«Non c'è un asse An-pds»

«Non c'è un asse An-pds» DI FORZA ITALIA «Non c'è un asse An-pds» Berlusconi: nel Polo sensibilità diverse PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Silvio Berlusconi arriva all'hotel Plaza Athénée poco dopo l'attore Jack Nicholson e si infila in ascensore liquidando tutti con una battuta: «Ogni scusa è buona per venire a Parigi». Ma quando, dopo più di un'ora, compare finalmente in una saletta riservata dell'albergo, la voglia di scherzare è svanita. Il leader di Forza Italia, che oggi parlerà al congresso del movimento gollista francese, è teso e non lo nasconde. Seduto su un divanetto rosa, sembra un pugile pronto a scattare al suono del gong. Da Roma sono rimbalzate le dichiarazioni di Fini sulla riforma della giustizia. Qualcuno già parla di voltafaccia, di asse con D'Alema. E proprio all'indomani della requisitoria di Gherardo Colombo al processo di Milano. Il viaggio a Parigi sembra cominciare sotto una cattiva stella. Presidente, sulla separazione delle carriere dei magistrati, Fini ha fatto dietrofront? «Non c'è stata alcuna marcia indietro da parte di Fini. Gli ho parlato al telefono e mi ha detto che non è questa l'interpretazione da dare al suo intervento. E non sarebbe nemmeno una posizione nelle corde della linea politica di An e dei suoi elettori. Così come non c'è alcun asse tra Fini e D'Alema. E' un'altra invenzione come quella dell'asse che ci sarebbe stato tra me e D'Alema che poi, come tutti sanno, non ha saputo evitare il richiamo della foresta di Rifondazione comunista». Quindi la posizione del Polo sulla separazione delle carriere non cambia? «Ci possono essere sensibilità diverse. Ma una cosa è importante e su questa c'è unità assoluta: bisogna arrivare a una vera dialettica alla pari tra accusa e difesa con un magistrato giudicante dal quale tanto il pm quanto gli avvocati difensori devono andare con il cappello in mano. E' così in tutto il resto d'Europa e, nel resto d'Europa, questo risultato si è ottenuto con la separazione delle carriere. Se da noi si riuscirà a trovare una strada diversa per raggiungere questo obiettivo, la esamineremo». Anche lei, allora, è aperto a soluzioni diverse? «Non vorrei sembrare troppo aperturista. Chi mi conosce sa che quando mi siedo a un tavolo non mi piace usare la spada di Brenno. Non dico o così o niente. Il fatto è che, finora, soluzioni alternative valide non ne vedo. E anche Fini mi ha detto che è sulla stessa lunghezza d'onda: ipotesi diverse potrebbero essere valutate se portassero al medesimo risultato e ha aggiunto testualmente, naturalmente se c'è l'accordo con voi». Polo unito, allora. Ma Fini è andato a prendere gli applausi dei magistrati... «All'assemblea dell'Associazione dei magistrati c'era anche Forza Italia. C'era per noi Mar- cello Pera. E poi non credo che i magistrati possano considerare come un attacco alle loro funzioni il progetto di applicare anche in Italia quello che già esiste in tutti gli altri Paesi per garantire ai cittadini italiani una reale difesa dei loro diritti. Capisco che la separazione netta possa rappresentare un mi- nus rispetto alla situazione attuale. Vediamo, allora, di compensarlo se è necessario. Ma i meccanismi non mi sembrano ancora identificati». Nemmeno dal «lodo Tinebra» che sembra interessare Fini? «Non lo abbiamo ancora valutato. Ma vorrei dire una cosa in modo netto. Qualcuno sostiene che Berlusconi si batte per sé. Se io pensassi davvero ai miei interessi, non dovrei mettermi contro i giudici. I giudici che, magari, dovranno giudicarmi. Al contrario, tutto quello che Forza Italia fa in Parlamento non riguarda me: riguarda tutti gli italiani e, probabilmente, andrà in vigore tra quattro o cinque anni. Questo conferma che io non penso a me». E della sua vicenda giudiziaria che cosa pensa? «In primo luogo che si vuole far passare per corruzione un caso di concussione di cui il mio gruppo è stato vittima. Poi che non esiste nessun motivo perché io sapessi e, tantomeno, ne esistono le prove. Durante il vertice di Napoli, quando ero presidente del Consiglio, mi arrivò un avviso di garanzia per spezzare la mia carriera politica proprio da parte di un pm che, poi, è entrato anche lui in politica. Forse sarà stato kitsch, ma allora davanti a un centinaio di giornalisti di tutto il mondo, ho giurato sulla testa dei miei figli che non ne sapevo nulla. Certo, per me quanto sta accadendo è motivo di profonda amarezza. E credo che altre cose mi capiteranno. Alcuni magistrati sono come un aereo che non si può fermare perché, altrimenti, cadrebbe in stallo». Enrico Singer «E' fondamentale poter raggiungere una vera dialettica fra accusa e difesa come già accade nel resto d'Europa» «Alcuni giudici sono come un aereo che non si può fermare perché altrimenti cadrebbe in stallo» Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi (sinistra) è a Parigi Sopra, D'Alema; nella foto grande Fini parla con un magistrato