Il Texas si è vendicato; uccisa Karla Tucker

Il Texas si è vendicato; uccisa Karla Tucker Un abito bianco per l'esecuzione. La protesta dei manifestanti: «Lo Stato si vergogni» Il Texas si è vendicato; uccisa Karla Tucker Dalla Corte Suprema ieri l'ultimo no alla grazia NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Vendetta è stata fatta. Karla Faye Tucker è stata giustiziata dallo Stato del Texas 15 minuti dopo l'ora prevista (le 18 del pomeriggio, l'I di notte in Italia), dopo l'ultimo «no» delle autorità. La conferma è stata data dal portavoce del carcere, accolta dalle agghiaccianti urla di giubilo del gruppo di persone favorevoli alla pena di morte, in attesa davanti alle mura del carcere, e da un canto sommesso e corale di chi manifestava contro. Il governatore del Texas George Bush jr., prima dell'annuncio ufficiale, ha detto che la legge stava seguendo il suo corso: «Ho pregato a lungo, ma la legge è uguale -per tutti. Ho respinto la richiesta di rinvio. Dio benedica Karla Tucker e la famiglia delle vittime». L'ultima, tenuissima speranza era caduta alle 3 del pomeriggio, quando all'esecuzione di Karla mancavano 4 ore: la Corte Suprema aveva respinto l'estremo ricorso presentato dal suo avvocato e a quel punto non c'era più nulla a separare Karla dal «fare storia» come la prima donna giustiziata in Texas dal 1863, all'epoca della Guerra Civile. L'altro ieri, quando la «commissione per il perdono» aveva respinto la richiesta di commutare in ergastolo la condanna a morte di Karla, l'avvocato aveva reagito con un violento: «Non c'è pietà in Texas. Le riabilitazioni, le conversioni religiose... tutto è senza senso in questo Stato. Il procedimento di clemenza è una farsa». Sembrava lo sfogo disperato di chi è ormai convinto che non ci sia più nulla da fare, una specie di personale contributo dell'avvocato a quel «Texas vergognati» che si legge sui cartelli dei manifestanti che da giorni stazionano davanti al penitenziario di Huntsville, ma era qualcosa di più. Con quella parola, «farsa», Botsford intendeva denunciare una violazione dei diritti costituzionali di Karla e su quella base si era rivolto alla Corte Suprema. Innanzi tutto, spiegava, Karla non ha avuto modo di perorare personalmente la sua causa di fronte alla commissione. Ha solo potuto scrivere e lo ha fatto con una lettera accorata, in cui chiedeva che se proprio si voleva confermare la sua esecuzione lo si facesse almeno «sulla base della brutalità del crimine da me commesso, non sulla base del pericolo che io ora costituisco per la società. Soffro molto per ciò che ho fatto 14 anni fa e so che non potrei più fare male a nessuno, neanche per difendere me stessa. Anzi, penso di poter essere utile nell'aiutare altri criminali. Se 14 anni fa ero parte del problema, ora potrei essere parte della soluzione». L'unico risultato ottenuto, come si sa, era stato che la commissione stavolta aveva deciso per la morte non all'unanimità, come ha siste- maticamente fatto con tutti i 37 casi passati sotto le sue mani l'anno scorso, ma con due astensioni. L'altro esempio di violazione dei diritti costituzionali, secondo l'avvocato, stava nel fatto che nella legislazione del Texas l'istituto dell'ergastolo «vero», cioè quello in cui si passa tutta la vita in prigione, non esiste. C'è solo l'ergastolo che rende automaticamente «elegibili» i condannati alla libertà vigilata dopo un certo numero di anni, nel caso di Karla nel 2003. Dunque, sostiene l'avvocato, quella sottoposta alla commissione era un'alternativa inesistente, fasulla, appunto una «farsa», e la Corte Suprema doveva dire qualcosa in proposito. Gran parte della giornata di ieri era dunque passata in attesa della risposta della Corte Suprema e quando il massimo organo giudiziario degli Usa ha fatto conoscere il suo «no», l'ultimo filo si è rotto. Karla, che a quanto pare non si era fatta molte illusioni sul messaggio in arrivo da Washington, si è così messa in attesa della chiamata finale, consumando il pasto che aveva «ordinato»: una pesca, ima banana e un'insalata. Le avevano anche chiesto se per l'esecuzione volesse vestirsi in un modo particolare, ma lei ha risposto che la divisa bianca indossata in questi quattordici anni di braccio della morte andava benissimo. Franco Pantarelli DETENUTI UCCISI DA QUANDO HANNO nfw hampshirf JREINTRODOTTO LA PENA DI MORTE NEL 1977 0 INIEZIÓNI | SCARICHI [GAS IH impiccagione j PLOTONE di ESECUZIONE j stati IN CUI NON CE' LA PENA DI MORTE alaska HAWAII * La pena di morte è stato reintrodotta L^J U nel 1995 a New York, nel 1994 nel Kansas ma non ci sono state esecuzioni Karla Tucker, prima donna condannata a morte nel Texas

Persone citate: Botsford, Dalla Corte, Faye Tucker, Franco Pantarelli, George Bush, Karla Tucker