Partita a scacchi nell'Ulivo

Partita a scacchi nell'Ulivo Partita a scacchi nell'Ulivo E Prodi è costretto a fare il mediatore □NUTILE provare a replicare che la storia del servizio pubblico targato de è pervasa dalla filosofia dell'«occupa posto»: prima tra correnti democristiane; più tardi, tra partiti del pentapartito. «Non è vero - interrompe De Mita pescando nei ricordi - la Rai di Bernabei non era così. Era un'azienda pluralista. Gli uomini Rai di sinistra nacquero in quel periodo. Poi ci furono le degenerazioni, la logica delle persone e delle fette di potere. Ma per parlare di oggi io penso che un Gr o un Tg non debbano essere la voce del governo. Dovrebbero essere un servizio pubblico. Ad esempio, per quale motivo in un Tg di Stato bisogna sentire per sette volte la stessa notizia solo per accontentare tutti i partiti? Anche mia moglie si incavola per cose del genere. Oppure come si fa a dare la visita del Papa a Cuba come settima notizia? Dovrebbe essere la copertina del giorno. Mentre è sbagliato fare un servizio ogni volta che il Papa visita una parrocchia...». Punti di vista de, o di post-dc. Dietro l'angolo, sulla scalinata che porta all'ufficio del presidente della Camera Luciano Violante, c'è proprio il convitato di pietra del discorso di De Mita, cioè Massimo D'Aleina. Per colpa della Rai ieri il segretario del pds ha salito quei gradini una, due, tre volte, per conoscere le ultime mosse della partita a scacchi tra le due anime dell'Ulivo che si contendono il potere ir* questo Paese. «Ah! De Mita si lamenta per questo modo di l'are ironizza -, proprio loro che hanno sempre fatto così... Comunque, non capisco questo discorso. Che vogliono dire, che Anselmi è un uomo del pds? Come se la storia di Anselmi non fosse conosciuta... Come si fa a dire che è un uomo del pds proprio non lo so. Ma, soprattutto, non capisco dove vogliano arrivare con questo discorso...». Il braccio di ferro sulla Rai tra popolari e pidiessini è stato un tormentone tragico per la Tv di Stato. Si sono susseguiti accordi che subito dopo, per un motivo o per un altro, sono stati rimessi in discussione. Fino a ieri quando è uscito fuori un cda in cui si sono rivisti personaggi di un certo mondo Rai come Roberto Zaccaria, il prossimo presidente, da sempre esperto per questi problemi della sinistra de, e Stefano Balassone, numero due di Guglielmi, profeta televisvo del pei. D'Alema, poi, dovrebbe strappare quello che più gli preme, la direzione generale per Pierluigi Celh; uomo di confine, un ex-democristiano che piace al segretario del pds per i tagli che ha fatto da direttore del personale nella Rai dei professori, quella di Demattè. Ma per tirare fuori questi nomi post-dc e 'post-pci hanno litigato per giorni. E hanno fatto vittime illustri come Giulio Angelini, direttore dell'Ansa con una splendida carriera alle spalle, che è stato sul punto di diventare presidente della Rai. E' andato avanti per giorni un marchingegno che si è trasformato in un vero tritacarne: da Montecitorio, da Violante, dal pds, o, per intenderci, dall'anima sinistra dell'Ulivo veniva proposto un nome; sull'altro versante, cioè da Palazzo Madama, da Mancino, dal ppi, per essere più chiari, dall'anima centrista della coalizione di governo, arrivava prima un mezzo sì, che con il trascorrere delle ore si trasformava sempre più. in un «no». Un no che, riproponendo la vecchia liturgia de, non era mai diretto, ma proveniva da una delle tante galassie di quello che una volta era il mondo democristiano. Con Anselmi è andata proprio così. Sul suo nome prima è venuto fuori il dissenso dei vescovi, del cardinale Camillo Ruini. In un primo tempo condito da numeri (è stato fatto presente che il 30% degli introiti Rai dei prossimi due anni è frutto degli accordi con la Tv vaticana per u Giubileo); e poi