Le avventure di Clinton. Le lotte dei Valdesi per la nostra libertà

Le avventure di Clinton. Le lotte dei Valdesi per la nostra libertà LETTERE AL GIORNALE Le avventure di Clinton. Le lotte dei Valdesi per la nostra libertà Il Presidente e la sua «privacy» In questi giorni l'argomento principe della cronaca nazionale è rappresentato dalle vicende amorose del presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Su quasi tutti i canali televisivi e in molti quotidiani c'è chi proclama a viva voce l'innocenza dell'uomo più potente del mondo o quanto meno la comprensione per un comportamento del tutto normale (esempio il dottor Bossi durante la trasmissione Verissimo del 27 gennaio). Ebbene io non sono d'accordo in quanto il sig. Clinton è legalmente coniugato, per cui, secondo i canoni di una normale moralità, è inammissibile che egli possa accettare relazioni extraconiugali, anche se potrebbe farlo per scaricare lo stress dovuto alla sua carica politica. Ascoltando le varie interviste effettuate a noti personaggi televisivi italiani, ho potuto notare che la parola «privacy» viene utilizzata molto spesso e pertanto vorrei ribattere che il Presidente è pur sempre un personaggio pubblico (come Lady Diana, il Papa, Fidel Castro, ecc.), Capo di una Nazione in cui la maggior parte delle persone è fortemente puritana. Per concludere, vorrei dire che in Italia affrontiamo sempre delle questioni che, in realtà, non sono nemmeno importanti, a scapito di gravi problemi che vengono lasciati in disparte. Inoltre aggiungo che l'estate scorsa c'ero anch'io negli Stati Uniti, ma quasi nessuno si ricordava della questione O'Dell. Vittoria Sepe, Vigone (To) Le condizioni di vita all'Avana Mi riferisco alla lettera del Sig. Enzo Carteny, pubblicata sulla Stampa il 28 gennaio a proposito dell'embargo americano a Cuba. L'embargo esiste, vero. La popolazione cubana vive di stenti, vero anche questo; ma questo non per via dell'embargo. Come il Sig. Carteny giustamente osserva, il divieto vale solo per imprese Usa, quelle di altri Paesi sono libere di vendere a Cuba tutto quello che vogliono. Il problema di Cuba non è tanto quello di non sapere a chi rivolgersi, quanto di non riuscire a mettere insieme i soldi da spendere. Quello che strozza l'economia dell'isola è la politica del suo governo; i responsabil dell'inedia «di donne, vecchi e bambini» dell'isola sono il signor Fidel Castro e la sua dottrina sociale. Il lettore fa inoltre confusione, perché nel caso dell'Iraq le sanzioni economiche sono state decretate e vengono mantenute dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, non dal presidente degli Stati Uniti. E per quanto riguarda le motivazioni, ricordo che il regime di Saddam Hussein non ha ancora mantenuto in pieno gli impegni previsti dagli accordi di pace. Per esempio circa 800 cittadini kuwaitiani che furono fatti prigionieri e deportati durante l'invas'one non hanno ancora fatto ritorno a casa. Ripropongo la domanda: dov'è la morale? Andrea Villa, Londra a.villa@lse.ac.uk Le Leggi Patenti di Carlo Alberto Anche Torino si sta preparando a celebrare il 150° anniversario delle Lettere Patenti emanate da Carlo Alberto il 17 febbraio 1848 a favore del popolo valdese, ponendo fine a una ultrasecolare discriminazione. Il gesto di concedere le libertà civili e politiche a questi «sudditi» ghettizzati nelle vallate pinerolesi era in quel momento il risultato di una campagna condotta da una borghesia illuminata in un contesto in cui erano mutati i principi di libertà che la Rivoluzione francese e il periodo napoleonico avevano diffuso in Europa portando a grandi trasformazioni della società. Con queste Lettere Patenti o Editto di Emancipazione veniva concesso ai valdesi di