Il Senatùr: la Padania colpirà

Il Senatùr: la Padania colpirà Il Senatùr: la Padania colpirà «Papalia dirige un tribunale fascista» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Siamo al dunque. Lo Stato deve vedere se cercherà di decapitare la dirigenza padana e la Padania risponderà». Non si scompone più di tanto il segretario della Lega Nord Umberto Bossi, alla notizia del suo rinvio a giudizio per una serie di reati gravissimi, anzi la giudica un ottimo detonatore per la «liberazione della Padania», e si augura che il processo ai leader della Lega si faccia, senza ostacoli dal Parlamento. A Bruxelles, dove sta partecipando a un incontro dei Cobas del latte, l'immancabile sigaro in bocca, la sua analisi suona così: «Lo Stato, la classe dirigente, sa ben che lo scontro avverrà nella società, quindi pri¬ ma ha allenato sulla pelle degli allevatori la polizia con i manganelli, poi si intravede dietro i discorsi che fa il Sisde che potrebbe ricomparire il terrorismo in Italia, e adesso ci sono i tribunali speciali come durante il fascismo. Quello che dice Papalia è esattamente quello che condanna Amnesty International». Cioè? «Cioè ha considerato due dei nostri, chiamati a rispondere in base ad articoli del codice Rocco, lo stesso che usa Papalia, come prigionieri di coscienza. Se saremo condannati saremo prigionieri politici, per adesso siamo prigionieri di coscienza, ma comunque io non ho bisogno di Amnesty International per difendermi». Come giudica questa deci¬ sione presa dalla procura della Repubblica di Verona? «E' evidente, no? La Padania mantiene Roma e tutto l'ambaradan che c'è dietro e quindi devono farci il processo. La procura da qualche parte doveva andare a finire, sono anni che fa rumore, ora vedremo come risponderà la Padania». E quali reazioni prevede nei prossimi giorni? «La Padania dovrà vedere se lascia prendere i suoi dirigenti oppure resta schiava di Roma. Certo che così si mette in moto un meccanismo di accelerazione nel processo di liberazione della Padania. Si può anche andare allo Spielberg, ma poi alla fine i conti tornano sempre dalla parte dei popoli». Non pensa che l'intervento dei giudici, il rinvio a giudizio, possa lare paura a qualcuno tra i vostri sostenitori? «Paura dei giudici? Ma andiamo! Di Papalia? Papalia con la doppia "p"? Noi andiamo fino in fondo, sappiamo bene quali sono i rischi e i passaggi che dobbiamo affrontare. Lui fa la sua parte e noi faremo la nostra: una rivoluzione per avve¬ nire ha bisogno di qualcuno che accenda il cerino». E sarebbe il pubblico ministero Papalia? «Mi sembra evidente. Il primo passaggio l'ha dato il processo di Bergamo, quello è stato l'inizio del cambiamento, dei processi politici. Vuol dire che il meccanismo della democrazia è frantumato, quindi ci sarà quel che ci sarà». Insomma, il processo non vi preoccupa? «Ci prepariamo da anni a queste cose qui. Sapevamo che un Paese non democratico alla fine avrebbe fatto uscire la sua vera natura. Adesso facciano il processo, dipende se il Parlamento glielo permetterà. Dovrà dare l'autorizzazione, dovrà schierarsi». E in Parlamento spera in uno scambio di favori con il Polo dopo la vostra posizione sull'autorizzazione all'arresto per Previti? «Io non spero proprio in niente, spero nel processo perché la Padania ha bisogno dell'ultimo choc per liberarsi e rovesciare questo marciume. Dagli italiani non spero proprio niente». Francesco Manacorda gip di Milano lo rinvia a giudizio per aver diffamato Di Pietro in unintervisal Corriere. GENNAIO 1998. Tribunale di Bergamo: condanna a un anno di reclusione yp*;': (istigazione a delinquere) per alcune frasi pronunciate durante un comizio. ' leader del Carroccio reagda Bruxelles con parole forMaroni (nella foto piccola) Insomma, il processvi preoccupa? «Ci prepariamo da anni ste cose qui. Sapevamo Paese non democratico aavrebbe fatto uscire la sunatura. Adesso facciano cesso, dipende se il Parlaglielo permetterà. Dovrl'autorizzazione, dovrà ' leader del Carroccio reagisce da Bruxelles con parole forti Maroni (nella foto piccola)