Sacchi, no al Real Madrid

Sacchi, no al Real Madrid L'ex et rifiuta l'ex panchina di Capello, e Claudio è famoso come Fabio Sacchi, no al Real Madrid E Ranieri è L'Imperatore di Valencia «Dove sono? Al Prado, visto che non posso essere agli Uffizi». Claudio Ranieri risponde al cellulare mentre sta passeggiando, con la moglie, nel grande museo madrileno. Da poche ore, con il suo Valencia, ha battuto il grande Beai Madrid e si dedica alla sua passione più grande: l'arte. E' il giorno dedicato a El Greco, visto che la sua professione (e la calata passione di Cecchi Gori) gli ha impedito di continuare le periodiche visite al Botticelli. L'importante è restare in scila e Ranieri ci riesce bene. E' arrivato al Valencia, una squadra che nei primi quattro turni aveva rimediato quattro sconfitte, e l'ha sollevata dall'ultimo posto fino ai limiti della zona Uefa. In campionato ha vinto a Barcellona e a Madrid contro il Real, si è peimesso anche di tagliare Romario e di mandare in panchina il piccolo gioiello argentino Ortega. Ora i tifosi lo chiamano L'Imperatore. Piacciono i tecnici italiani, dopo Capello, Ranieri. E sui giornali iberici troneggia anche la notizia del giorno: Arrigo Sacchi, contattato alle Isole Maldive dove si trovava in vacanza, ha rifiutato un'offerta per prendere il timone del Beai Madrid. Troppa tensione, si legge, se tornerà ad allenare preferirà farlo in Francia o in Inghilterra, ma anche poca voglia di rilevare le spoglie della squadra che fu costruita proprio da Capello, suo due volte successore al Milan. «Noi tecnici italiani stiamo lavorando bene - dice Ranieri -, qui il calcio è tatticamente meno esasperato, si cerca di più lo spettacolo. Eravamo ricordati come i vecchi "catenacciari", così quando hanno visto il lavoro di Capello, la sua serietà, e oggi anche il mio, sono quasi stupiti. D'altra parte noi ritroviamo campi... più lunghi, in Italia ormai si gioca in un fazzoletto di terra. Qui si può puntare anche alla tecnica individuale». E' dunque il momento del made in Italy, al punto che la Federazione spagnola sta pensando di ingaggiare il braccio sinistro di Ranieri (il destro è il fido Antenucci), PeJlizzaro, quale preparatore dei portieri per il prossimo Mondiale. «Giorgio sta lavorando alla grande con Zubizarreta. E quest'ulthno, che non è più un ragazzino, ha risposto con un entusiasmo straor¬ dinario. E' l'unico uomo che mi ha aiutato a entrare nello spogliatoio. E' lui che ha condotto la squadra verso Ranieri». Spagna terra ideale per i tecnici italiani, e per i giocatori? «Alla grande: Vieri è un idolo, peraltro questa esperienza lo renderà ancora più forte. Lavorano bene anche Carboni e Lamia, il prodotto italiano funziona, i nostri ragazzi sono esempi di professionalità». E Romario e Ortega? «Due storie diverse. Il brasiliano aveva praticamente staccato. Non poteva restare, non poteva garantire nulla. Con Ortega è stato necessario un chiarimento, quando ha capito come sono fatto io, quando si è accorto che non faccio passi indietro, si è adeguato». Ma quanto vale questo suo Valencia? «Siamo risaliti in classifica, però avevamo perso troppi punti all'inizio di stagione. La Uefa non è lontana e se continuiamo così possiamo ancora recuperare posizioni. Ho una squadra multietnica, un casino di modi di vivere, di mangiare, di interpretare il calcio. Oggi però stanno diventando un gruppo unito. Ovviamente contano le individualità, Lopez è uno dei giocatori più veloci al mondo. E' perfetto per il calcio italiano, magari gli manca un pizzico di freddezza sotto porta. Diev, il romeno, lo abbiamo preso dal Galatasaray, l'ho soprannominato II Cobra, lui la mette dentro. Sono giovani, hanno entusiasmo, di questo aveva bisogno la squadra, di questo avevo bisogno anch'io». Nostalgia del Botticelli? Le voci di mercato sussurrano da tempo che il Bologna stia immaginando il dopo-Ulivieri, proprio con Ranieri in panchina. Sempre che la squadra resti in serie A. Ma anche il Torino avrebbe un posto nella testa del tecnico romano, sempre che i granata riescano a fare il salto. «L'Italia? Bah, vedremo. Seguo il campionato, complimenti a Lippi. Vincerà ancora lui. Non solo è bravo sul campo: la sua qualità più importante è la capacità di capire gli uomini. La psicologia, ecco l'arma vincente del tecnico del Duemila». E Sacchi? «Ho lette- ognuno fa le sue scelte. Io, per esempio, adesso passeggio nel Prado». Alessandro Rialti