esercitare tutte le professioni, fare carriera accademica e frequentare tutte le scuole del regno. Ma non era ancora libertà religiosa perché l'Editto così recitava: «Nulla è però innovato quanto all'esercizio del loro culto e alle scuole da essi dirette». Inoltre il 1° articolo dello Statuto che sarà emanato il 4 marzo 1848 sgombrava ogni dubbio confermando che la religione Cattolica Apostolica Romana è la sola religione dello Stato. Gli altri culti sono tollerati conformemente alle leggi. Nonostante mancasse la fondamentale concessione della libertà religiosa, nelle valli valdesi vi furono grandi festeggiamenti e alla sera i monti erano illuminati da centinaia di falò. Il 27 di febbraio si è svolta a Torino, coinvolgendo tutta la popolazione, una grandiosa manifestazione popolare per celebrare la raggiunta libertà civile. Questo editto era il riconoscimento dei diritti elementari di questi «sudditi» e così si iniziava per i valdesi la partecipazione alla vita nazionale rendendo più concreto agli occhi degli italiani il problema della libertà religiosa e di coscienza per una Chiesa esistente da secoli. Le Lettere Patenti erano il risultato di un nuovo spirito e di una più matura sensibilità in cittadini coraggiosi e il segno di un accentuato progresso nel movimento liberale dell'opinione pubblica. Onore quindi a quanti si adoperarono per l'azione emancipatrice dei valdesi e degli israeliti: al ministro di Stato Roberto d'Azeglio, a Camillo Cavour, a Cesare Balbo, a Vincenzo Gioberti che ebbe a dire nel suo «Primato morale e civile degli Italiani»: i valdesi furono crudelmente perseguitati e giova a noi cattolici il confessarlo pubblicamente... per animarci a riparare con tanto più amore i torti dei nostri avi». Ricordando questo anniversario, non possiamo dimenticare che noi tutti abbiamo un debito di riconoscenza verso questo popolo che ha portato fino ai nostri giorni un grande patrimonio di cultura e di fede. I Valdesi, con le loro lotte e il tributo di sangue durante massacri di cui l'umanità ha dovuto vergognarsi, sono da considerarsi i precursori anche della nostra libertà. Ermanno Aimone, Torino A Sanremo il tempo si è fermato Ho trascorso un periodo di vacanza a Sanremo. Città dal clima dolcissimo, la sfarzosa casa da gioco, cielo e mare di un azzurro intenso anche d'inverno. A due passi dal Piemonte, ma sembra in un altro mondo. Questi i prò. Per contro, per prima cosa le vie; a parte la via centrale, sono rimaste a livello ottocentesco: strade strette, marciapiedi quasi inesistenti occupati per la loro metà dalle auto poste in senso longitudinale, per cui camminare tra auto e muro è un'impresa. La pavimentazione degli stessi marciapiedi è fatta con mattonelle in voga a inizio secolo andate in disuso nel primo dopoguerra. Esclusi la passeggiata Imperatrice e il lungomare delle Nazioni, non si sa dove camminare. Le vie interne sono incessantemente percorse da numerosissime motorette che sfrecciano come uno sciame di api impazzito. Le auto vanno, in quelle curve strette, come se fossero all'autodromo di Monza. Sem bra una città colpita dal morso della tarantola per cui la gente non si ferma, non parla, si agita rabbiosamente come se vivesse in una eterna rincorsa di chissà che cosa. Sui muri del centro storico scritte cubitali di mezzo secolo fa che trascrivo fedelmente. «De serva de l'anato», «No a la lege trufa», «Pato a lantico guera sicura», «Camerata (tal dei tali) attenti!». Se non fosse per le numerosissime nuove costruzioni si potrebbe dire che il tempo vi si è fermato. Lo scrittore Italo Cai vino, di quelle parti originario, scrisse che il caotico sviluppo edilizio ha forse irrimediabil mente deturpato l'originale bel lissimo paesaggio. Piero Sabbadini Torino