I genitori: «Abbiamo scelto la vita»

I genitori: «Abbiamo scelto la vita» I genitori: «Abbiamo scelto la vita» «Adesso chiediamo soltanto un po9 di tranquillità» HSSOSSSfflfHfècK*? LE LACRIME DI LUCA ESANDRA ATORINO DESSO Luca piange, gli occhi bassi sulle righe scritte a mano per raccontare ai giornalisti, a tutti, i mesi di- angoscia, i giorni della speranza, la vogha di normalità umiliata da microfoni e riflettori. Piange, e non è solo la disperazione di un padre che ha visto morire un figlio. Qui, negh uffici della parrocchia Santissima Trinità di Nichelino dove l'ultimo sole entra a fatica, dolore e tensione si mescolano e rendono più difficili, quasi più vuote le parole. «Abbiamo scelto la vita, nonostante la malformazione del bambino non lasciasse spiragli di speranza. Eravamo disposti a tutto, anche ai rischi che una simile gravidanza poteva avere per una mamma. Con il passare dei mesi pensammo che la morte del nostro bimbo avrebbe potuto salvare la vita ad un altro povero Gabriele. Ora chiediamo solo di tornare ad una vita normale, vicini a Lucia, la nostra primogenita e alla comunità che ci ha sostenuto con le preghiere. Proviamo un grandissimo dolore, ma anche tanta gioia per quel cuoricino che potrà far vivere un altro bambino. E' la nostra fede a unire sentimenti così opposti». Sandra gh è accanto, impietrita, gli occhi vigili a controllare che nessuna telecamera, nessuna macchina fotografica rubi questi momenti lunghi una vita. Allontana con un gesto l'operatore più indiscreto, a tutti implora soltanto un po' di pace. Vicino a loro, don Paolo Gariglio, il padre spirituale che ha prestato i locali della parrocchia per questo incontro, e padre Giordano Muraro, il teologo che ha fondato «Punto Familia», un centro di formazione e consulenza per coppie e giovani madri. Sono le quattro del pomeriggio. Tra poche ore, forse pochi minuti, un medico emetterà l'ultima, scontata sentenza sulla storia di Gabriele. Il cuore del piccolo darà la vita a un altro bambino, il suo calvario, e il sacrificio dei genitori, non sono stati inutili. Luca e Sandra avevano saputo la verità mercoledì pomeriggio. E il loro primo pensiero era corso a don Gariglio, in montagna con i suoi ragazzi per gh esercizi spirituali. Lo hanno raggiunto con una telefonata a Chàteau Beaulard, vicino a Bardonecchia, nella casa alpina dove hanno trascorso momenti sereni. «Don, abbiamo bisogno di pregare. Adesso dobbiamo affrontare le ore più dure, vogliamo prepararci». E don Paolo li ha invitati a raggiungerlo: «Sono arrivati per cena - racconta -. Poi abbiamo vissuto un "Getsemani" per accompagnarli nel loro sacrificio». Spiega: «Il Getsemani è l'orto in cui i discepoli pregarono con il Cristo nelle ore precedenti la crocifissione. Gesù stava per sacrificare se stesso. Il sacrificio di Sandra e Luca è stato quello di abbandonarsi nelle mani della Provvidenza. Noi, come i discepoli, abbiamo pregato con loro nel momento di dolore più in¬ tenso». ((Avevano bisogno di riposo continua il sacerdote - e li ho mandati a dormire presto. I ragazzi ed io abbiamo continuato la veglia». Dopo notti insonni, Sandra e Luca hanno avuto una tregua. Ieri mattma presto, insieme al loro «don», sono tornati a Torino: direttamente al Regina Margherita, il grande ospedale per i piccoli malati. E lì hanno acconsentito all'espianto degli organi, firmando i moduli riempiti dai medici. Ora Luca torna a quel momento così vicino, e ai tanti che lo hanno preceduto: «La de- cisione di non abortire è legata alla nostre! fede. L'idea di donare gli organi è stata un passo successivo: abbiamo pregato perché fosse realizzabile, per salvare un altro bimbo sfortunato». Ce l'hanno fatta. Ma Sandra e Luca hanno anche dovuto mettere in conto i titoli dei giornali, l'assedio di telecamere e fotografi, le inevitabili polemiche. Adesso è finita. Papà e mamma se ne vanno come sono arrivati, infagottati nei loro cappotti, mano nella mano. Vanno a cercare il sorriso della piccola Lucia, sette anni, il loro angelo che in tutti questi giorni hanno protetto con tenace fermezza. Don Gariglio ha le lacrime agli occhi: «Sono due persone meravigliose, le gemme della nostra comunità». Il sacerdote mostra una lettera del Papa, scritta a Sandra dal segretario pontificio: «Il Sommo Pontefice la incoraggia a perseverare nell'accettazione generosa dei disegni di Dio e, mentre assicura un ricordo all'altare, di cuore imparte a lei e a quanti le sono cari la confortatrice benedizione apostolica». E' datata 27 agosto 1997: Sandra aveva scritto a Giovanni Paolo II poche settimane prima. Don Giordano Muraro ricorda: «Per chi cresce nella fede cristiana non c'è amore più grande che donare la vita per gli altri. Sandra era iscritta all'Aido, l'associazione per la donazione degh organi, già dal '92. Il dono della vita per un cristiano non è una scelta strumentale, ma un naturale gesto d'amore». Il funerale di Gabriele sarà celebrato sabato pomeriggio nella chiesa della Santissima Trinità. Ma non si tratterà di una messa di suffragio, in cui il sacerdote chiede perdono dei peccati. «Gabriele non ha conosciuto il male. E' nato e ha ricevuto il battesimo, il dono dello Spirito Santo. La sua morte ha offerto mia nuova speranza di vita. A noi, qui, non resta che dire grazie al Signore». Carlotta Oddone «Abbiamo pregato perché gli organi potessero essere donati» La commozione dell'amico sacerdote «Sono due persone meravigliose» 1Quando l'elettroencefalogramma è piatto, O Durante il periodo di non esiste più alcun riflesso e il paziente vengono effettuati 3 i smette di respirare autonomamente scattano le 24 ore • (6 per gli adulti) di osservazione. Durante il periodo di. osservazione vengono effettuati 3 accertamenti per verificare.che la funzionalità degli òrgani non sia compromessa. 3La «prova di apnea» è l'ultima • A L'espianto e possibile operazione prima dell'espianto: " soltanto allo scadere delle al paziente, intubato, viene tolto 24 ore di osservazione., I il respiratore per verificare che medici prelevano gli organi, non riprenda a respirare. che devono essere trapiantati entro poche ore. s 5Nel più breve tempo possibile, gli organi espiantati vengono portati nell'ospedale di destinazione, dove il paziente attende già in camera operatoria. Per il cuore il tempo massima di attesa è di tre ore, CINQUE FASI PER L'ESPIANTO

Persone citate: Aido, Carlotta Oddone, Di Luca, Gariglio, Gesù, Giordano Muraro, Giovanni Paolo Ii

Luoghi citati: Bardonecchia, Nichelino, Torino