«Sull'Italia turbolenze fino al 1° maggio» di Stefano Lepri

«Sull'Italia turbolenze fino al 1° maggio» «Sull'Italia turbolenze fino al 1° maggio» Fantozzi a Davos: ma la lira regge bene e Fazio ispira fiducia DAVOS DAL NOSTRO INVIATO Ecco perché Romano Prodi premeva così ansiosamente per avere da Helmut Kohl un'assicurazione preventiva sull'Italia nell'Euro. Non è che si dubiti della volontà politica del governo tedesco, che ci è favorevole. Ma si ha paura di turbolenze finanziarie nei prossimi delicatissimi tre mesi, fino alla decisione dell' 1 -3 maggio sulla moneta unica. Lo ammette il ministro del Commercio estero Augusto Fantozzi, che al congresso del World Economie Forum ha fatto un'orgogliosa difesa della competitività italiana. «Per ora la lira sta reggendo bene, e ho molta fiducia nella Banca d'Italia» dice. E' stato per primo il governatore Antonio Fazio a segnalare il rischio. Frattanto, altri documenti stanno arrivando a Bonn dal Tesoro italiano, nel tentativo di chiarire una volta per tutte la questione dei «residui passivi» (gli stanziamenti non utilizzati e riportati nel bilancio da un anno all'altro) che tanto preoccupa i tedeschi. Si è scoperto che esistono dei «residui attivi» (crediti vantati dallo Stato) capaci forse di controbilanciare quelli passivi. A fine '97 i «passivi» ammonterebbero a circa 200 mila miliardi, riducibili a 150-160 mila con le misure già prese; gli «attivi» a circa 140 mila, in parte fittizi (entrate tributarie in contenzioso), in una parte che si sta cercando di quantificare, reali. Gli esami che i tedeschi ci fanno sono severi. Però quanto le cose siano mutate lo si percepisce facilmente. A Davos l'anno scorso Ernst-Moritz Lipp, astro nascente della Dresdner Bank (la terza grande banca tedesca) si era espresso nettamente contro l'Italia nell'Euro. Oggi nega che esista un «rischio tassi» ad includere l'Italia: «Che sia dentro o no ha scarsa rilevanza». La convergenza dei tassi a breve negli 11 Paesi candidati punta verso un 4,2% circa. E la convergenza dei tassi a lungo termine - sottolinea non casualmente Wim Duisenberg, presidente dell'Istituto monetario europeo - è avvenuta verso il livello più basso, quello tedesco, non verso la media. Ma l'estremo favore dei mer¬ cati finanziari di cui l'Italia gode da mesi potrebbe essere fragile. Il timore è questo: che qualcosa possa accadere nelle settimane cruciali, tra marzo e la fine di aprile, prima e dopo i rapporti dell'Ime e della Commissione europea. Complice magari l'instabilità asiatica, potrebbe bastare un'inezia per mettere tutto in pericolo. «Turbolenze ce le aspettiamo. E' fisiologico. Nel passato queste cose sono accadute, ed è bene che ci teniamo pronti. Le persone razionali sono già nel bunker» dice ancora Fantozzi. Per ora le tensioni sono lievi. Nell'indice calcolato sui dati di mercato dalla banca d'affari americana J.P. Morgan, la probabilità dell'ammissione italiana all'Euro è scesa dal 96% al 94% nell'ultima settimana. Piuttosto, si viene a sapere che l'Italia rischia di essere sottorappresentata nella Banca centrale europea, lo snello organismo di 500 persone che, da Francoforte, stabilirà il costo del denaro nei probabili 11 Paesi ammessi. «Abbiamo pochi italiani, pochi spagnoli e pochi francesi - spiega Duisenberg per una questione soprattutto psicologica: non vogliono andare ad abitare a Francoforte o non sanno il tedesco». L'olandese Duisenberg si è presentato qui come se fosse il futuro governatore. Però la controversia su chi presiederà la Banca centrale europea è tutt'altro che risolta. E' smentita l'intesa per la «staffetta»: 4 anni a Duisenberg, poi un mandato pieno di 8 al francese JeanClaude Trichet. A domandarglielo, Duisenberg risponde che tutto quello che ne sa l'ha letto sui giornali. Alla Tv del suo Paese dichiara che vuole un mandato pieno: «Sarebbe un pessimo inizio se la prima decisione fosse presa contravvenendo al trattato di Maastricht. A 62 anni, mi sento di poter lavorare ancora per molto». Stefano Lepri Ciampi invia a Bonn nuovi documenti sui residui passivi Sarebbero circa 150 mila miliardi da bilanciare con 140 mila di «attivi»