IL CORTO CIRCUITO di Sergio Romano
IL CORTO CIRCUITO DALLA PRIMA PAGINA IL CORTO CIRCUITO modo incivile e spesso illegale, non può essere liquidata come la personale bizzarria di un leader politico. Il leader della Lega esprime il disagio, le richieste e le frustrazioni di alcuni settori dell'opinione pubblica settentrionale. A queste richieste e frustrazioni la classe politica nazionale ha dato sinora risposte timide, evasive, conservatrici e insoddisfacenti. Ne abbiamo la prova ogni qualvolta gli italiani del Nord sono chiamati alle urne e riservano alla Lega una parte consistente dei loro voti. Considerata in questa prospettiva l'iniziativa della Procura di Verona diventa obiettivamente la soluzione giudiziaria di un problema politico. Ripeto: il procuratore Papalia ha probabilmente ragione. Ma in mancanza di una forte iniziativa federalista o autonomista, la sua richiesta di rinvio a giudizio, indipendentemente dalle sue intenzioni, è un'invasione di campo. Un'altra invasione di campo e quella che si è verificata nell'aula magna del Palazzo di Giustizia di Roma. Conosciamo le opinioni dell'Associazione nazionale magistrati sulla bozza Boato e sul progetto della Bicamerale. Personalmente non credo alla hceità costituzionale e civile dei sindacati della magistratura, ma so di essere in minoranza e non oso contestare il loro diritto di prendere la parola collegialmente contro un progetto che li concerne. Ma il corto circuito fra politica e giustizia si verifica nel momento in cui il Capo dello Stato, alla fine della cerimonia, dichiara di condividere interamente - «anche nei particolari» - la critica relazione di Elena Paciotti. In altri tempi Scalfaro aveva manifestato il suo rispetto per il Parlamento. Non volle sciogliere le Camere alla fine del 1994 perché era convinto che esistesse in Parlamento una diversa maggioranza. Non volle esprimersi sul problema deU'amnistia perché sostenne che ogni decisione in materia spetta al Parlamento della Repubblica. Ma oggi, nel momento in cui il Parlamento si appresta a diventare «costituente», il Capo dello Stato abbandona improvvisamente ogni riserva e getta il suo peso sul piatto della magistratura. Posso facilmente immaginare ciò che si dirà della sua' iniziativa nei prossimi giorni. Qualcuno sosterrà che Scalfaro vuole fare dal Quirinale ciò che Antonio Di Pietro sta facendo come senatore della Repubblica e diventare così il leader rispettabile del giustizialismo italiano. Qualcuno sosterrà che vuole governare e pilotare la crisi verso i traguardi che gh paiono più opportuni o convenienti. Su questi «processi alle intenzioni» non mi pronuncio. Mi limito a osservare che gh interventi arbitrali del Presidente della Repubblica sono utili e necessari quando i meccanismi del rinnovamento si sono inceppati. In questo caso abbiamo ima Commissione bicamerale, un progetto di riforma costituzionale, un Parlamento che dovrà discuterne, associazioni di categoria che non paiono né timide né reticenti, e alla fine della strada, probabilmente, un referendum popolare sulla nuova Costituzione. E' difficile sostenere che i meccanismi, in questo caso, siano inceppati e richiedano l'intervento dell'arbitro. E quando non ha nulla da dire, il buon arbitro, generalmente, tace. Sergio Romano
Persone citate: Antonio Di Pietro, Boato, Elena Paciotti, Papalia, Scalfaro
Luoghi citati: Roma
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