AL SACRO FUOCO DI ARBASINO

AL SACRO FUOCO DI ARBASINO AL SACRO FUOCO DI ARBASINO Passeggiate in mezzo ai draghi PASSEGGIANDO TRA I DRAGHI ADDORMENTATI Alberto Arbasino Adelphi pp.27l L 20.000 PASSEGGIANDO TRA I DRAGHI ADDORMENTATI Alberto Arbasino Adelphi pp.27l L 20.000 ON questa raccolta di appunti di diario, un po' cronaca e un po' educazione sentimentale, frammenti e aforismi, graffiti dissacranti, Alberto Arbasino ritorna con l'immagine seduttiva del gran intrattenitore, del prestigiatore di consumata bravura che sa in ogni momento rilanciare il tono già iperteso della sua prosa con scoppiettanti fuochi d'artificio. Una carrellata à bout de soufflé tra scenari vari eppure collegati da un analogo stato d'animo per chi li visita e vi si muove, tra ammirazione e disagio, leggendo il passato e analizzando il presente per tacere a volte, e per discrezione, del futuro. Un passeggio bon ton «tra i draghi addormentati» e anche tra i draghi che si sono svegliati, e non sempre di buon umore, senza trascurare poi quelli che un occhio l'hanno aperto e subito l'hanno richiuso per sconforto. Ci inoltriamo nella terra del Messico, già azteca e maya, dove nei menu d'agenzia si incontrano e mescolano con disinvoltura l'ammirazione per le piramidi precolombiane, le suggestioni dei vulcani amati da Malcolm Lowry e le estasi di Antonin Artaud, nonché rivoluzioni che vanno e "engono (dal Guatemala al Chiapas) e son divenute operette e quasi speL oli d'animazione (everso Natale e Capodanno». L'innocenza sembra ritrovata in Birmania, eppure le immagini dei templi di Pagan (intatte come la via Appia apparsa a Goethe) non riescono ad allontanare un enigma non solo asiatico, l'amara constatazione che (da povertà è tradizionalmente immensa, lo sfruttamento incessante¬ mente, il potere invariabilmente repressivo». Ed eccoci approdare, dal sonno degli animali di pietra, attenti anche se poco fortunati nel sorvegliare piramidi e templi e miti, alle colonne di Persepohs che propongono il fascino degli antichi regni della Persia con un'atmosfera alla Bayreuth. Quale stupore leggiamo negli sguardi dei compunti dignitari achemenidi e del «caro Diario»: non solo per essere piaciuti a generazioni di esteti e anche al nostro Cesare Brandi, ma per venir richiamati con altrettanta sincerità dallo Scià e da Farah Diba e poi dagli ayatollah e presiedere, con la loro millenaria conoscenza del protocollo, «fiaccolate islamiche» su di una scena, dove non è certo agevole inoltrarsi tra integralismi e fondamentalismi, e dove è difficile decidere quale senso e stile vadano attribuiti ai chador. Eppure in questa trama ecco affiorare altre istanze di una visione di vita e di una scelta espressiva e figurale. Sentiamo l'autore risalire ad una tradizione che vanta una misura etica, alla Cattaneo, passata poi attraverso la stupefazione impassibile e moderna dell'ingegner Gadda; e andar oltre, sino alla compagnia dell'abate Parini, o di un altro abate ancora, il pittore ritrattista Fra Galgano, le cui lacche hanno la levita, l'impertinenza della scrittura di Arbasino. E non solo cavalieri e dame da riscoprire, e poi commendatori e signore tra Milano e dintorni, ma pure i pitocchi, dipinti dal Caravaggio e dal Ceruti ma accessibili attraverso infanzie povere e annoiate, e che tuttavia hanno avuto il pregio di immunizzare rispetto agli «isnù» trionfalistici (ma poi non trionfanti) e rispetto anche al bricolage nevi age. Forse in questo calibrato ed elegante impasto linguistico, da illuminista serio e che pur non teme Yancien regime, forse ancora meno dei paesaggi incorrotti, Arbasino si raccomanda come il nipotino preferito dell'ingegnere. E non solo per la verve con cui la passione disegnativa capace di tracciare i profili delle ville brianzole, tra Mole Antonelliana e Alhambra e Serruchon, può essere trasferita a descrivere il proliferare d'ornamenti di templi e pagode, e stupa e stupirli, e ad accorgersi sottilmente di inediti e ghiotti Kitsch, in Birmania il santuario moderno di Ne Win a Rangoon e in Iran il mausoleo di Khoineini. L'eredità di Gadda si rivela soprattutto nel saper accettare, con scetticismo sublime, che tutto quanto sa di sistema è veramente passato e che ogni cosa sembra veramente consumarsi, e forse va proprio consumata, in un fou lire di metafisica dignità. Giuliana Morandini

Luoghi citati: Birmania, Guatemala, Iran, Messico, Milano, Persia, Rangoon