Ma i giudici si dividono di Giovanni Bianconi

Ma i giudici si dividono Ma i giudici si dividono «Di Pietro? Per fortuna non c'è più» UNIGOST ATTACCA IL POOL TROMA RA qualche settimana compirà 55 anni, fa il magistrato da 29, e quando parla (senza peli sulla lingua, sempre) tradisce platealmente le origini campane. E' un uomo piccolo e combattivo, che da sempre milita nel «sindacato dei giudici», ed è arrivato fino al Csm, fra l'86 e il '90, dove nei mesi caldi del «caso Palermo» fu uno dei più convinti avversari di Falcone e Borsellino. Oggi Umberto Marconi è il segretario di Unità per la Costituzione, la corrente maggioritaria della magistratura italiana, il partito di maggioranza relativa nel «parlamentino» dei giudici. Sentite che cosa dice, il dottor Marconi: «C'è il rischio attuale di forti concentrazioni di potere in capo a pochi procuratori della P.epubblica... Pochi, autorevoli colleghi continuano a confondere l'attività giudiziaria con un sacerdozio etico, e sembrano utilizzare i mass media come arma di crociata... Il fortunatamente non-più-collega Di Pietro ha proseguito con irrefrenabile scalata al potere la parabola del cammino intrapreso dalla giustizia spettacolo». Giornalisti come Giorgio Bocca e Paolo Flores D'Arcais non rappresentano altro che «rintelligencija di regime». Sembra quasi di ascoltare Vittorio Sgarbi o Tiziana Maiolo, e invece è il rappresentante della più numerosa componente della magistratura associata che parla alla tribuna del congresso dell'Anm. In platea è tutto un dire che Marconi è sempre stato un po' intemperante, e che dentro Unicost non tutti la pensano come lui, ma lui è pur sempre il se¬ gretario in carica, dice queste cose da tempo e nessuno l'ha sfiduciato. Dalla stessa tribuna dell'hotel Midas - l'albergo in cui Bettino Craxi cominciò la scalata ai vertici della politica italiana, ventidue anni fa - tre ore dopo Mario Almerighi della corrente «verde» deh'Anm ammette: «Purtroppo ci sono profonde divisioni tra noi». E a Marconi dice: «Il problema non sono i giudici-sacerdoti, ma i giudici-peccatori. Noi ci dobbiamo preoccupare dei magistrati imputati, non di chi li mette sotto processo». Il giudice Antonio Frasso, che sta guidando una scissione dentro Unicost proprio in chiave anti-Marconi, avverte il congresso: ((Alla fine dovremo dire in maniera chiara se procuratori come Caselli e Borrehi sono il nostro modeUo oppure, come qualcuno pensa, soltanto dei dèmoni». Difficile trovare parole più chiare per illustrare la spaccatura interna alla magistratura italiana. Che succede, dunque, dentro l'Anm a guida unitaria, con un presidente di Magistra¬ tura democratica (la corrente storica di sinistra), un vice di Magistratura indipendente (i più moderati) e un segretario generale preso proprio da Unicost, un tempo definita corrente di centro-sinistra e oggi di complicata collocazione? Semplice: succede che se tutti i «sindacabsti» in toga - Marconi compreso, che usa parole durissime anche contro le conclusioni della Bicamerale - non fossero convinti che le riforme costituzionali ipotizzate siano un pericolo per l'autonomia e l'indipendenza dei giudici, 1'«unità sindacale» della magistratura sarebbe già in frantumi. Paolo Giordano, procuratore aggiunto di Caltanissetta e segretario di Mi, spiega: «E' il pericolo esterno che ci tiene e ci terrà uniti, anche dopo questo congresso. Comunque non drammatizziamo, perché Marconi non rappresenta tutta Unicost e perché parla in vista delle elezioni per il Csm, che si terranno a luglio; cerca il consenso dei giudici che non compaiono sui giornali, di quella maggio¬ ranza silenziosa che in ogni caso non la pensa come lui». Così i magistrati italiani divisi in correnti resteranno uniti a causa del «pericolo esterno», e cioè le riforme costituzionali e i supposti attacchi politici ad autonomia e indipendenza. Ma restano spaccati, ad esempio, nel giudizio sulle riforme ordinarie proposte dal governo che piacciono a Md e «verdi» mentre a Marconi fanno drizzare i pochi capelli. «Il fatto è - dice Vittorio Borraccetti, segretario di Md che non si capisce quale sia la posizione di Unicost, lì dentro c'è tutto e il contrario di tutto». Un giudice di quella corrente ascolta e ribatte: «Ma questo è il pluralismo!». Replica di Borraccetti: «Sì, ma vi manca la sintesi». A poca distanza un anziano magistrato si congratula con Marconi: «Bravo, finalmente uno che gliele ha cantate!». Lui ringrazia, ma è molto, molto arrabbiato: «Non distribuiscono le copie del mio discorso, è il solito boicottaggio». Giovanni Bianconi Vittorio Borraccetti (Md)

Luoghi citati: Caltanissetta, Falcone, Palermo