«New Yorker» salvato da «Vogue» di Andrea Di Robilant

«New Yorker» salvato da «Vogue» Fusione con Condé Nast «New Yorker» salvato da «Vogue» NEW YORK DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Vogue va in soccorso del pericolante New Yorker. Stanco di vedere la più prestigiosa rivista letteraria del mondo perdere un milione di dollari al mese (1 miliardo e 800 milioni di lire), l'editore S.I. Newhouse ha deciso di correre ai ripari inglobando il New Yorker nel gruppo Condé Nast, dove Vogue, Vanity Fair, Glamour e altre gloriose testate di moda vanno a gonfie vele. La fusione JVew Yòrfcer-Condé Nast era nell'aria da tempo. L'editore aveva concesso ampia autonomia amministrativa al settimanale, per paura di alterarne il profilo editoriale e minarne 0 prestigio. Ma il prezzo di questo beau geste è stato pesante. S.I. Newhouse comprò U New Yorker nel 1985 per 168 nùlioni di dollari. Da allora ci ha solo rimesso. Così, dopo averci rimuginato per mesi, ha finalmente incaricato il suo manager di fiducia Steven Florio di gestire una fusione che promette di essere delicatissima. Prima mossa: integrazione della raccolta pubblicitaria. Dall' anno prossimo il gruppo Condé Nast offrirà alle agenzie pubblicitarie un pacchetto di riviste che per la prima volta includerà il New Yorker. Ma la mossa psicologicamente più complicata è un'altra: il trasferimento dei 125 giornalisti del New Yorker dallo storico edificio che porta il nome della rivista al nuovo grattacielo della Condé Nast a Times Square. Che ne sarà di Tina Brown, la giornalista inglese che dirige la rivista dal 1992? Tra mille polemiche è riuscita a ringiovanire il New Yorker senza trasformarlo. E i lettori l'hanno premiata: le vendite non sono mai state così alte come negli ultimi anni. In compenso la pubblicità è crollata, non per colpa sua ma perché i grandi inserzionisti preferiscono comprare pagine pubblicitarie nei mensili patinati piuttosto che in una rivista letteraria in edicola solo sette giorni. La Brown si dice ((fiduciosa» e aggiunge che continuerà a trattare direttamente con l'editore. L'indipendenza editoriale per ora pare salva. Ma si teme che alla lunga il New Yorker finisca stritolato da un colosso come la Condé Nast. Andrea di Robilant

Persone citate: Brown, Steven Florio, Tina Brown, Vanity Fair

Luoghi citati: New York