GLI IMPEGNI NON BASTANO PIU' di Cesare Martinetti
GLI IMPEGNI NON BASTANO PIU' GIOVANI E LAVORO GLI IMPEGNI NON BASTANO PIU' Convegno sabato al Lingotto (sperando nella concretezza) LA quantità di parole che si fanno sullo Stato sociale italiano è inversamente proporzionale alla quantità di risorse di cui nel futuro disporrà il cosiddetto «Stato sociale». Non tutti hanno ancora capito che cosa significherà esattamente «Europa». Se ne parla miracolisticamente, come un obbiettivo da raggiungere, come se fosse la soglia di un futuro Stato del benessere e della prosperità. Speriamo che sia anche questo. Ma Europa vorrà soprattutto dire mantenersi dentro standard di «sicurezza sociale» che non hanno nulla a che fare con quelli ai quali siamo abituati in Italia. Come si dice un po' volgarmente «la cuccagna è finita». Il problema è - anche - per quelli che la «cuccagna», vera o presunta, non l'hanno mai gustata. O che di quella si trovano incombenti sulla testa soltanto i cascami: desideri, velleità, irrealtà. Irresponsabilità. Non è mica facile essere giovani, oggi. Non è facile parlare con i giovani, capire ed essere capiti: non ci sono modelli, le lingue sono tante, confuse e diverse, siamo all'inizio di un viaggio in terreni sconosciuti (l'Europa), non è detto che le guide migliori siano gli adulti. Ma con gli adulti bisogna fare i conti, i loro riti, i loro poteri. Per esempio sabato 31 gennaio (Sala Londra, Centro congressi del Lingotto, via Nizza 280) dal mattino (9,30) alla sera ci sarà un bel convegno su «Stato sociale e questione giovanile». E' organizzato dalla Consulta giovanile, uno di quegli organismi in cui i giovani giocano a fare i grandi e dove i grandi dimenticano di essere stati giovani e promettono sempre grandi cose che poi difficilmente realizzano. E, sulla «questione giovanile», di parole e di promesse se ne sono sprecate in questi anni fin troppe. La realtà è - a dispetto delle promesse e delle parole - sempre più difficile. L'avvicinarsi dell'«Europa» la renderanno temiamo - ancora più scabrosa, specie per quel che riguarda il lavoro. Oggi i giovani in cerca di prima occupazione hanno probabilità di trovare lavoro nell'arco di un anno intorno al 20 per cento. Un terzo di questo 20 per cento, lo trova ma a tempo determinato. E questo tipo di occupazione non sempre, anzi sempre più raramente, rappresenta un passaggio verso un'occupazione stabile. Tale è la situazione che le ormai ^sostenibili sicurezze del nostro «Stato sociale» ci fanno giudicare e raccontare come se fosse un dato fortemente negativo e che invece dobbiamo prepararci a considerare come il paesaggio abituale del futuro. Si chiama «flessibilità», ce la chiede l'Europa, l'ha proposta qualche giorno fa il Governatore della Banca d'Italia Fazio. Il mito del posto fisso, per tutta la vita, va cancellato dagli scenari possibili. Non è detto che sia un male, ma certo il passaggio sarà faticoso e difficile. Coraggio. Si può andare a vedere e a sentire il convegno della Consulta. Ci dicono che alla fine qualche proposta potrebbe persino saltare fuori. Tutte le organizzazioni giovanili sono invitate. Si parlerà di formazione professionale, di nuove tecnologie e anche del cosiddetto «terzo settore», cioè l'occupazione possibile nel campo del sociale. Ci saranno interlocutori importanti, il presidente della giunta regionale Enzo Ghigo, un esperto del ministero del Tesoro, il vicepresidente dei giovani imprenditori della Confindustria e il responsabile delle politiche per il lavoro della Cisl. Ad essi bisognerà chiedere qualcosa di più dei soliti impegni: signori, se ci siete e avete qualcosa di vero da proporre, battete un colpo. Cesare Martinetti L'incontro al Lingotto è curato dalla Consulta giovanile
Persone citate: Enzo Ghigo
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