Shevchenko, miniera d'oro di F. Bad.

Shevchenko, miniera d'oro Shevchenko, miniera d'oro Ha venturi anni, ricorda Van Basten e per averlo non bastano 34 miliardi GINEVRA DAL NOSTRO INVIATO Non c'è l'ordine da Kiev, quindi è impossibile avvicinare Andrei Schevchenko. Il ventunenne attaccante della Dinamo vale come l'oro: dicono che per averlo le società occidentali dovrebbero sborsare 34 miliardi, o addirittura di più. In questo caso il Van Basten ucraino è anche protetto come un prezioso lingotto. Mentre una troupe della Rai bussa alla camera del suo albergo e, con la scusa di un autografo, riprende per un istante i suoi connotati, da Kiev, al telefono, i burocrati della Dinamo rispondono: «No, il signor Schevchenko non può essere intervistato: non è a Ginevra con la squadra, è già in Israele». Alexei Mikhailichenko, il vice di Lobanovski, prova a far capire all'interlocutore dall'altra parte del filo che tutta la Svizzera sta ridendo: niente da fare, gli ordini sono ordini.... L'erede di Oleg Blochin, l'ultimo campione sfornato dal laboratorio di Valéry Lobanovski (qui sono cresciuti Sacha Zavarov e Oleg Protassov), ha fatto tutto in fretta e bene: ha esordito in prima squadra a soli diciassette anni, ha segnato sei gol in sette partite con la Under 21. Quest'anno, poi, ha già realizzato cinque reti in Champions League (tre al Barcellona, nel mitico Nou Camp). Un solo rammarico: non aver portato l'Ucraina, che senza di lui aveva perso 2-0 l'andata, oltre l'ostacolo Croazia e quindi ai Mondiali. E' lui, insieme con il compagno di reparto Sergei Rebrov, 23 anni, l'attaccante che rischia di non far dormire Monterò e compagni. Shevchenko, 1,83 per 73 kg, sarebbe stato l'uomo giusto per Ferrara. Ci penserà Iuliano, mentre Birindelli dovrebbe vedersela con il piccoletto e massiccio Rebrov. I due, come si vede, si completano alla perfezione. Non è un mistero che Shevchenko sia nel mirino dei club più ricchi di mezza Europa. Dal Real Madrid al Barcellona, dal Milan al Manchester United. Il presidente del club ucraino, Grigory Surkis, è riuscito per ora a tenere testa al collega madridista Sanz, che già all'ultimo sorteggio di Ginevra avrebbe voluto strappare un'opzione sul giocatore. Shevchenko ricorda davvero Marco Van Basten, così agile e aggraziato nei movimenti. Il suo vezzo è di indossare la maglia numero 10, un particolare che aumenta la sua fama di universale. Mikhailichenko lo definisce «un professionista serio, un ragazzo intelligente». Oltre non vorrebbe andare. Poi riflette e aggiunge: «Saprà scegliere lui la strada giusta. E' molto giovane e, ad esempio, credo che il campionato italiano sia ancora troppo difficile per lui. Ai miei tempi c'erano soltanto tre stranieri per squadra, oggi in ogni formazione ci sono otto-dieci giocatori che provengono da svariate parti del mondo: non è fa- cile per un ucraino adattarsi». Se blindare Shevchenko è agevole fuori dal campo, non si può dire altrettanto negli stadi. E nemmeno nel palasport di Ginevra, dove nella partita inaugurale della Coppa dei Re (una particolare forma di calcetto con cinque giocatori più il portiere) il campione ucraino ha dato spettacolo trascinando la Dinamo Kiev in finale a spese della Sampdoria, travolta 7-2. Il biondo attaccante ha siglato una doppietta e ha colto un palo. Un'altra doppietta è stata realizzata da Kardash e un gol a testa hanno messo a segno Bialtevich, Radchenko e Venhliskji; per la Sampdoria sono andati a bersaglio Boghossian e Signori, Veron ha colto una traversa. In finale la Dinamo ha battuto 7-6 ai rigori il Servette (4-4 nei tempi regolamentari con nuova doppietta di Shevchenko). Nella finale per il 3° posto, la Samp ha perso dal Vitoria Guimaraes 5-3 (doppietta di Signori e Salsano su rigore). [f. bad.]