Euro, la scommessa a due facce

Euro, la scommessa a due facce discussione. Europeista convinto, contrario a Maastricht: l'economista di Forza Italia replica all'articolo di Romano Euro, la scommessa a due facce Martino: vedo i pericoli della recessione ARO Ambasciatore, ho lotto col consueto interesse il Suo saggio «Destra, cinque idee per vincere» pubblica to dalla Stampa il 23 gennaio, con anticipazioni sulla relazione al convegno di Liberal. La lettura mi ha, comprensibilmente, suggerito una serie di riflessioni, che Le risparmio. Ma non posso astenermi dal commentare quanto da Lei detto a proposito della mia posizione sull'Europa. Anzitutto, non è esatto che fu Berlusconi a volermi agli Esteri. Egli si limitò a esaudire la mia richiesta in tal senso. Preferii gli Esteri per una serie di ragioni: convinto che, data l'eterogeneità della coalizione, avrei dovuto accettare compromessi, preferii evitare un ministero economico - i compromessi avrebbero intaccato la mia credibilità professionale. Una delle ragioni fu proprio la mia radicata convinzione che la strategia di unificazione monetaria di Maastricht dovesse essere rivista. Quanto all'idea che io fossi allora (e sia ancora?) «assordato e accecato dai pregiudizi dogmatici di Milton Friedman» è non soltanto ingenerosa verso la serietà di quelle argomentazioni, ma anche fortemente fuorviarne. Le critiche alla strategia di Maastricht non sono una bizzarria dogmatica di Friedman, ma costituiscono conclusioni di un'analisi teorica ineccepibile e condivisa da economisti vincitori del Premio Nobel come Gary Becker, Paul Samuelson (che non può essere tacciato di liberismo), e James Buchanan, e poi da Alberto Alesina, Ralph Dahrendorf (che, quanto a credenziali europee, mi sembra abbia diritto a una certa considerazione), per non parlare di Edmund Stoiber, Roland Vaubel, Martin Feldstein, e così via. Critiche, quindi, largamente condivise da economisti di prim'ordine, politologi e politici di orientamenti ideologici disparati. Se proprio il mio destino è quello di essere cieco e sordo, non mi dispiace esserlo in compagnia di autentici giganti intellettuali! Quanto, poi, alla sostanza delle critiche - cui i fautori di Maastricht non sono in grado di rispondere mi limiterò a ricordarne una soltanto. Pur convinto della necessità di sostituire la discrezionalità nella condotta della politica economica con regole imparziali (che ho sottolineato a più riprese nel corso degli ultimi 25 anni) credo che la costruzione di Maastricht sia pericolosamente sbilanciata in senso recessivo. Infatti, se si considera che la politica monetaria dovrà necessariamente essere restrittiva (per far accettare l'euro dai mercati), che il patto di stabilità impedisce quasi del tutto il ricorso a stimoli di bilancio di tipo keynesiano, che i mercati del lavoro sono largamente sclerotici, e che l'euro potrebbe rivalutarsi sul dollaro perché con la sua creazione determinerà un calo della domanda intemazionale di dollari, la conclusione mi sembra ovvia e condivisibile da chiunque: almeno inizialmente, l'Uem sarà un'area di forte recessione. Anche per questo io, che sono europeista convinto e ancora più convinto assertore del risanamento finanziario e della stabilità monetaria, sono contrario a Maastricht. Mi fa venire in mente il commento di John Astor, che si trovava al bar quando il Titanic urtò contro l'iceberg: «Avevo chiesto del ghiaccio, ma questo ò ridicolo!». Del resto, nel suo recente fondo sul Corriere, Mario Monti si lascia sfuggire l'ammissione che, in presenza di rigidità, «la conquista dell'euro può solo aggravare la disoccupazione». Un ulteriore aumento della disoccupazione sarebbe davvero una gran bella conquista! Né ò esatto che la mia posizione sia stata fraintesa dai partner europei, i quali, anzi, mostrarono per essa il massimo rispetto. Riuscii, infatti, a convincerli a tenere una seconda Conferenza di Messina in occasione del quarantennale di quella dell'I e 2 giugno 1955, con l'obiettivo di decidere in quella occasione l'agenda per la Conferenza Intergovernativa. Era, infatti, mio intendimento cercare di fare includere in quell'agenda proprio la revisione della strategia monetaria. L'idea venne accettata e la conferenza ebbe luogo, ma quando ahimè non ero più io il ministro degli Esteri. Inutile aggiungere che il mio successore trasformò quell'incontro in una semplice celebrazione del quarantennale, mancando così una grande occasione. Sull'euro è legittimo avere opinioni diverse, perché le considerazioni teoriche e l'evidenza storica possono anche non convincere - ue facce ecessione accecato dai dogmi anche Dahrendorf e le nostre analisi» dding is in the rebbe chi riteuidare le i critici, zarrie do sono: si ndamente oco è trop ne possa zza: se dormate dai e dell'EuNella foto a sinistra Antonio Martino «Non sono accecato dai dogmi di Friedman: anche Dahrendorf condivide le nostre analisi» the proof of the pudding is in the eating. Ma sbaglierebbe chi ritenesse di poter liquidare le considerazioni dei critici, considerandole bizzarrie dogmatiche. Non lo sono: si tratta di tesi tremendamente serie. La posta in gioco è troppo alta perché se ne possa parlare con leggerezza: se dovessero essere confermate dai fatti, sarebbe la fine dell'Europa. Nella foto a sinistra Antonio Martino Antonio Martino

Luoghi citati: Europa, Messina