Chernomyrdin: America, fermati di Fernando Mezzetti

Chernomyrdin: America, fermati Chernomyrdin: America, fermati «Un attacco guasterebbe i nostri rapporti» RETROSCENA LA CRISI VISTA DA DAVOS DAVOS DAL NOSTRO INVIATO Mosca si oppone fermamente a azioni militari sull'Iraq e ammonisce che qualsiasi uso della forza o bombardamenti mirati «peggiorerebbero i rapporti in Medio Oriente e con noi, e anche fuori del Medio Oriente, nel mondo in generale». TI, primo ministro russo Viktor Chernomyrdin elimina ogni dubbio sulla posizione del Cremlino, parlando alla stampa russa e internazionale nel corso del Forum sull'economia mondiale che ogni anno fa di Davos il luogo di incontri informali per decine di Capi di Stato e primi ministri, e centinaia di banchieri, studiosi e industriali di tutto il mondo. C'è anche il segretario generale dell'Orni, Kofi Annan, che annuncia un piano di allentamento delle sanzioni all'Iraq per far aumentare i suoi introiti dal petrolio di oltre 2 miliardi di dollari per acquisto di alimentari e medicinali, pur precisando che non è una mossa per ammorbidire la posizione di Baghdad. Sarà così, ma l'iniziativa avviene nel pieno della crisi. Oggi giunge il nostro ministro degli Esteri, Dini, che avrà una fitta serie di colloqui politici con i vari suoi omologhi qui presenti, nessuno dei quali è entusiasta all'idea di un'azione militare in Iraq. Tra questi, il ministro degli Esteri iraniano, malgrado i forti contrasti storici con Baghdad, e col quale Dini ha già fissato un incontro. Chernomyrdin è qui con i due vice primi ministri, Chubais e Nemtsov. Ha incontrato il segretario dell'Onu e si è tenuto in costante contatto col proprio ministro degli Esteri, Primakov, che a Madrid ha avuto ieri mattina un lungo incontro col segretario di Stato Madeleine Albright. Ma le comnicazioni frenetiche sono state soprattutto con Mosca, per la decisione, annunciata in mattinata, di un rialzo dei tassi di di interesse al 42 per cento: evidentemente presa per proteggere il rublo davanti al balzo del dollaro come moneta-rifugio in caso di precipitare della crisi nel Golfo. Nel primo pomeriggio, dopo l'ultima consultazione con Primakov subito dopo che questi aveva terminato il colloquio di due ore con la Albright, Chernomyrdin ribadisce la posizione russa: «Siamo per una solu- zione politica della disputa con l'Iraq. Il nostro ministro degli Esteri ha confermato al segretario di Stato nell'incontro a Madrid che noi siamo contro l'uso della forza. Il nostro in¬ viato in Iraq ha portato il nostro messaggio, che è per il completamento delle ispezioni della missione Onu. Ma bisogna agire in termini diplomatici, e fare un lavoro di persuasione per risolvere la questione con mezzi pacifici. Qualsiasi uso della forza o bombardamenti peggioreranno i rapporti nel Medio Oriente, e con noi, e anche fuori del Medio Oriente con la Russia». Il linguaggio è inusualmente duro, quasi da guerra fredda, ma oltre che con le frustrazioni di un'ex grande potenza si spiega soprattutto con le preoccupazioni per i riflessi finanziari interni di una crisi internazionale che metterebbe a repentaglio gli sforzi per il risanamento, ora riassumibili con un'inflazione ridotta all' 11 per cento annuo. Alla ferma opposzione del primo ministro russo verso ogni azione militare americana si affianca la cautela del segretario dell'Orni, secondo il quale «è troppo presto per dire se il colpo sia imminente». Per Annan, «spetta agli iracheni cooperare pienamente con le Nazioni Unite per far portare a termine le ispezioni, se lo faces- sero,nessuno parlerebbe di possibilità di azioni di forza». Ma aggiunge che bisogna proseguire nelle consultazioni, sottolineando che «alcuni membri del consiglio di sicurezza hanno indicato di preferire di non volere il ricorso alla forza». La soluzione diplomatica è allora vicina? «Tutto dipende da ciò che avverà nei prossimi giorni o settimane. Già in passato abbiamo visto che certe cose possono avvenire. L'Iraq è stato talvolta sul punto di rottura, ma poi ha saputo tornare indietro. Non si può escludere che avvenga ora». Tra opposizione russa e cautele altrui, Stati Uniti superpotenza solitaria: in ogni senso. Fernando Mezzetti In serata apertura di Chirac a Clinton anche se Parigi resta contraria a partecipare al possibile raid Manifestazioni antiamericane a Baghdad Nelle foto piccole il premier russo Viktor Chernomyrdin e il segretario di Stato Usa Madeleine Albright