Imi, la sfida del Monte
Imi, la sfida del Monte Imi, la sfida del Monte LA paura dell'esclusione dal gran valzer delle banche scuote i vertici cu Rocca Salimbeni, che teme l'isolamento e cerca di correre ai ripari. La decisione del consiglio dell'Imi, che ha optato per la fusione con una grande banca commerciale ignorando i desiderata della banca senese, ha spinto ieri il consiglio di amministrazione di Montepaschi a tentare una mossa per rimettersi in gioco e proporsi a sua volta come possibile attore di un'intesa con il gruppo guidato da Luigi Arcuti. Mossa che appare alquanto disperata perché sull'istituto senese pesa la non realizzata privatizzazione, bloccata dal veto del sindaco della città, il pidiessino Piccini. Per cui appare difficile immaginare che la scelta del partner futuro che l'Imi «privato» ha fissato in tempi ravvicinati (entro la metà di febbraio) possa tener conto di una eventuale offerta da parte di un Montepaschi «pubblico». Tuttavia Montepaschi potrebbe sempre porsi come «interlocutore successivo» insieme, o al posto, di Banca Intesa che, se tutto andrà per il verso giusto, è candidata in prospettiva ad avvicinarsi al nuovo polo che si formerà intorno all'Imi. Sia come sia, ieri il consiglio di amministrazione dell'istituto senese presieduto da Luigi Spaventa ha deciso di affidarsi ad un «consulente esterno di primaria reputazione internazionale» per la «redazione urgente di uno studio sulle ipotesi alternative avanzate, in relazione alle prospettive di sviluppo strategico della Banca Monte dei Paschi Spa». Il comunicato precisa che il consulente dovrà disegnare in fretta e furia il quadro delle possibilità di «alleanze, acquisizioni e dismissioni, nonché dell'assetto strutturale» dell'istituto stesso. E, mentre precisa che il mandato affidato al presidente Spaventa, d'intesa con il direttore generale Divo Gronchi, «è conferito nei limiti delle competenze del consiglio di amministrazione della banca», aggiunge che tale mandato fa seguito «alla richiesta da parte della Fondazione di valutare proposte tali da mantenere alla banca una primaria dimensione nazionale». Il Monte dei Paschi, insomma, cerca di non restare totalmente escluso dal futuro dell'Imi, di cui è uno dei grandi azionisti con il 10%. Ed è quindi probabile che, a sua volta, si affretti a portare a conoscenza di Arcuti ima offerta di «disponibUità», sull'esempio della lettera già inviata dal presidente della Fondazione Caripio Giuseppe Guzzetti. Il quale, più preveggente e astuto, ha avanzato ima precisa candidatura. Se diffìcilmente la mossa di ieri riuscirà a far rientrare il Montepaschi nel gioco che attualmente è in corso, l'isolamento nel quale il «sì» di Cariplo ha spinto nel consiglio Imi il Montepaschi (che si è comunque affrettato a votare come tutti gli altri) potrà tuttavia sortire per la banca senese benefici effetti. Smuovendo una situazione da troppo tempo bloccata dai veti politici delle autorità locali e sostenuta da una parte del Pds nazionale. Non è un mistero che quando il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi scelse nel maggio scorso un uomo come Spaventa alla guida dell'istituto, l'idea centrale era che la sua autorevole presenza riuscisse a smuovere equilibri sclerotizzati e paralizzanti. L'affare Imi, insomma, potrebbe essere il grimaldello attraverso il quale avviare finalmente anche l'ultima delle grandi banche pubbliche verso il [v. s.] mercato.
Persone citate: Arcuti, Carlo Azeglio Ciampi, Divo Gronchi, Luigi Arcuti, Luigi Spaventa, Rocca Salimbeni, Spaventa
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