«Il sequestro era una messinscena»

«Il sequestro era una messinscena» Roma, troppe contraddizioni nel racconto del falegname romeno. Possibile il fermo di altre persone «Il sequestro era una messinscena» Ex steward ucciso, in manette il testimone ROMA. Alla fine gli inquirenti non gli hanno creduto. Ha retto per due settimane la ricostruzione del falegname rumeno Dorino Stoyka Ovida, unico testimone del sequestro di Giancarlo Cannassi, ex-steward dell'Alitalia. Ma le contraddizioni erano troppe. Non c'è stato nessun sequestro, era solo una messinscena hanno deciso gli inquirenti, e Ovida sa molte cose che ancora non ha raccontato. Da ieri il rumeno è in stato di fermo nel carcere di Regina Coeli, indiziato di omicidio. E' il primo provvedimento emesso dal 17 gennaio, giorno del ritrovamento del cadavere di Carolassi nel garage della sua abitazione di Campaegli, un piccolo paese ai confini tra Lazio e Abruzzo. Entro martedì il giudice per le indagini preliminari deciderà se convalidare o meno il fermo. Nel frattempo, gli inquirenti sperano che il provvedimento renda più loquace Ovida e procedono nelle indagini. Non si escludono altri fermi nelle prossime ore. La svolta è legata all'esito dell'autopsia del medico legale Giovanni Arcudi, depositata due sere fa. Sarebbe infatti possibile la morte di Carmassi lo stesso giorno del presunto sequestro e nel garage dove fu trovato il 17 gennaio. Ma sarebbe legata anche all'interrogatorio elei due rumeni che vivevano con Ovida in una locanda di Campaegli. Alcune loro dichiarazioni non coincidevano né con quelle di Ovida, né con queUe della mogbe di Carmassi. Dorino era stato l'unico testimone del sequestro di Car- massi. Il 6 dicembre scorso stava eseguendo un lavoro per Carmassi. Secondo quanto racconta da settimane agli investigatori, intorno alle due e mezzo del pomeriggio era sceso con l'ex steward per andare in cantina. Lungo la strada avevano incontrato un uomo che Carmassi conosceva bene. Vicino, era parcheggiato un furgone azzurro, un Ford Transit. E' a questo punto che iniziano le contraddizioni del falegname rumeno. Nessuno ha mai visto quel furgone, né quel giorno, né in seguito. Ma Ovida insiste e prosegue nel racconto. L'ex steward gli chiese di risalire e avvertire la moglie che ci sarebbero stati invitati a pranzo. Dorino obbedì, ma quando tornò giù non trovò più né Carmassi né il furgone. Si diresse allora prima verso l'altro appartamento di Carmassi, poi verso l'unica locanda del paese. O forse solo verso l'appartamento o solo verso la locanda. Questo è un altro punto poco chiaro del racconto. In ogni caso - prosegue Ovida - lungo la strada vide il furgone e si avvicinò. Qualcuno lo tirò verso l'interno, dove c'era Carmassi, legato e imbavagliato. Più difficile dire chi altri c'era. Quattro persone accanto all'ex steward, come nella prima ricostruzione? Oppure due nella parte anteriore e due in quella posteriore come in una ricostruzione successiva? Il racconto prosegue. I rapitori si convincono a lasciar andare il falegname e gli consegnano un biglietto con un numero di telefono. Dai controlli degli inquirenti il numero risulta quello della madre di Ovida con una cifra cambiata. Come e perché quattro persone che Ovida sostiene di non conoscere sono in possesso di un numero del genere? Contro il rumeno vi sono anche le testimonianze degli abitanti di Campaegli, che hanno già da tempo le idee chiare sul suo coinvolgimento nella vicenda. «Ho sempre sospettato di lui», ha affermato ieri Giuseppe Di Gregorio, titolare dell'unica locanda del paese, subito dopo il ritrovamento del cadavere di Carmassi interrogato dai carabinieri. «A volte quando lo abbiamo ospitato nella locanda si è in qualche modo tradito. Un giorno si sono rotte alcune bottiglie di vino rosso, bagnando il pavimento del ristorante. Quando ho detto a Dorino di pulire il pavimento si è irrigidito nel fissare il colore rosso del vino, come se fosse rimasto fortemente impressionato, tanto che si è rifiutato di pulirlo». La stessa convinzione hanno sempre avuto i familiari di Carmassi. «Ho sempre sostenuto che Dorino avesse rilasciato più volte dichiarazioni contraddittorie», ha affermato ieri la sorella dell'ex steward, Maria Grazia. «Spero che l'indagine si concluda presto - ha aggiunto -. Chi ha colpa deve pagare per averci tolto in quel modo Giancarlo». La conclusione dell'autopsia ha dato il via libera alla firma del nullaosta per mettere il corpo di Carmassi a disposizione della famiglia. In settimana dovrebbero, dunque, svolgersi i funerali. Flavia Amabile Secondo l'autopsia Giancarlo Carmassi potrebbe essere morto lo stesso giorno della scomparsa L'immigrato sarebbe stato smentito anche da alcuni connazionali IL GIORNO DELLA MORTE. Il freddo del garage ha conservato il cadavere come in una cella frigorifera rendendo impossibile individuare la data dell'omicidio. IL MOVENTE. Non è ancora chiaro perché Giancarlo Carmassi è sfato ucciso. Un ricatto, un'amante, un'operazione finanziaria sbagliata o da nascondere: tutto è ancora possibile. IN QUANTI HANNO PARTECIPATO AL DELITTO. Dalle prime ricostruzioni è subito apparso chiaro che non poteva trattarsi di una sola persona. Non si sa però chi il falegname romeno starebbe coprendo. I PUNTI OSCURI GLI INCENDI A CAMPAEGLI. Dopo il sequestro si verificarono alcuni incendi in ville ufficialmente abban| donate da mesi. Nessuno sa ancora come e perché. LA RICOMPARSA Df CARMASSI. Il 17 dicembre un automobilista affermò di essere stato avvicinato alla periferia di Avezzano da un uomo che affermava di essere Carmassi e di essersi liberato. Il presunto Carmassi però scomparve nel nulla Sotto la vittima, l'ex steward Giancarlo Carmassi In alto, la sorella della vittima, Maria Grazia Carmassi

Persone citate: Della Morte, Flavia Amabile, Giancarlo Cannassi, Giancarlo Carmassi, Giovanni Arcudi, Giuseppe Di Gregorio, Maria Grazia

Luoghi citati: Abruzzo, Avezzano, Lazio, Roma