Il riscatto del santo scienziato di Sergio Trombetta

Il riscatto del santo scienziato Fu prete, matematico e critico d'arte: Mosca e Bonn riscoprono il «Leonardo» della cultura russa Il riscatto del santo scienziato Fbrenskij: protagonista tra ifilosofi del '900 EA sentenza della trojka della Direzione dell'Nkvd della regione di Leningrado relativa al condannato alla pena suprema Florenskij Pavel Aleksandrovic è stata eseguita l'8 dicembre 1937, come certifica il presente atto». Il foglio era chiuso in una busta gialla e coronato da un timbro rotondo. Sino a quando il giornalista russo Vitalij Shentalinskij nell'archivio della Lubjanka a Mosca non ha messo le mani sulr«Incartamento Florenskij», di questo pensatore, fra i massimi del '900 russo, non si conosceva neppure la data di morte: parenti e studiosi erano convinti fosse avvenuta molto più tardi, nel '43. E' anche grazie a quel documento che l'8 dicembre scorso nella sala da concerto del Conservatorio Ciajkovskij di Mosca si è tenuta una «Serata in ricordo di Pavel Florenskij», con i solisti del Bolshoj, i coristi del monastero della Trinità di San Sergio e l'orchestra di Michail Pletnev, per celebrare i 60 anni dalla morte di Florenskij. Non a caso erano stati invitati i coristi della Trinità di San Sergio: in quel monastero a una manciata di chilometri da Mosca, sacro per la storia russa e ribattezzato Zagorsk in tempi sovietici, è vissuto a lungo, con la moglie e i figli, l'arciprete Florenskij. Amico e sodale di Vassilij Kandinskij e Aleksandr Skrjabin, Sergej Bulgakov e Nikolaj Berdjaev, Vassihj Rozanov e Andrej Belyj, Florenskij fu teosofo, filosofo, protagonista del dibattito religioso all'inizio del '900, matematico, critico d'arte vicino alle avanguardie dei primi vent'anni del secolo, scienziato. Pensatore poliedrico, considerato «il Leonardo russo», è venerato come un santo martire: un processo di canonizzazione è in corso nella Chiesa ortodossa. In Italia sono noti molti suoi testi: La colonna e il fondamento della fede (Rusconi, 1974), Le porte regali, saggio sull'icona; Lo spazia e il tempo nell'arte (Adelphi, 1977 e 1996), Laprospettìva rovesciata (Casa del libro, 1983)., Pàvel Florenskij, la sapienza dell'amore è il titolo di un saggio, da poco uscito presso le Edizioni Dehoniane, di Natalino Valentini che ne affronta la biografia e soprattutto le idee. «Florenskij - sottolinea Valentini - è una figura fondamentale del '900 filosofico. Ha anticipato molto del pensiero ermeneutico contemporaneo e in Germania è considerato fra i massimi teorici del secolo accanto a Heidegger». In Russia presso l'editore Mysl stanno uscendo le sue opere complete in 10 volumi e altrettanto stanno per fare in Germania gli editori Tertium di Stoccarda e Contest di Monaco. Nato in Azerbaigian nel 1882, figlio di un ingegnere russo che lavorava alla ferrovia transcaucasica e di una donna armena, Florenskij studia matematica e filosofia a Mosca. Subito dopo la laurea in matematica pura preferisce darsi agli studi di teologia presso il monastero della Trinità di San Sergio dove risiederà sino all'arresto nel 1933.1 primi turbolenti anni del secolo lo vedono impegnato nella Confraternita di lotta cristiana, che sollecita la Chiesa a un impegno politico più forte contro l'autocrazia. Senza perdere occasione per scagliarsi contro la brutalità del regime zarista, elabora il saggio fondamentale del suo pensiero religioso, La colonna e il fondamento della fede, autentica summa del pensiero ortodosso in cui confluiscono i principi e le segrete aspirazioni spirituali del teologo e del filosofo, ma anche dello scienziato e del cultore d'arte. Proprio l'approfondimento del tema dell'icona lo avvicina a parte delle avanguardie artistiche che, in un'ottica diversa, si accostavano esse pure