L'ABISSO DI BIAMONTI di Lorenzo Mondo
L'ABISSO DI BIAMONTI m Mill L'ABISSO DI BIAMONTI «Leparole la notte»: un misterioso sparo, una donna magica, una sentinella sul crinale di questo mondo guasto e malato IBRI come quelli di Francesco Biamonti arrivano in buon'ora a fare piazza pulita degli stanchi, noiosi dibattiti su tradizione e avanguardia, formalismo e realismo, lenocinio della parola e tensione etica; a sbarazzarci delle sopravvivenze più o meno aggiornate di un naturalismo che non appartiene tanto alla letteratura quanto alla sociologia o addirittura alla cronaca. Prima ancora di esprimere una considerazione critica, si deve prendere semplicemente atto che Biamonti «c'è», c'è questo romanzo animato da una intrinseca necessità, da una irriducibilità umana e stilistica. Prendete, in Le parole la notte, la capacità di fissare le cose e di nominarle (le piante, i fiori, le pietre, le acque, il vento e le nuvole) con una sapienza che è del contadino e dell'uomo colto, con una esattezza terminologica non comune e che pure trascolora in una realtà diversa e pervasiva: dll b d fli..i rami prendevano le forme della brezza», «cadevano foglie laminate di raggi», le nuvole «tingevano di rosa le ali dei falchi», il mare «si alzava, splendeva, crollava». E' una concretezza che si sfalda, si riplasma e rifrange nella comunione di tutte le apparizioni della natura. Ma questi prelievi isolati rischiano di fare torto alla prosa di Biamonti, di indulgere al «bello» fine a se stesso. Mentre i fittissimi, affascinanti indugi valgono in quanto si dispongono in tessuto connettivo, instaurano un habitat ideale, suggeriscono un'aura metafisica. Le stesse figure umane, sbozzate nella fissità dei gesti, nella reticenza scabra del linguaggio, diventano partecipi, come scaglie e fremiti, del mondo naturale. Non è che quel lembo di Liguria arroccato in vista del mare e della Francia sia immune dalle libecciate e risacche della Storia. Nel romanzo un gruppo di scampati ed esuli, uomini e donne, sono intormentiti dal ricordo di onori e viltà, di sogni tarlati come bandiere rimosse e, insieme, dagli affioramenti di una finta pace, di una pace nella guerra. Ci sono le delusioni dell'ex ufficiale francese, una specie di ardimentoso e leale moschettiere che nel 1945 ha «liberato» quello scorcio di Liguria per annetterlo alla Provenza e che ha combattuto successivamente nell'Algeria dei feroci contrappassi. Ma per le balze montane passano adesso torme di disperati che arrivano da ogni parte della terra, diretti verso la Francia e il Nord. Sembrano esemplificare, i no¬ madi della notte, il cammino di una storia cenciosa e tragica, il fatale andare degli uomini lungo impervi, ingannevoli crinali. Il protagonista Leonardo, tornato al paese semideserto e diruto dopo una vita avventurosa, inclina ad una separatezza eremitica, a lasciarsi assorbire dal dialogo interiore. Ma viene ferito da una fucilata e vorrebbe scoprire l'identità e le ragioni dell'attentatore... Ma c'è una ragazza curda che è stata rapita per avviarla a una sorte infame, e lui vorrebbe trovarla e liberarla. Come rimuove tagliole e lacci per proteggere gli animali della macchia. Sono i tratti che definiscono esternamente il personaggio e compongono l'esile trama del romanzo: dove l'antica, torva follia che alligna nella povertà della montagna si intreccia con nuove, planetarie crudeltà. Leonardo si muove con dolente cautela tra gli uomini e le cose. Cerca nella natura le tracce di un'armonia perduta, si incanta sul mare che suggerisce un'idea di eternità, ma non può fare a meno di avvertire i miasmi che salgono dal basso, della costa sfigurata, della mafia, della droga. Il mondo è guasto e malato, sembra giunto «all'ora nona», sulle soglie dell'abisso. Gli sembra a tratti che i suoi interlocutori, montanari e borghesi, appartengano ormai al mondo dei trapassati, che sia giunto il tempo di una disarmata, religiosa invocazione al perdono. Appena lo sorreggono e confortano il richiamo della pietà, le risorse di un capriccioso amore (incarnato dall'algida, infedele, enigmatica Veronique), la stupefazione per la bellezza che lascia un senso acuto di privazione: «Evocava un aldilà». E' quanto Biamonti riesce ad opporre alla montante oscurità, barricato in una «sorta di Castiglia ancora austera», vagheggiata e difesa nella trasparenza smagliante della parola. Lorenzo Mondo Tra Liguria e Francia: Leonardo, dopo una vita avventurosa, torna al paese, assorbito dal dialogo interiore LE PAROLE LA NOTTE Francesco Biamonti Einaudi pp. 197 L. 26.000 Aldo Busi Sopra, a destra: Francesco Biamonti
Persone citate: Aldo Busi, Biamonti, Castiglia, Francesco Biamonti, La Notte
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