Ma se vinceremo, avremo vinto tutto di Sergio Romano

Ma se vinceremo, avremo vinto tutto Come il «pari» di Pascal: se perdiamo, non sarà peggio di oggi Ma se vinceremo, avremo vinto tutto L E osservazioni di Antonio Martino riecheggiano le conclusioni di un recente rapporto della Fondazione Ugo La Malfa, un articolo scritto da Giorgio La Malfa e Franco Modigliani per il Corriere della Sera, le preoccupazioni di alcuni uomini d'impresa come Cesare Romiti e, probabilmente, i pensieri inespressi di qualche banchiere centrale. E' vero. Bruciamo le navi per impedirci di tornare indietro, ma nessuno può affermare di conoscere con precisione la topografia del continente in cui abbiamo deciso di sbarcare. Vi sono due aspetti del problema, tuttavia, su cui mette conto riflettere. Il primo concerne il mercato unico. Non credo che Martino contesti le straordinarie potenzialità economiche e politiche di un grande mercato integrato da cui saranno state rimosse tutte le barriere non tariffarie con cui i singoli Stati hanno intralciato la libera circolazione delle merci, del denaro, delle persone e dei servizi. Per funzionare, tuttavia, il mercato unico deve essere, come dico¬ no gli inglesi, un campo da gioco «livellato» dove regole, difficoltà e possibilità sono eguali per tutti. Quanto durerà il mercato unico se ogni Stato continuerà ad avere il diritto di variare il valore della propria moneta e di attribuire in tal modo alle proprie merci un vantaggio competitivo? Il secondo aspetto concerne la revisione della strategia monetaria, di cui Martino sostenne la necessità quando era ministro degM Esteri. In quei mesi disse di essere favorevole alla moneta unica, ma criticò più volte il trattato di Maastricht. Non riesco a ricordare una occasione, tuttavia, in cui abbia avanzato proposte e suggerito alternative. Questo, a giudicare dalla sua lettera, era per l'appunto lo scopo della conferenza di Messina che egli convocò in ricordo di quella voluta da suo padre, allora ministro degli Esteri, quarant'anni prima. Ma le conferenze sono utili quando servono a discutere proposte concrete, sgrossate e ripulite nei lavori preparatori. Una osservazione, per concludere. La co¬ struzione dell'Europa non fu mai un'operazione strettamente economica. Anche quando i temi in discussione furono le tariffe doganali, l'agricoltura, i fondi d'investimento e l'unità monetaria, l'Europa fu soprattutto una visione storica e un investimento politico. Sapevamo perfettamente che ogni progresso avrebbe suscitato nuòve difficoltà, che ogni problema risolto ne avrebbe creato un altro. Ma l'unità è l'unica strada aperta a un continente che è condannato altrimenti a fare la «spalla» degli Stati Uniti. Pascal disse un giorno: se scommettete sulla esistenza di Dio e vincete, avrete vinto tutto, se perdete non avrete perso nulla. E' il «pari de Pascal», la scommessa di Pascal. Anche l'Europa è una scommessa. L'euro è la posta più alta che abbiamo giocato nel corso degli ultimi quarant'anni. Se vinceremo avremo vinto tutto. Se perderemo avremo ciò che ogni singola nazione europea ha già oggi: un glorioso passato e un mediocre futuro. Sergio Romano

Persone citate: Antonio Martino, Cesare Romiti, Franco Modigliani, Giorgio La Malfa

Luoghi citati: Europa, Messina, Stati Uniti