Bufera su «rotaia domata»

Bufera su «rotaia domata» Subito contestata la direttiva sugli scioperi selvaggi nelle Fs Bufera su «rotaia domata» Rifondazione: Giugni si dimetta ROMA. Gino Giugni, presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali, presenta la propostadirettiva contro «rotaia selvaggia» e subito si scatena la bufera: i Comu riconfermano subito lo sciopero di 24 ore a partire dalle 21 di sabato 7, un'altra agitazione arriva in serata indetta dai capistazione Ucs e da tutto il personale addetto alla circolazione dei treni per lunedì 2, dalle 12 alle 14, sull'intera rete. Ma Rifondazione va oltre, chiede le dimissioni di Giugni perché la sua proposta, che in realtà è qualcosa di più («si può contrattare - dice il presidente - ma non nella sostanza»), è considerata una limitazione del diritto di sciopero. A sette giorni dal primo annuncio, ieri mattina la Corrirnissione ha chiarito i particolari di quella che ha definito «proposta». In sostanza: visto che in 7 anni, dal 1991, dall'emanazione della legge 146, i sindacati non sono riusciti a concordare un protocollo d'intesa con l'azienda, la commissione-Giugni stabilisce che la durata dello sciopero potrà essere al massimo di 24 ore, ma la prima agitazione non potrà superare le 8 ore; il preavviso dovrà essere dato almeno 10 giorni prima, ed altri 10 giorni dovranno passare tra uno sciopero e l'altro. Non solo: per evitare l'«effetto annuncio» (si indice un'agitazione e si revoca all'ultimo momento), è previste che la revoca debba arrivare per iscritto «via fax», almeno 5 giorni prima dello sciopero annunciato. Non sono inoltre ammesse agitazioni concomitanti con altri settori dei trasporti. Per i treni a lunga percorrenza sono previste almeno tre coppie di treni, che non possono essere fermati a Roma o ad altra stazione lungo la linea adriatica se non sono garantite adeguate coincidenze. La Commissione ha anche allargato di 20 giorni l'anno il periodo di franchigia (i periodi in cui i ferrovieri non posssono scioperare). Oltre ai giorni a cavallo delle elezioni, sono «immuni» i periodi che vanno dal 18 dicembre al 7 gennaio, dal 24 aprile al 2 maggio, dal 27 giugno al 4 luglio, dal 27 luglio al 3 settembre, dal 30 ottobre al 5 novembre; i tre giorni che precedono e i tre che seguono la Pasqua. La proposta, ha chiarito Gino Giugni, assume «la caratteristica di una vera e propria direttiva» ed entrerà in vigore salvo la possibilità lasciata alle organizzazioni sindacali di raggiungere un accordo che modifichi il testo. Neppure il tempo di chiudere la conferenza stampa ed è arrivata la reazione di Ugo Boghetta, responsabile dei Trasporti per prc: «Chiederemo le dimissioni della Commissione e del presidente Giugni, in particolare». Boghetta ha annunciato l'immediata richiesta di un incontro urgente ai presidenti di Camera e Senato: «Abbiamo assistito al solito gioco delle parti tra azienda e Commissione. Con questa delibera obbligate il 50%-60% dei lavoratori ad andare a lavorare nei giorni di sciopero: è una delibera illegittima, il diritto allo sciopero in questa marnerà non esiste». Secca la replica di Giugni: «Prendo atto delle sue opinioni, perché sono solo opinioni, ma non ritengo di aprire una discussione su questo»; la proposta è comunque «mobile ed elastica» ma nelle caratteristiche principali «ha un carattere definitivo» perché è il frutto di una questione «aperta da ben sette anni: ha natura vincolante, salvo accordi diversi tra le parti». Una posizione pienamente condivisa dall'Assoutenti, l'associazione degli utenti di servizi pubblici, soddisfatta per l'iniziativa di Giugni che definisce equilibrata «sia per quanto riguarda le franchigie, sia per quanto concerne i servizi per i treni a lunga percorrenza». Ma l'elemento di novità più interessante aggiunge l'Assoutenti «è rappresentato dalle norme contro il vile "effetto annuncio"» fb. g.]

Persone citate: Boghetta, Gino Giugni, Giugni, Ugo Boghetta

Luoghi citati: Roma