da una serie di «voci», messe in giro per logorarne la candidatura. Per due giorni il nome di Anselmi ha ballato. Poi, quando sembrava tutto a posto, è scoppiata l'altra grana: «Io - è stato il messaggio che Mancino ha fatto recapitare a Montecitorio - non ho nulla contro Anselmi, ma visto che lo indica il pds se lo deve anche caricare». Un discorso per introdurre l'argomento principale: se il Presidente è del pds, è ovvio che il direttore generale deve essere cattolico, cioè di Prodi o del ppi. Di fatto, era la premessa per far rientrare dalla finestra quello che il pds aveva fatto uscire dalla finestra: cioè Franco Iseppi di cui a Botteghe Oscure non vogliono più sentir parlare. Si è andati avanti con questa commedia fino a ieri sera. Ora diranno di no, smentiranno ma il ppi, Prodi o Mancino - o uno dei tre - hanno ritentato l'operazione che aveva bruciato Anselmi con l'u - .no del pds per la direzione generale: Celli. L'accordo per l'accoppiata Zaccaria-Celli era pronto già dall'altra sera, frutto di un'intesa telefonica tra D'Alema e Franco Marini. Poi, nella giornata di ieri, è saltato fuori il solito intoppo. Qualcuno ha immaginato di far fuori Celh usando Tiri al posto della Chiesa. Proprio Tiri - cioè il gruppo che da sempre è nella mani della de (per sette anni anche la casa di Prodi) - ha fatto sapere che la nomina di Celh non era gradita visto che l'ex-dirigente Rai era stato addirittura licenziato dall'azienda. Altro braccio di ferro. Altro scontro a distanza. Altra arrabbiatura di D'Alema. C'è voluto un vertice ieri sera tra Prodi, Mancino e Violante per evitare che anche quest'intesa saltasse (il premier è intervento personalmente sull'Iri). Alla fine il nuovo cda è stato varato. Zeppo di cattolici di sinistra con un passato in Rai: un modo per accontentare insieme il ppi, Prodi, D'Alema, la Chiesa e mamma Rai. Era una soluzione nelle cose per l'azienda di viale Mazzini, un'azienda dove i partiti si moltiplicano: oltre agli ex-dc, agli ex-pci, lì c'è sempre il partito Rai, quello che non vuole cambiare niente. La sola novità è che dopo quarant'anni, per la prima volta, il direttore generale, Celh, non è un democristiano. Pardon, non lo è più, visto che lo è stato in passato. Ma per l'immobilismo Rai un ex-dc che piace a D'Alema è una piccola rivoluzione. Tutto a posto, quindi, fino alla prossima guerriglia, quella che precederà 2 prossimo scontro. Ma questa gente non è come Siciliano, c'è abituata: sono persone che sono nate nella giungla di viale Mazzini, o l'hanno frequentata. Tant'è che in questi giorni, conoscendo quanto siano volubili le cose in Rai, hanno sempre smentito di essere in corsa. «Io - ha ripetuto Celh - in quella confusione non ci vado». Mentre, ancora ieri sera, Zaccaria da buon de faceva lo gnorri. «Nessuno mi ha contattato - spiegava -, ho l'Università. Però, a me la Rai mi piace...». Augusto Minzolini De Mita: «Credo che i vertici dell'azienda andrebbero scelti in modo neutrale» D'Alema: proprio gli ex democristiani adesso fanno queste prediche Partita a scaE Prodi è costrettoIl segretario del pds Massimo D'Alema (foto qui accanto) e, in alto, Prodi Celh; uomo di confine, un ex-democristiano che piace al segretario del pds per i tagli che ha fatto da direttore del personale nella Rai dei professori, quella di Demattè. Ma per tirare fuori questi nomi post-dc e 'post-pci hanno litigato per giorni. E hanno fatto vittime illustri come Giulio Angelini, direttore dell'Ansa con una splendida carriera alle spalle, che è stato sul punto di diventare presidente della Rai. E' andato avanti per giorni un marchingegno che si è trasformato in un vero tritacarne: da Montecitorio, da Violante, dal pds, Il segretario del pds Massimo D'Alema (foto qui accanto) e, in alto, Prodi

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