I media si processano di Andrea Di Robilant

I media si processano I media si processano Una settimana di scoop smentiti IL CASO MEACULPA ÌH DB RETTA TV U WASHINGTON N agente segreto conferma di aver sorpreso il Presidente Clinton e Monica Lewinsky in circostanze intime». Così titolava il «Dallas Morning News» nella sua prima edizione di martedì. La notizia si diffuse subito su Internet, venne raccolta da agenzie di stampa e telegiornali. E nel giro di poche ore rimbombava nella capitale, negli Stati Uniti, nel mondo intero. Prima di mezzanotte il quotidiano texano faceva saltare l'articolo dalla sua edizione su Internet e dalle edizioni successive su carta stampata. Motivo: la fonte aveva ritrattato. Ma ormai la notizia era esplosa, e ci sarebbero volute altre 24 ore per mettere a posto i cocci. La Casa Bianca ha subito denunciato l'episodio, e ne ha approfittato per puntare un dito accusatorio contro i media in generale per la sciatteria un po' isterica con cui hanno coperto lo scandalo Lewinsky - soprattutto nei primissimi giorni, quando le accuse più luride vo- lavano incontrollate su Washington. Ora sono gli stessi media che prendono spunto dalla storia del «Dallas Morning News» per fare una sorta di mea culpa. La tensione sulla vicenda Lewinsky è calata un pochino, ed ecco quotidiani e telegiornali girare i riflettori su loro stessi. «I media nel mirino dei media»: è l'ultima, esplosiva novità. Le «bufale» di questi giorni non sono state poche. Ma sono state ripetute così tante volte, che fanno parte ormai della «verità acquisita». Ad esempio, il sito Internet di Matt Drudge - che alcuni considerano alla stregua di una «fogna virtuale» - rivelò per primo la settimana scorsa l'esistenza di un capo d'abbigliamento con tracce di sperma del Presidente che avrebbe permesso di incastrare Clinton attraverso l'analisi del Dna. Ieri l'avvocato della Lewinsky, William Ginsburg, ha detto di non saperne niente, che sono stati sequestrati vestiti della sua cliente ma che non c'era alcuna traccia di alcunché. Alla fine della settimana scorsa il «Washington Post» sparò la notizia che il presidente Clinton era pronto ad ammettere di aver avuto una relazione platonica con la Lewinsky. Il giorno dopo l'autore dello scoop è stato pubblicamente sbugiardato dal portavoce della Casa Bianca, Mike McCurry. Altra notizia che ha fatto il giro del mondo ma non è mai stata confermata: una registrazione in cui il Presidente faceva sesso telefonico con la Lewinsky. Ieri l'avvocato Ginsburg, che ha avuto modo di sentire i nastri, ha detto che nessuno contiene conversazioni erotiche del Presidente. Si è detto che «un'altra testi¬ mone sta per uscire da dietro le tende della Casa Bianca», e finora le tende sono rimaste chiuse. Si è anche detto che all'interno della Casa Bianca, nel momento più buio della crisi, l'entourage del Presidente aveva discusso apertamente le sue dimissioni - cosa che è stata successivamente smentita nel modo più assoluto. Così la Cnn ha deciso di tenere un «processo in diretta» mercoledì notte in cui i media e non più il Presidente erano sul banco degli accusati. La spiegazione più frequente circa il peggioramente degli standard: l'esplosione dei media (notiziari on line, via cavo, telegiornali 24 ore su 24, ecc.), che ha moltiplicato pressione e competitività tra i giornalisti. Nel frattempo, dall'opinione pubblica arriva un invito a rallentare la corsa: il 55 per cento degli americani, secondo un sondaggio della Cnn, è convinto che i media «stanno esagerando». Andrea di Robilant Monica Lewinsky cori un avvocato: un'accusatrice sempre meno credibile

Luoghi citati: Stati Uniti, Washington