In nome della bontà italiana

In nome della bontà italiana Una giusta protesta contro l'omologazione del gusto In nome della bontà italiana E9 una marea che sale; è una protesta che monta; ieri il Sud, oggi il Nord; a dicembre le olive di Andria, a gennaio il riso di Vercelli e dintorni. Nel 1997 le moraiole, nel 1998 l'Arborio e il Carnaroli. E' la ribellione, sacrosanta e ripetuta, di un mondo contadino, del mondo della produzione di qualità che, alla mercé del mercato straniero, non trova una politica nazionale di difesa e di tutela; è la protesta, condivisibilissima, di chi rivendica una vita di lavoro fatta all'insegna della qualità e che oggi vede questa qualità rinnegata, ridicolizzata, sopraffatta dalle importazioni a basso prezzo concesse dalla Ue e autorizzate insipientemente dalle autorità tricolori. Ma ci sarà mai un angolo, anche piccolo, di produzione agricola italiana che non debba affrontare, in casa propria, la gogna dei prezzi stracciati dei prodotti di importazione? Ma quando mai il consumatore italiano potrà essere garantito, tutelato, o almeno informato di quello che sta mangiando? Quando l'italiano medio che fa la spesa al supermercato, che chiede un risotto al ristorante potrà giustamente sapere da dove viene quel prodotto? Per quanti mesi di giugno ancora vedremo i campi della Pianura Padana «marcire» di acqua per il bianco riso del tricolore? Vedremo presto le ciminiere anche tra le risaie di Livorno Ferraris o Borgo Vercelli? Quante cose abbiamo perso in questa Pianura Padana per la scriteriata scelta di fare dell'Italia solo un grande Paese industriale! Le fabbriche hanno regalato posti di lavoro, ma i neri camini in mezzo alle risaie hanno ammazzato i gamberi di acqua dolce fra le rogge, hanno fatto sparire il gracidare delle rane, le hanno, anche, eliminate dalle nostre tavole. E il riso comincia, anche, a sparire dai ristoranti. Mamma Maria a Novara ha sostituito il burro della tradizione con l'olio di Mamma Assunta; Nonna Concetta ha convinto Nonna Clara che lo spaghetto è meglio che la paniscia ed il risotto all'onda. La mescolanza degli usi e dei costumi ha omologato le scelte gastronomiche, ha travolto gli stili di vita, sempre più condizionati dalla fretta. Lo spaghetto che cuoce velocemente ha preso il posto del risotto da curare per 20 minuti; il soffritto, meno salutistico ovviamente che la pasta bollita, non si fa più nemmeno nei ristoranti. I chicchi al ristorante sono sempre meno offerti e meno richiesti: lo chef, anche il grande chef, porge un diniego, già nel menù, al singolo che chiede il più classico dei piatti padani. Edoardo Raspolli

Persone citate: Edoardo Raspolli, Mamma Assunta, Mamma Maria, Nonna Clara, Nonna Concetta

Luoghi citati: Andria, Borgo Vercelli, Italia, Livorno Ferraris, Novara, Vercelli