Si uccide nella fabbrica che stava per fallire di R. Cri.
Si uccide nella fabbrica che stava per fallire Napoli, l'imprenditore era assediato dai debiti Si uccide nella fabbrica che stava per fallire NAPOLI. Non riusciva più a far fronte agli innumerevoli problemi economici, le preoccupazioni da giorni gli avevano tolto il sonno e la serenità. E, secondo le prime indagini, ieri lo hanno spinto a farla finita. Si è ucciso all'interno della sua fabbrica, una azienda in grave crisi descritta come «sull'orlo del fallimento». E dalle testimonianze raccolte dai carabinieri sono state proprio le difficoltà economiche a indurre Francesco Riccio, 60 anni, a farla finita con un colpo di pistola alla testa. Il suicidio è avvenuto ieri ad Arzano, in provincia di Napoli, nella fabbrica per la lavorazione di materiale ferroso «Ferromeccanica srl». Riccio era sposato e padre di quattro figli. I carabinieri, che hanno cercato di individuare il motivo del gesto, si sono trovati davanti a spiegazioni concordanti: l'imprenditore era in serie difficoltà, e il suo stato d'animo era quello di un uomo afflitto da problemi ai quali non riusciva a far fronte. Ad aggravare la situazione secondo il racconto di parenti e amici - uno sciopero di dieci giorni attuato dai dipendenti della fabbrica che da novembre non percepiscono lo stipendio. Sembra che Riccio abbia cercato di persuadere gli operai a desistere dall'iniziativa, che a suo dire avrebbe bloccato le commesse, promettendo che avrebbe corrisposto tutti gli arretrati proprio con i soldi incassati con le forniture. Da alcuni giorni l'attività nella fabbrica era ripresa. Invano i carabinieri hanno cercato una testimonianza scritta con la quale l'uomo avrebbe potuto spiegare i motivi del suicidio. [r. cri.]
Persone citate: Francesco Riccio, Riccio
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