L'economista

L'economista L'economista «Prezzo caro per le aziende» ROMA Renato Brunetta, economista di area liberale, vicino al Polo, stavolta non boccia a priori un progetto dell'Ulivo. Ne ricava forti perplessità, ma anche soddisfazioni. Che cosa le piace, professor Brunetta, di questo disegno di legge? «Che si ritorni a parlare di famiglia. L'impostazione, secondo me, è giusta. Siamo stati tutti obnubilati dall'individuo, in questi ultimi anni. Era lui, l'individuo, il titolare di ogni preferenza. Si pensi solo al consumo. E invece è la famiglia il vero riferimento della società. Sotto questo aspetto, il progetto mi sembra importante». Sull'altro fronte, invece, che cosa non le piace? «Il ricorso alla famiglia quando lo Stato fallisce. Fu il fascismo che inventò gli assegni famigliari. Ancora oggi la famiglia italiana è carica di compiti impropri: dà l'orientamento agli studi per i ragazzi, provvede al collocamento dei figli, addirittura si fanno in famiglia operazioni di banca e redistribuzione del reddito. Alle donne si richiedono l'assistenza ai figli, agli anziani, ai malati, fino alle notti in ospedale. Ma tutti questi compiti, alla fine, distruggono la famiglia stessa. Assistiamo al trionfo dell'egoismo, caduta della natalità, crollo della fertilità, persino figli mammoni». Cosa fare, allora? «Alcune cose del progetto, ripeto, mi piacciono. Sono operazioni moderne. Ad esempio Ù "sabbatico" per lo studio. O l'anticipo della liquidazione per la vita attiva. Penso che sia pericoloso, invece, il ricorso alla famiglia "supplente". Non mi piacciono, ad esempio, tutti questi congedi per l'assistenza. Tanto più che alla fine il costo si scaricherà tutto sulle aziende, non foss'altro che in squilibri sull'organizzazione del lavoro. Ma sono i guai di questo governo che procede a pezzi», [f. g.] Renato Brunetta Renato Brunetta

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