Kohl: faremo tutti i compiti a casa di Stefano Lepri
Kohl: faremo tutti i compiti a casa Kohl: faremo tutti i compiti a casa Ma alla Bundesbank frenano sull'Italia nell'Eurobanca DAVOS DALL'INVIATO Davvero con l'Italia dentro l'Euro avremo tassi di interesse più alti per tutti? «No, non sono in grado di dirlo» risponde in un corridoio Horst Siebert, l'economista consigliere del governo tedesco che l'anno scorso, in questo stesso luogo, aveva detto «l'Italia no». Nulla, diplomazia assoluta su questa che è in Germania la paura principale, l'Euro debole, denaro più caro che con il marco. Siebert si limita ad ammettere che «è possibile» che i tassi sull'Euro siano un poco più alti che sul marco. Intanto è il cancelliere Helmut Kohl che sta parlando dal podio, diplomatico e vago quanto nella sua visita a Roma. Racconta solo, lasciandosi andare un momento, la storiella che gli è cara sui tedeschi e l'Italia. Non è la prima volta che la ripete. Ben dieci degli ottanta milioni di tedeschi passano le vacanze in Italia, dice Kohl. Una volta tornati a Nord del Brennero, si lamentano che in Itaha c'è confusione, che nulla funziona, e così via; però poi l'anno dopo rifanno lì le vacanze. Insomma quella tra i due popoli è una relazione conflittuale, ma va avanti. Nella parte ufficiale del discorso, il cancelliere ripete la frase sui «compiti a casa» che gli Stati aspiranti devono fare per essere ammessi alla moneta unica. A Ro- mano Prodi non era piaciuta. Lui ora precisa: «Tutti li dobbiamo fare». Che poi la Germania stia molto attenta ai compiti dell'Italia, è inutile negarlo. «Proprio ieri a Bonn ho discusso con Kohl e Waigel dei residui passivi nel bilancio italiano» confida Siebert. Evidentemente non sono bastate le spiegazioni che il sottosegretario al Tesoro Piero Giarda era andato apposta a Bonn per dare, un paio di settimane fa. Forse in Germania si teme, come ha scritto la Frankfurter Allgemeine, che in futuro, con un ministro del Tesoro diverso da Ciampi, il rubinetto delle «autorizzazioni di spesa» torni ad aprirsi. O semplicemente le procedure italiane di bilancio, uniche al mondo, sono troppo contorte e astruse perché i tedeschi smettano di diffidare. Comunque l'Italia ha fatto grandi sforzi e il clima politico nei suoi confronti è cambiato, ammette Siebert, uno dei «cinque saggi» consultati dal governo tedesco. La formula di Kohl, nell'aprire la riunione annuale del World Economie Forum, è rituale: «Ogni specu¬ lazione su quali saranno i membri dell'unione monetaria è superflua». L'impressione generale resta la solita: l'Italia entrerà, ma ha ancora molto da sudare. Ieri l'ala euroscettica della Bundesbank, con una dichiarazione di Helmut Schieber, si è spostata su una linea di difesa più arretrata: «E' meglio che i membri del direttorio della Banca centrale europea siano espressi dai Paesi più stabili», non dall'Italia dunque. Sullo sfondo c'è la crisi dell'Asia, di cui si parlerà molto qui a Davos, nel convegno che un giornale tedesco ha definito «la più grande occasione mondiale per lo scambio di idee e di biglietti da visita». Nonostante i grossi rischi che corrono le loro banche, i tedeschi non sembrano troppo pessimisti. Kohl promette ugualmente per il '98 una crescita «tra il 2,5% e il 3%»; gli economisti presenti propendono verso la più bassa del due cifre, ma non vanno oltre. Anzi la crisi asiatica sta avendo un effetto distensivo sui tassi di interesse; la Bundesbank sembra orientata a non toccare i tassi ancora per un bel po', cosa che svelenisce il dibattito sull'Euro. «Ma smettete di starli a sentire, questi tedeschi - esclama con i giornalisti itahani l'economista Ruediger Dornbusch, che veramente sarebbe tedesco anche lui ma è ormai completamente americanizzato - e non comportatevi in modo nevrotico. Vi preoccupate dell'Olanda; ma guardate la carta geografica: dov'è l'Olanda? L'Italia entrerà certamente nell'Unione monetaria. Ormai non possono tenerla fuori, sarebbe un disastro per tutti. Certo se rimanesse fuori l'Italia sarebbe presa d'assalto dalla speculazione e finirebbe come certi Paesi del Sud-Est asiatico; ma non succederà». Stefano Lepri A Bonn non escludono per noi tassi più alti di quelli sul marco Dornbusch: «Smettete di sentire i tedeschi L'Olanda? Ma dov'è?» ti cancelliere tedesco Helmut Kohl
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