D'Adamo: «lo un Giuda? Se è così dico cose vere»

D'Adamo: «lo un Giuda? Se è così dico cose vere» L'avvocato Lucibello attacca l'imprenditore D'Adamo: «lo un Giuda? Se è così dico cose vere» BRESCIA. Verbale dopo verbale, l'imprenditore Antonio D'Adamo continua a confermare le sue accuse contro Antonio Di Pietro, Pierfrancesco Pacini Battaglia e Giuseppe Lucibello. «Quell'uomo è un Giuda, mi rammarico di non averlo capito prima», spara a zero Lucibello. E D'Adamo: «Non sono un ragno, se qualcuno dice che sono un Giuda, vuol dire che le cose che dico sono vere». Non parla il senatore Di Pietro, che se ne va da una porta laterale. Lo fa, invece, il suo difensore, Massimo Dinoia. Giura: «Adesso finalmente si comincia a capire la tela del ragno. Quello di D'Adamo è un racconto contraddittorio, c'è una diversità di versioni tra quello che dice oggi in aula e quello che ha messo a verbale la scorsa estate». Il riferimento è a quelle 60 ore di interrogatorio di D'Adamo, davanti a Bonfigli, Chiappani e Piantoni, i magistrati bresciani che da anni sono alle prese con Antonio D'Adamo questo affaire infinito. Anche per loro, ha uno schiaffo Dinoia: «I magistrati devono continuamente fare contestazioni a D'Adamo, non riescono più a tenere le fila, D'Adamo ha poca memoria». Nell'udienza di ieri, a porte chiuse, si è parlato soprattutto dei rapporti con Berlusconi. E Dinoia, ha gioco nel ricordare una vicenda di mihardi, aiuti e pressioni: «Quando era in carica, il presidente del Consiglio Berlusconi fece pressioni sulla Comit per far ottenere 12 mihardi a D'Adamo. Come garanzia vennero portate le azioni per 9 mihardi di Pacini». [f. poi.] Antonio D'Adamo

Luoghi citati: Brescia