. E' vero che il Santa Croce presenta problemi strutturali e irrisolvibili, ma costruirne uno nuovo è un'ipotesi assurda: comporterebbe una spesa di circa 150 miliardi e 15 anni di lavori. La cosa allarmante e che ingenera malcontento, ora, riguarda il cantiere esterno, bloccato». Quali sono le ragioni che tengono ferma l'im¬ presa aggiudicataria? «Gli studi sul terreno per progettare le fondazioni del nuovo Dea - risponde Giorgio Rabino, direttore generale dell'Usi 8 - non potevano essere compiuti prima di iniziare i lavori. Era necessario demolire la vecchia struttura del pronto soccorso che sovrastava quel terreno. Così, solo ora, a demolizione avvenuta, si è potuto procedere alle trivellazioni e alla stesura del progetto. Il cantiere dovrebbe riaprire il 13 febbraio». Carlotta Oddone Si sta verificando la natura del terreno per costruire il Dea Il pronto soccorso dell'ospedale diventato inaccessibile: a fianco Italo Giliberti, sotto Vito Andrisani, autista dell'ambulanza della Croce Rossa

Persone citate: Andrisani, Carlotta Oddone, Giorgio Rabino, Italo Giliberti, Paolo Buffa, Roddolo, Vito Andrisani

Luoghi citati: Moncalieri