LA CROCE DI KUNG di Enzo Bianchi

LA CROCE DI KUNG LA CROCE DI KUNG Teologo dell'essenziale CRISTIANESIMO ESSENZA E STORIA Hans Kùng Rizzo// pp. 954 L. 55.000 VI sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere»: così l'autore della conclusione del Vangelo secondo Giovanni. Facile quindi immaginare che anche l'impresa di raccogliere in un volume (sia pure di 900 pagine e sia pure preceduto da uno di identica mole sull'ebraismo e seguito da uno su «le sfide del presente», annunciato nel «non un epilogo» finale) «un bilancio critico e storico di venti secoli di cristianesimo» non possa abbracciare per intero la varietà e la vastità degli effetti prodotti dalla comparsa di un certo Gesù di Nazaret al cuore del popolo di Israele due millenni or sono. Indubbiamente l'autore è tra i più qualificati per trarre da qussta sfida impossibile il massimo di indicazioni e di piste di riflessione: teologo cattolico di fama, esperto al Concilio Vaticano n, dichiaratamente ecumenico (se ci fossero dubbi, si veda l'elenco delle persone - papa Giovanni XXITJ, il patriarca Atenagora, l'arcivescovo di Canterbury Michael Ramsey e il pastore Willem Visser't Hooft - nel cui «riconoscente ricordo» è posto il volume), in costante dialettica critica con la Congregazione per la Fede (più volte richiamato all'ordine, sospeso dall'insegnamento nelle facoltà cattoliche, ma senza che mai si sia consumata una rottura piena e definitiva), Hans Kùng trae qui dal tesoro della sua fede cristiana e della sua scienza teologica «cose antiche e cose nuove». La sproporzione della mole delle tre parti in cui l'opera si suddivide - una trentina di pagine su lì problema dell'essenza, una quarantina su lì Centro e oltre settecento di Storia - non deve trarre in niganno: le prime due sezioni sono quelle che forniscono le chiavi interpretative per leggere il seguito, delineando «cosa nel cristianesimo debba essere perennemente valido, stabilmente vincolante e assolutamente irrinunciabile», ricentrando la riflessione teologica cristiana su «Gesù Cristo, il crocifisso, risuscitato alla vita eterna», e fissando i cambiamenti epocali «paradigmi» - «intera costellazione di convinzioni, valori, comportamenti, ecc., che vengono condivisi dai membri di una determinata comunità» - attraverso cui leggere l'evoluzione del cristianesimo e il suo impatto nella società. Così l'itinerario storico si snoda convincente, con sapienti parentesi, anticipazioni e riprese di tematiche, anche se a volte il peso dei propri convincimenti teolo giri porta Kùng a dare per scontate alcune affermazioni o a risolvere sbrigativamente questioni ben più complesse. Penso, per esempio, all'apoditticità con cui lega il problema dell'emarginazione o dell'oppressione della donna nella Chiesa all'imporsi della legge del celi bato per i vescovi e poi per il clero. Penso ancora all'u nilateralità con cui il monachesimo è ignorato come fe nomeno profetico - per lo meno nel suo nascere e nel frequente ri-nascere rinnovato - e visto invece come forza d'urto in appoggio allo schieramento più istitu zionale nelle diverse controversie. Penso, come ultimo esempio di percorsi sbrigativi, alla naturalezza con cui l'autore suggerisce anche all'Islam - oltre che all'ebraismo e al cristianesimo - proposte di ripensamento «ecumenico» del proprio situarsi nella storia. Forse avrebbe giovato una maggiore discrezione nel lasciare che fosse l'altro ad autodefinirsi, così come avremmo apprezzato che l'editore avesse rispettato il divieto di pronunciare il nome del Dio unico di Israele, limitandosi a riportare il tetragramma JHWH, per l'appunto impronunciabile. Ma quello che resta un giudizio essenzialmente positivo sull'opera intelligente del teologo svizzero e sulla sua ardente passione per l'unità dei cristiani e per la pace e il dialogo tra le religioni non può tacere le gravi lacune dell'edizione italiana. A parte la difficile leggibilità grafica dei riquadri che sintetizzano gli «interrogativi per il futuro» - a meno che l'uso del fondo grigio non voglia essere un richiamo implicito ah'impossibilità di aver le idee chiare sull'avvenire - ci si imbatte con frequenza impressionante in errori di stampa e, cosa più grave ancora, in svarioni o scelte infelici del traduttore. Così i «mezzi di sussistenza» diventano «motivo di esistenza» (p. 232); la più celebre opera di mistica medievale inglese - La nube dell'inconoscenza - diventa Nube dell'ignoranza (appunto!, p. 446); la «nobiltà romana» si trova a essere «novità» (p. 379), mentre agli ebrei di Roma viene imposto dai papi un «vestito isolante» (contro i rigori del freddo capitolino?, p. 392). Altre volte si vorrebbe avere a disposizione l'originale tedesco per capire quale sia, per esempio, «l'esperienza vissuta del risveglio» attraverso cui è passato Ignazio di Loyola (p. 478) o, ancora, per verificare se il «peccato ereditario» del quale si parla a profusione coincida o meno nel pensiero dell'autore con il «peccato originale» della catechesi cattolica. Forse, affinché il fenomeno religioso - che tanto pare appassionare gli uomini e le donne del nostro tempo - divenga comprensibile a una cerchia più vasta di lettori, non sono necessari solo teologi preparati e capaci di «divulgare» la loro scienza - come Hans Kùng - ma anche traduttori ed editori sensibili al contenuto oltre che alla vendibilità del prodotto. CRISTIANESIMO ESSENZA E STORIA Hans Kùng Rizzo// pp. 954 L. 55.000 Enzo Bianchi

Persone citate: Gesù, Hans Kùng, Hooft, Michael Ramsey

Luoghi citati: Israele, Roma