Biotecnologie Gli italiani sono divisi di Piero Bianucci

Biotecnologie Gli italiani sono divisi UN'INCHIESTA Biotecnologie Gli italiani sono divisi Renato Dulbecco, premio Nobel DELLE biotecnologie 90 italiani su 100 pensano che siano un settore in forte sviluppo e con un grande futuro, come l'informatica e le telecomunicazioni. Nelle valutazioni però sono divisi: su cento, 26 sono contrari alle applicazioni biotecnologiche in base ad argomentazioni di tipo ecologista, 23 sono molto favorevoli, 51 stanno in un'area che va dalla tiepida ma benevola accettazione alla confusa preoccupazione alla più o meno pronunciata indifferenza. Sono dati raccolti dalla Demoskopea due mesi fa su un campione di mille persone tra i 14 e i 79 anni tramite intervista telefonica e presentati la settimana scorsa ad un forum sulle biotecnologie organizzato a Milano dalla Novartis, azienda nata dall'unione di Ciba e Sandoz, 33 mila miliardi di lire di fatturato, leader mondiale nell'industria biotecnologica. Tra gli altri, all'incontro milanese hanno partecipato Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina e promotore del Progetto Genoma Umano, Arturo Falaschi, direttore del Centro internazionale per le biotecnologie di Trieste, il farmacologo Rino Rappuoli, il direttore del Max Planck Institut di Colonia, il filosofo della scienza Giulio Giorello, il presidente di Legambiente Ermete Realacci e il cardinale Ersilio Tonini: punti di vista che coprono l'intero spettro delle competenze biotecnologiche (dal campo medi• verte quello; agricolo-ahmenTare" a quello ambientale) e delle valutazioni etiche, culturali e sociali. Qualche dato. Sono in fase di sperimentazione oltre 200 farmaci biotecnologici. Nel settore dei vaccini, il primo derivato dall'ingegneria genetica fu, nel 1986, il vaccino contro l'epatite B, il secondo, nel 1993, quello contro la pertosse. Ma ora il concetto stesso di vaccino si va estendendo. Si parla di vaccini per curare malattie croniche, tumori, allergie e di una medicina preventiva piuttosto che curativa. Anche la somministrazione dei vaccini è orientata verso forme nuove come spray, pomate, pillole. In campo agricolo, tra il 1986 e il 1995 sono stati effettuati 3647 rilasci di organismi vegetali modificati geneticamente. In maggioranza si tratta di prove di resistenza agli erbicidi (1450), agli insetti (738) e ai virus (466); 806 sperimentazioni riguardano invece la qualità del prodotto. Riso, mais, soia, patata, pomodoro e tabacco sono le piante più «ingegnerizzate» ma si lavora anche con buoni risultati sui fiori. E regolando il metabolismo dell'etilene si riesce anche a controllare la maturazione e a ritardare i fenomeni di marcescenza. La questione dei brevetti rimane centrale. Renato Dulbecco sostiene da sempre la brevettabilità dei geni e dei processi di ricombinazione del Dna perché senza prospettiva di remunerazione queste ricerche si fermerebbero. D'altra parte il brevetto rende pubblica la scoperta, mettendola a disposizione (pagando) di tutti: è quindi una garanzia, tanto che negli Stati Uniti alcune aziende deliberatamente non brevettano il genoma dei batteri patogeni che studiano proprio per conservarne meglio il controllo. Quanto agli aspetti morali, Ersilio Tonini ha confermato la totale apertura della Chiesa a queste ricerche, con l'unico limite del rispetto della dignità umana. Dal punto di vista ambientale, Realacci ha invece lanciato l'allarme a proposito del rischio che le biotecnologie riducano drasticamente la biodiversità. E il filosofo Giulio Giorello, dopo aver ricordato i problemi etici e giuridici ancora da risolvere, ha citato Tom Wilkie: la vita di ogni organismo è delicata come una fiammella «che qualsiasi forte soffio di vento può estinguere». Piero Bianucci

Luoghi citati: Colonia, Milano, Stati Uniti, Trieste