«Un meridionale europeo» di Mirella Serri

«Un meridionale europeo» «Un meridionale europeo» Rosi, La Capria, Ghirelli: gii amici ricordano BROMA RA come un ruscelletto di lava straripante, un torrentello incandescente di parole. Lo scrittore Luigi Compagnone - scomparso l'altro ieri a Napob, la città dov'era nato e aveva ambientato la maggior parte dei suoi romanzi e delle sue liriche - i suoi più cari amici, gb intellettuali che gli sono stati vicini per anni lo ricordano per i suoi grandi amori e per i suoi travolgenti malumori. «Era un estroso e un anarchico», dice lo scrittore Raffaele La Capria, che conobbe Compagnone verso l'inizio degb Anni 40 al Guf, l'organizzazione degb universitari fascisti. «Luigi era sempre in prima linea - rammenta La Capria -. Prendeva a cuore tutto quello che riguardava la nostra città. Poteva accalorarsi contro la sceneggiata napoletana, oppure contro Eduardo De Filippo o contro Salvatore Di Giacomo e contro tutto quello che riteneva aumentasse un'immagine falsa di Napoli». I due scrittori continuarono b loro rapporto nel dopoguerra collaborando alla rivista Sud di Pasquale Prunas, un cenacolo meridionale a cui aderirono, tra gli altri, Ghirelli, Barendson, Gigbo, Patroni Griffi. E poi si ritrovavano al Caffè Moccia, a via dei Mibe, con il fior fiore delTintehigencija partenopea, parlando e sparlando di amici comuni, intessendo sogni e progetti per b rinnovamento del Meridione. «Aveva una capacità di coniare parole cariche di disprezzo per coloro che non stimava - continua La Capria -, per esempio tutti quelb che votavano per Lauro b chiamava Lauraglia. Anche i suoi romanzi risentono dei suoi discontinui ardori: io ne apprezzo soprattutto le pagine in cui si manifesta l'estro poetico nei confronti deba città». Ira i giovani di belle speranze negli anni del primo dopoguerra c'era anche Francesco Rosi che incontrò Compagnone lavorando a Radio Napoli per gli Abeati: «Volevamo sostenere in tutti i modi la ri¬ nascita deba città a queb'epoca ingombra di macerie, straripante di miseria e di orrori - ricorda b regista -. Aba radio una debe personalità più notevob era Ugo Stibe, futuro direttore del Corriere della Sera; spesso si trovavano con noi Vasco Pratobni e Anna Maria Ortese. Compagnone me lo rivedo davanti, con la sua passione politica e civile, che passava da grandi dolcezze a he furibonde. Era sobto leggerci ad alta voce i suoi articoli, fumando come un turco. Ci sentivamo meridionab e contemporaneamente europei. Verso b 1948 ce ne andammo tutti da Napob Forse era una coincidenza, ma uno dei primi editoriab di Compagnone su Sud era intitolato "Essi se ne vanno da Napob". Anche lui per un po' di tempo si allontanò. Poi ritornò: a Napoli non poteva rinunciare». Francesco Rosi e Compagnone, che veniva daho stesso popolare rione di Totò e di Marotta, era molto timido: Antonio Ghbelh, anche lui redattore di Radio Napoli, ricorda le sue velenose «sparate», ma anche i suoi imbarazzi: «Una volta fu mandato daba radio a intervistare De Gasperi. Lui era comunista e odiava l'abora presidente del Consigbo. Piazzò il microfono sotto b naso di De Gasperi senza largii nemmeno la domanda. Da allora aba radio rinunciarono a lui come cronista e sfruttarono di più le sue straordinarie doti di scrittore». Mirella Serri Francesco Rosi e Raffaele La Capria

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