Monica e Bill, giallo della visita di Natale

Monica e Bill, giallo della visita di Natale Clinton le avrebbe suggerito: «Di' al procuratore che venivi qui a trovare la mia segretaria» Monica e Bill, giallo della visita di Natale Testimoni videro la stagista alla Casa Bianca un mese fa WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Monica Lewinsky si recò alla Casa Bianca il 28 dicembre scorso, anche se non lavorava più lì come stagista da molti mesi. La notizia è stata pubblicata ieri dal New York Times, e ernesta volta è stata confermata da diverse fonti. Il portavoce della Gasa Bianca Mike McCurry, pressato dai cronisti al suo briefing quotidiano, non ha potuto smentirla. La rivelazione viene giudicata importante perché per la prima volta i media nel mirino da diversi giorni per aver pubblicato notizie poi rivelatesi infondate sono ora in possesso di un'informazione confermata da più fonti che per di più non viene dall'ufficio del procuratore Starr, Non c'è ancora alcuna certezza che la Lewinsky e il Presidente si siano effettivamente incontrati in quell'occasione. Lo sostiene la ragazza, la quale aggiunge - sempre stando al quotidiano newyorchese - che Clinton le suggerì di giustificare le sue visite alla Casa Bianca sostenendo che era venuta a trovare la segretaria del Presidente, Betty Currie (la quale ha deposto sotto giuramento martedì). Non solo. Pare che il Presidente le avesse suggerito di recarsi a New York per evitare di essere chiamata a testimoniare nell'ambito delle indagini preliminari nel. caso Paula Jones. L'amico di Clinton, Vernon Jordan, si era allora adoperato per trovarle un lavoro all'American Express. Ma alla fine di dicembre la multinazionale con sede a New York decise di non darle il lavoro. E secondo la Lewinsky Clinton l'avrebbe rassicurata nell'incontro alla Casa Bianca il 28 dicembre promettendole una sistemazione. Le avrebbe anche detto (fonte Cnn) di rispondere in modo evasivo alle domande degli inquirenti sul loro rapporto. Questi nuovi elementi sono emersi ieri mentre le trattative della Lewinsky e del suo legale per ottenere l'immunità in cambio di una piena collaborazione stavano naufragando. William Ginsburg, l'avvocato che rappresenta la ragazza, si è finalmente incontrato faccia a faccia ieri mattina con il procuratore Starr. Ma l'incontro è durato meno di un'ora e all'uscita Ginsburg era scuro in volto. Ha detto: «L'unico sviluppo è che mi sto preparando a difendere la mia cliente». E lì per lì non era chiaro se Ginsburg fosse all'ultimo bluff di questa interminabile partita oppure se le trattative erano davvero ad una impasse insuperabile. Certo è che se davvero la Lewinsky non otterrà l'immunità, la Casa Bianca potrà tirare un sospiro di sollievo. Perché in tal caso la ragazza Ginsburg l'ha ripetuto più volte - confermerà quanto ha detto sotto giuramento. E cioè che non ha mai avuto una relazione sessuale con il Presidente. Negli ultimi giorni la credibilità della Lewinsky è stata sistematicamente minata dal- le dichiarazioni di persone che hanno avuto a che fare con lei in passato. Ed è possibile che agli occhi del procuratore Starr il suo valore come teste sia molto diminuito. Fonti vicine al procuratore hanno detto che che nel caso la Lewinsky collaborasse sarebbe comunque necessario farle un test della verità. Nel frattempo Starr ha chiesto ieri al giudice Susan Webber Right a Little Rock (Arkansas) di bloccare le indagini preliminari sul caso Jo- nes perché a suo avviso gli interrogatori si stanno incrociando e intralciano il suo lavoro. Il procuratore sta anche cercando di ottenere la collaborazione di alcuni agenti di sicurezza che lavoravano alla Casa Bianca durante il presunto rapporto tra il Presidente e la Lewinsky. Ma questa sua richiesta ha scatenato polemiche negli ambienti delle guardie del corpo federali (dipendono dal Tesoro), perché rischia di creare un precedente pericoloso. L'assoluta fiducia del Presidente nelle sue guardie del corpo è una condizione sine qua non per il buon funzionamento del servizio di protezione. Ieri era attesa anche la deposizione-chiave di Vernon Jordan, l'amico del Presidente che si diede da fare per trovare un lavoro alla Lewinsky. Quando fallì il tentativo con American Express a fine dicembre, Jordan tornò all'attacco con la Revlon, di cui è uno dei direttori. E la Revlon trovò un lavoro per la ragazza nel settore delle relazioni esterne (da allora ha ritirato l'offerta). Fu sempre Jordan, il 7 gennaio scorso, a portare la Lewinsky da un avvocato di fiducia affinché facesse una dichiarazione giurata negando di aver mai avuto una relazione sessuale con il Presidente. [a. d. r.] Scontro sulla richiesta di Starr di interrogare le guardie del corpo Più difficile che la ragazza accetti di deporre In tal caso dovrà affrontare la macchina della verità ..?.;S-:S. Sii:.::.: .,;M. Clinton all'Università dell'lllinois, dove è stato accolto in trionfo, e Vernon Jordan

Luoghi citati: Arkansas, Little Rock, New York, Washington