Il regno della Marcialonga di G. A.

Il regno della Marcialonga Il regno della Marcialonga Capolinea degli sciatori di tutto il mondo TRENTO NOSTRO SERVIZIO Cavalese preferirebbe essere ricordato come il paese della Marcialonga, il capoluogo della Magnifica Comunità di Fiemme, un'incantevole località turistica del Trentino come tante altre. Invece, le tragiche scadenze si susseguono: nel '76 la prima sciagura della funivia del Cermis, con il disinserimento dei circuiti di sicurezza che costò la vita a 42 persone; 8 anni più tardi la tragedia di Stava, una piccola valle spazzata via dal crollo di una diga (oltre 100 morti); ieri un'altra disgrazia. Cavalese, capoluogo della Valle di Fiemme, che da passo San Lugano (al confine fra le province di Trento e Bolzano) arriva fino a Moena, prima di diventare Val di Fassa, vive con sgomento la sua ennesima tragedia. Il paese, che conta di suo 3600 abitanti, in questi giorni li aveva più che triplicati. Nei 32 alberghi con 1567 posti letto, e negli altri 7000 posti di residence, campeggi e abitazioni private, l'affluenza viene giudicata ottima dai dirigenti della locale azienda turistica. E tutti utilizzano quella funivia, che ha una portata oraria di 420 persone e dalla quale si può proseguire con un altro impianto fino ai 2000 metri del monte Cermis. Cavalese ripiomba nel dolore a soli dieci giorni dalla venticinquesima edizione della Marcialonga, la «Gran Fondo» più famosa d'Italia, alla quale ha preso parte anche il principe Carlo di Svezia. Un'edizione importante, che aveva sancito la «maturità» organizzativa delle genti di Fiemme e di Fassa, appunto con il trasloco da Trento a Cavalese del «quartier generale» della gara. Cavalese, sede di un turismo discreto, «familiare», comunque meta di personaggi quali il compositore Vito Pallavicini, tanto per fare un nome. Lontana dai fasti mondani di Cortina, da sempre invasa da turisti tedeschi, ultimamente è stata presa d'assalto anche da belgi, polacchi, ungheresi e slavi. Trovano albergo in paese e nei centri limitrofi e di giorno prendono la funivia, quella funivia, per cimentarsi sulle piste del Cernis: la «Lagorai», la «Costabella» e per i più arditi 1'«Olimpia», 5 chilometri di serpentina bianca, una delizia per i veri intenditori dello sci, difficile ma frequentatissima. La stazione a valle della funivia del Cer¬ mis è situata a Sud di Cavalese, nella zona del parco. Quella del Cermis, costruita circa 36 anni fa, non è una funivia particolarmente «audace». Il primo tronco porta fino a quota 1300, in località Dos dei Laresi. Da lì il secondo arriva fino al Cermis (2000 metri). «E' una funivia normalissima - dice il cavalesano Tullio Daprà,- che ci ha lavorato per otto anni -, sono quelli là che fanno i top gun. Cavalese da qualche tempo è diventata come Aviano o Ghedi. Ogni tanto sentiamo di quelle tonade... Ci sono dei paesani che sono pronti a testimoniare che almeno in una occasione gli aerei sono passati addirittura sotto la fune portante». Ipotesi confermata dal presidente della giunta provinciale di Trento, Carlo Andreotti, che ha incarnato il dolore e lo sgomento delle genti di Fiemme. «Gli aerei militari devono smettere di fare war games mettendo in grave pericolo la sicurezza della gente. Molta gente mi ha detto che spesso gli aerei militari si divertono a passare addirittura sotto i fili della funivia. Se i piloti militari intendono mettere in pericolo le loro vite, facciano pure, ma non è accettabile che a subirne le conseguenze siano ignari turisti». [g. a.]

Persone citate: Carlo, Carlo Andreotti, Costabella, Fassa, Trovano, Tullio Daprà, Vito Pallavicini