DOVE SEI AMATO EUFEMISMO? di Franco Lucentini

DOVE SEI AMATO EUFEMISMO? TRAVOLTO DAL SEXYGATE DOVE SEI AMATO EUFEMISMO? LA prevalenza del cretino»?, sogghigna un amico ricordandoci il titolo di una nostra raccolta di bonarie osservazioni di costume. «Ma è roba passata, superata, oggi dovreste intitolarla "La prevalenza del p..."»! Se invece dei puntini mettessimo la parola intera questo giornale la pubblicherebbe? Probabilmente sì, e non sarebbe poi un gran scandalo. Siamo noi che pretendiamo ancora i puntini, noi che di fronte alla «parolaccia» nero su bianco ancora c'impenniamo come cavalli western alla vista di un serpente a sonagli. Perché mai? Spinosa domanda, che ci mette in aspra contraddizione con noi stessi. La prevalenza della scurrilità è ormai accertata, le attività del presidente Usa negli anfratti della Casa Bianca ne sono soltanto, come dire, la consacrazione internazionale, globale. Ma da Washington a Brescia nulla più viene taciuto, o per lo meno sottinteso; dei due amanti assassini (mancati) di quella città di provincia ci viene detto a tutte lettere che cosa facessero sul cofano della macchina, e tutti i termini fino a ieri «proibiti» per designare talune parti del corpo o descrivere talune funzioni naturali (o innaturali) sono entrati nell'uso, come dicono i lessicologi. Basta salite su un autobus pieno di scolaretti, ascoltare un talk-show, leggere un'intervista, seguire un dibattito parlamentare per constatare la morte dell'eufemismo. Ma a noi gli eufemismi ripugnano, giammai diremmo «non vedente» invece di «cieco», «operatore ecologico» invece di «spazzino»; e ancor più d'altra parte ci ripugna la vena allusiva, piccante, maliziosetta, presente in molta pubblicità, in molti programmi televisivi, in molte pagine di giornali illustrati. La sana crudezza delle parolacce dovrebbe dunque strapparci l'applauso: benone, finalmente si chiamano le cose col loro nome, basta con quelle deprimenti ipocrisie! Sennonché ci accorgiamo che l'assenza di quelle ipocrisie ci deprime ancora di più. Eppure noi stavamo dalla parte di Baudelaire, quando lo processarono per il «bijou rose et noir» di Lola de Valence. Stavamo per Flaubert, Carlo Frutterò Franco Lucentini CONTINUA A PAG. 14 SETTIMA COLONNA

Persone citate: Baudelaire, Carlo Frutterò, Flaubert

Luoghi citati: Brescia, Usa, Washington