Maurizio, le ore della speranza

Maurizio, le ore della speranza Cautela dei chirurghi: saranno decisivi i prossimi due giorni, ancora grossi i problemi di rigetto Maurizio, le ore della speranza Riuscito il trapianto del cuore di Gabriele ROMA. Ora dopo ora, il tempo passa dalla trepidazione alla speranza per il piccolo Maurizio, il neonato romano che ha ricevuto il cuore da Gabriele, venuto al mondo senza il cervello. «Possiamo essere soddisfatti per come è andato il trapianto, ma bisogna essere molto prudenti e aspettare almeno le prossime 48 ore. Maurizio, che pesa due chili e mezzo, è il bimbo più piccolo sottoposto a trapianto in Italia e tra i più piccoli operati in tutto il mondo. Comunque, i parametri vitali del neonato sono buoni». Così ha commentato l'intervento l'anestesista Francesco Parisi, uno dei dieci medici che giovedì notte hanno partecipato al trapianto di cuore all'ospedale Bambino Gesù. Il pros¬ simo bollettino medico è atteso per questa mattina. La malformazione al ventricolo sinistro, di cui soffriva Maurizio, era incompatibile con la vita, ha riferito il medico che, tuttavia, non ha nascosto i rischi legati, come sempre, al rigetto dell'organo trapiantato. L'imponente macchina organizzativa che è stata impegnata per il trapianto si è messa in moto giovedì mattina da Torino, mentre dall'ospedale Fatebenefratelli di Roma è giunta al Bambino Gesù la richiesta di un posto letto di terapia intensiva per un bimbo con una grave malformazione cardiaca. La struttura sul Gianicolo è stata poi avvertita dall'ospedale Sant'Eugenio di Roma, centro di riferimento per i trapianti del Lazio, della disponibilità di un cuore dall'analoga struttura di Bologna che sovrintende a livello nazionale alla donazione di organi. I medici del Bambino Gesù hanno quindi verificato la compatibilità tra il cuore di Gabriele e quello di Maurizio. Si registrano, intanto, i primi commenti alla vicenda. L'Osservatore Romano difende i genitori di Gabriele e i medici e critica i mass media. La storia del piccolo nato senza cervello per il giornale vaticano «è una lezione di amore per la vita» e «non c'è stato accanimento dei medici, non c'è stata speculazione sul suo fragile corpicino, se non quella degli organi di informazione che ne hanno voluto fare un caso». «Hanno fatto bene i genitori del piccolo Gabriele a portare il bambino alla nascita, a non abbandonarlo e a battezzarlo». E' il pensiero del direttore dell'Istituto di bioetica dell'Università Cattolica, mons. Elio Sgreccia. «Penso - ha aggiunto - che abbiano cercato di fare il loro meglio per rispettare il bambino e per prelevare gli organi». Mons. Sgreccia ha tuttavia rilevato che quasi sempre è impossibile arrivare a prelevare organi validi per il trapianto da anencefalici. Ciò perché «non è giusto rianimare questi bambini destinati a morire entro pochi giorni e talvolta entro poche ore al solo scopo di prelevarne gli organi. La rianimazione sarebbe un trattamento indebito. L'etica personalista e non semplicemente utilitarista vorrebbe che questi bambini non fossero intubati, ma lasciati morire naturalmente». Ancor più critico il senatore Riccardo Pedrizzi (an): «L'approccio medico più rispettoso della dignità di un bambino anencefalico è quello di seguirlo con le sole cure palliative e di conforto, fino all'arresto delle funzioni vitali. Senza rifugiarsi nel falso scientifico e nella comoda finzione della morte cerebrale, che su di un anencefalico non è possibile accertare. Invece, Gabriele è stato sottoposto a una ventilazione dei polmoni durata fino all'ultimo momento, motivata non certo dalla speranza che potesse migliorare, ma all'unico scopo di poterne prelevare gli organi, evitando che si deteriorassero e risultassero inservibili», [r. r.] Luca e Sandra, genitori di Gabriele, durante l'incontro con i giornalisti

Persone citate: Elio Sgreccia, Francesco Parisi, Gesù, Riccardo Pedrizzi, Sgreccia

Luoghi citati: Bologna, Italia, Lazio, Roma, Torino