«Processote Bossi e la Lega»

«Processote Bossi e la Lega» Tra le accuse attentato contro la Costituzione, associazione antinazionale e militare «Processote Bossi e la Lega» Verona, chiesto il rinvio per 40 militanti MILANO. «La galera? Chi fa la rivoluzione la mette sempre nel conto...». Umberto Bossi, al momento, deve contare i processi. E ieri, da Verona, l'annuncio che un altro è in arrivo: sfonda così quota cento. Il pm veronese Papalia ha chiesto il rinvio a giudizio per il segretario e altri 40 leghisti con accuse che valgono un ergastolo e mezzo. Un anno di indagini e 19 accuse che rientrano nei reati di «attentato contro l'integrità, l'indipendenza e l'unità dello Stato» (ergastolo), «attentato contro la Costituzione dello Stato» (12 anni), «associazione antinazionale» (tre anni), «associazione di carattere mihtare con scopi politici» (5 anni). Con Bossi, secondo la procura, vanno rinviati a giudizio altri 40 e tra questi gli ex ministri del governo Berlusconi Maroni, Gnutti, Speroni, Pagharini, l'ex sottosegretario Borghezio (che ha dichiarato: «Siamo prigionieri politici») e il presidente delia Liga veneta Gobbo. Indagato anche l'ex sindaco di Milano Formentini. «La rivoluzione si può organizzare anche dalla galera», dice Bossi alla «Padania». Quel che lo preoccupa è il gran numero di inchieste che stanno arrivando a processo. Fino a ieri, Matteo Brigandì, già senatore torinese, ora «Procuratore della Padania» e avvocato di fiducia di Bossi, ne contava cento. A Verona tocca ora al gip Carmine Paglica decidere se e quando rinviare a giudizio la pattuglia leghista. «Abbiamo la magistratura che attacca - ripete Bossi -. Ma io non vado in galera per ordine della magistratura, vado se me lo ordina il popolo». Bossi era tra Bruxelles e Strasburgo, ieri. Prima di partire, dopo aver annunciato un congresso straordinario per l'inizio di aprile, aveva lanciato messaggi ai suoi: potrei lasciare la segreteria, potrei decidere di abbandonare la via gandhiana, potrei consegnarmi alla magistratura. Potrebbe, o vorrebbe, sfruttare politicamente questo attacco della magistratura». Rinunciare, ad esempio, ai ricorsi in appello e finire in una cella, da marti re padano. Un'idea che sta medi tandp dal 22 gennaio scorso, da quando il Tribunale di Bergamo l'ha condannato ad un anno per aver invitato i leghisti a prendere gli indirizzi di casa e «cacciare i fascisti dalla Padania». Per Bossi è stato il primo segnale: «La rivoluzione ha molti luoghi, la si può fare anche dalla galera. E i processi h stanno facendo a me...». «E' la magistratura che si sta facendo interprete dei desideri di Scalfaro - dice Francesco Speroni -. La richiesta di rinvio a giudizio non ci stupisce». Bossi, finora, ha subito condanne per due anni e un mese: otto mesi per violazione della legge sul finanziamento dei partiti, i 200 milioni Montedison avuti da Carlo Sama; cinque mesi per diffamazione nei confronti del pm di Varese Abate; un anno dal tribunale di Bergamo per il «cacciate i fascisti». In arrivo ha processi a Tolmezzo per «istigazione a delinquere», a Padova per minacce alla magistratura durante la tre giorni sul Po del settembre '96; a Venezia per vilipendio della bandiera italiana; a Milano per diffamazione nei confronti di Antonio Di Pietro. Ma l'inchiesta più corposa è questa di Papalia, e anche Bossi con tutta probabilità avrà il suo processo di Verona. «Tutti processi di regime», dice Bossi. «E se il mio movimento lo vuole, sono pronto alla galera». Oggi pomeriggio Bossi sfilerà a Genova, fiaccolata di protesta. Per domani pomeriggio sono annuncia¬ ti corteo e comizio a Bergamo. «Facciamo appello a tutti i rittadini liberi - è l'invito di Roberto Maroni - affinché si uniscano ai militanti della Lega per manifestare con fermezza la volontà di opporsi alla repressione fascista dello Stato italiano»: «Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana si fa un processo politico ad un partito dell'oppo¬ sizione usando reati inventati da Mussolini. Non è capitato al msi, non è capitato ai monarchici, capita oggi a noi». La Lega promette battaglia. «Siamo pronti: trasformeremo questo processo in un processo al codice Rocco, ai reati di stampo fascista e ai magistrati come Papalia che vogliono cancellare la libertà di espressione del pensiero...», (r. m.] Diciannove i reati contestati dopo un anno di indagini Fra gli indagati dalla procura c'è anche l'ex sindaco di Milano Marco Formentini TUTTE LE «SPINE» DI UMBERTO OTTOBRE 1995. Inchiesta Enimont. Condanna a 8 mesi per violazione della legge sul finanziamento (confermata in appello nel giugno '97). NOVEMBRE 199S. Tribunale di Brescia: condanna a 5 mesi per diffamazione pluriaggravata verso il pm Abate. MAGGIO 1996. Iscrizione nel registro degli indagati a Vicenza (attentato alla Costituzione) per le dichiarazioni sulla secessione - doppia richiesta di autorizzazione a procedere dai gip di Tolmezzo e Bergamo per istigazione a delinquere, diffamazione, minaccia, attentato contro i diritti politici del cittadino. SETTEMBRE 1996. Doppia iscrizione nel registro degli indagati: a Padova per minacce alla magistratura in un comizio; a Mantova per la «tre giorni» leghista. SETTEMBRE 1997. E' indagato dalla procura circondariale di Venezia per il reato di vilipendio della bandiera nazionale. OTTOBRE 1997. E' indagato (attentato alia Costituzione) per le manifestazioni leghiste di Venezia: gli atti sono trasmessi alla Procura di Verona - il gip di Milano lo rinvia a giudizio per aver diffamato Di Pietro in un'intervista al Corriere. GENNAIO 1998. Tribunale di Bergamo: condanna a un anno di reclusione yp*;': (istigazione a delinquere) per alcune frasi pronunciate durante un comizio. ■ ■■«imi»»-