alla pittura sacra dell'ortodossia e mettevano in discussione, come egli stesso aveva fatto in Laprospettìva rovesciata, il concetto rinascimentale di prospettiva. Sposato, padre di cinque figli, nel '17, dopo là rivoluzione, decide di non abbandonare il suo Paese, prosegue nelle proprie occupazioni e dal '21 al '24 è anche chiamato a te- nere corsi di «analisi della spazialità nell'opera d'arte» presso gli importanti Laboratori superiori delle arti e delle tecniche. Nella turbolenta vita dei primi anni di comunismo, senza mai fare mistero delle proprie convinzioni religiose, Florenskij resta sacerdote e si presenta alle riunioni scientifiche continuando a indossare l'abito talare e la kamilavka, il berretto del clero ortodosso. Quando Trotskij lo incontra durante una visita ai laboratori del Glavelektro, la Direzione centrale dell'elettricità, e lo invita a un congresso di ingegneri «naturalmente con un altro abbigliamento», «non ho rinunciato ai voti sacerdotali e non posso portare nessun altro vestito», gli risponde Florenskij. E la sua comparsa genererà un mormorio di sconcerto nella sala. Arrestato una prima volta nel '28 e accusato di attività antisovietica, inviato al confino a Nizhnij Novgorod, ritorna presto in libertà per intervento di Ekaterina Peshkova, responsabile della Croce Rossa politica, ex moglie di Gorkij. Sono stato al confino, ora torno in prigione», dice Florenskij tornando a Mosca dopo la liberazione. E ripreso possesso delle sue stanze nel monastero della Trinità, si reimmerge nei suoi studi: Seguono cinque anni di limbo nei quali la vita si fa sempre più difficile per chi non si adatta al regime. Il 26 febbraio del 1933 nuovo arresto. L'accusa è di essere membro della direzione di un fantomatico Partito per la rinascita della Russia. Si trovano anche, come sempre, dei testimoni e a fine luglio arriva la condanna: 10 anni di campo di lavoro. Lo caricano su un vagone ferroviario e lo mandano in un lager dell'Estremo Oriente. Qui gli arriva la notizia che la sua preziosissima biblioteca è stata sequestrata. E in una lettera alla famiglia scrive: «La mia biblioteca non era una semplice raccolta di libri, ma una selezione di opere dedicate ad alcuni temi precisi. Posso dire che alcune opere che avevo intenzione di scrivere erano già a metà pronte sotto forma di note in margine a vari testi che io solo posso interpretare. Il lavoro di tutta una vita si è oggi dissolto. La distruzione dei risultati delle fatiche di tutta la mia vita è per me assai peggio della morte fisica». Dall'Estremo Oriente viene trasferito alle Isole Solovki nel Mar Bianco: in questo gelido «Campo a destinazione speciale», trascorrerà l'ultimo periodo della sua vita. Mentre lui si occupa anche in lager di studi scientifici, l'estrazione dello iodio dalle alghe marine, spie e delatori lo seguono da vicino, e riferiscono ai servizi segreti. Giorno per giorno, gli ultimi suoi anni di vita sono documentati nei fascicoli trovati alla Lubjanka. Sino a quel gelido mattino dell'8 dicembre del 37, quando i miliziani lo prelevano dalla baracca e lo portano alla fucilazione. «Secondo una leggenda racconta il nipote, l'igumeno Andronnik che al monastero della Trinità ha seguito le orme del nonno quando il suo corpo fu portato alla sepoltura, tutti i reclusi, perfino i aiminali più incalliti, si inginocchiarono e si tolsero il capp.ìlo». Pavel Florenskij fu scagionato da ogni accusa e riabilitato nel 1958. Sergio Trombetta A sessantanni dalla fucilazione due editori pubblicano l'opera omnia del pensatore venerato come un martire Pavel Aleksandrovic Florenskij con la figlia Maria. A destra, Vassilij Kandinskij. Il pensatore russo fu anche amico di personaggi come Aleksandr Skrjabin, Sergej Bulgakov, Nikolaj Berdjaev, Vassilij Rozanov Andrej Belyj