An, arriva la svolta dei ravioli di Fabio Martini
An, arriva la svolta dei ravioli Cene in villa e seminari, lo stato maggiore di Fini a scuola di bon ton An, arriva la svolta dei ravioli DROMA OPO sti' raviohni, chi potrà ancora ripetere che siamo impresentabili?». C'è tutta l'ironia partenopea nella battuta di Mario Landolfi, che con tutto lo stato maggiore di An è impegnato in una serata davvero speciale. Siamo ai Castelli Romani, nella cinquecentesca, bellissima villa Grazioh e qui i capi di An sono alle prese con sformatini di verza, raviohni di baccalà, codini in salsa di cavolfiori. Una cena super-chic che, sotto sotto, ha un effetto dimostrativo: anche la destra sa stare a tavola. D'Alema si fa cucinare dal grande chef (ulivista) Vissani? Ecco Firn e Tatarella che si fanno servire prelibati manicaretti da Antonello Colonna, lo chef della destra. Qualche illustre editorialista continua a dire che la destra italiana è impresentabile? Ecco a voi lo stato maggiore di An pasteggiare tra gh affreschi del Carracci, in una delle più eleganti ville laziali. Certo, questi sono i messaggi impliciti della serata, ma al¬ la fine la «svolta del raviolino» riuscirà soltanto a metà: dai loro tavoli, i colonnelli di An si sono scambiati aciduli sfottò e ne è venuta fuori una serata spassosa. Ecco il costituzionalista Paolo Armaroli, che con Tatarella lontano, dice: «Guardate Pinuccio: che differenza c'è tra lui e un posteggiatore abusivo?». E quando Armaroli si avvicina ad una ragazza, dall'altro tavolo Mario Landolfi scherza: «Armaroli? Un noto molestatore... Quando insegnava all'Università le prime file erano vuote...». E a metà cena Fini e Tatarella si sono alzati dal loro tavolo, sono andati in cucina, un fotografo ha immortalato la stretta di mano con lo chef e qualcuno ha sussurrato: «Firn e Tatarella sono finiti in cucina: proprio dove li vorrebbe Cossiga...». Una serata a tutto gas, che ha esaltato quella vocazione goliardica della destra italiana, quel gusto per la battuta (a dispetto della disciplina di partito), che fa gh ex missini assai diversi dagh ex comunisti. Con buona pace dell'asse Fini-D'Ale- ma. Tutto ha inizio alle nove di sera. Per tutta la giornata, in una saletta di palazzo Grazioh, una trentina di parlamentari di An ha partecipato ad un seriosissimo seminario voluto dal presidente dei deputati Tatarella per «vaccinare» i suoi alle novità introdotte dal nuovo regolamento della Camera. Un seminario nel segno della (muova destra», che vuole essere studiosa, rigorosa, persino un po' «secchiona» come chmostrano le ponderose tesi per la convention di Verona. Ma è ora di andare a cena, autentico clou di una giornata architettata da Tatarella e dal suo braccio destro Italo Bocchino, l'enfant prodige di An, eletto deputato a 28 anni. Lo scenario è suggestivo: villa Grazioh, alle porte di Frascati, è una villa adagiata su una collina dalla quale, in dissolvenza, si vedono Roma e la costa tirrenica. Nella sala con vista si servono tartine e spumantino, con un signore che suona arie d'opera al pianoforte. Un'atmosfera da cor- teggiamento. Bocchino è soddisfatto: «Questa è la nuova destra: fatelo sapere a Galli della Loggia che scrive che siamo impresentabili!». Domenico Gramazio, deputato romano detto er pinguino che non ha mai nascosto le sue nostalgie, ne approfitta per tm brindisi: «Benito!». Qualcuno si gira, ma niente paura: Gramazio brinda con l'onorevole Benito Paolone. Arriva Angiola Filipponio, la bella e coltissima moglie di Pinuccio Tatarella. Il marito la mette scherzosamente in guardia: «Non fidarti dei giornalisti». E lei: «Io mi fido di tutti, tranne che di lui...», indicando il marito che si allontana. Scherza anche Gustavo Selva: «Ci avviamo ad un forchettonismo democristiano!». Firn, che conosce i suoi, se ne sta al suo tavolo e l'unica battuta è sulle sue arti culinarie: «So farmi solo il caffè...». L'unico che sembra deluso dal successo della cena è il professor Armaroli. ((Forse scherza Landolfi - ha capito che il clou non è la sua relazione sui regolamenti parlamentari, ma i manicaretti». E infatti quando Armaroli incrocia lo chef, gh chiede: «E' lei il cuoco?». E Colonna: «Di cuochi ne ho circa venti... Forse se lei avesse saputo che il clou era la cena, si sarebbe messo dietro ai fornelli!». E quando a mezzanotte il professore lascia la villa, qualcuno lo sente sussurrare: «Io sono Colonna, Antonello Colonna...». Fabio Martini Ma fra una portata e l'altra i «colonnelli» non lesinano gli sfottò Gianfranco Fini, Giuseppe Tatarella e lo chef Antonello Colonna
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